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Il Carnevale Boliviano, Patrimonio immateriale dell’umanità, approda a Roma

Il Carnevale Boliviano, Patrimonio immateriale dell’umanità, approda a Roma
Febbraio 28
09:44 2023

Il Carnevale Boliviano, Patrimonio immateriale dell’umanità, approda a Roma con i suoi Simbolismi e la sua spettacolarità

In alto, immagini laterali, l’Ambasciatrice Sonia Silvia Brito Sandoval, in basso, con il copricapo azzurro, S.E. Teresa Susana Subieta Serrano

 Domenica 26 febbraio 2023 dalle ore 9,00, l’Ambasciata dello Stato Plurinazionale della Bolivia e il Comitato Organizzatore della Comunità Boliviana, hanno celebrato – nella suggestiva cornice dei Fori imperiali -, il Carnevale Boliviano.

Alla Manifestazione che voleva essere una Replica del Carnevale di Oruro-Bolivia – in un formato campione ridotto –, dichiarato dall’UNESCO Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità, una tradizione antica che risale a circa duemila anni fa, erano presenti l’Ambasciatrice della Bolivia a Roma Sonia Silvia Brito Sandoval e, vestita con l’abito originale del suo paese, con copricapo e colore azzurro, S.E. Teresa Susana Subieta Serrano, Ambasciatrice boliviana a Roma presso la Santa Sede.

È chiaro che gli spettacoli simbolici e i combattimenti dell’acqua dell’Oruro Carnaval  hanno altre dimensioni perché sono eseguiti da oltre trentamila ballerini e cantanti in costume, che si muovono attraverso un percorso di bel 4 km allo scopo di celebrare la Messa della Vergine della Candela.

Questo evento straordinario è senza dubbio la manifestazione più grande e più famosa della Bolivia, in grado di attrarre, ogni anno, circa 400 mila persone. Tutti questi interpreti che si muovono a passo di danza non fanno altro che rievocare la lotta tra il Bene e il Male, dove naturalmente il Bene trionfa: schiere di Arcangeli e Santi sapientemente si mischiano con la Dea della Terra, Pachamama – che per gli indios è una dea generosa e benevola, proprio come la Vergine del Socavón, protettrice della città -, e con il diavolo, chiamato Supay.

E questa rappresentazione dura quasi una settimana: per almeno 4 giorni ci sono danze e divertimento che culmina nella giornata finale con una gigantesca battaglia d’acqua, a cui i turisti devono stare attenti se non vogliono tornare a casa fradici. La processione è coloratissima, movimentata, accompagnata dalla musica e dalle danze tradizionali e si ripete da circa duemila anni. Allo stato attuale riflette sia le antiche tradizioni aymara e chechua che le credenze cristiane e si svolge quando l’estate boliviana è arrivata circa a metà, ossia nel mese di febbraio, mentre nel nostro emisfero si sta consumando l’inverno.

Carnevale Boliviano a Roma, le danze propiziatorie

 Naturalmente per preparare le danze, i carri, per realizzare i costumi e gli accessori, per provare le coreografie e le musiche, per addobbare la città per il grande evento, una marea di persone sono impegnate quasi tutto l’anno. Sono coinvolti senz’altro gli abitanti di Oruro, una cittadina fondata dagli spagnoli nel 1606, con un sottosuolo ricco di miniere di stagno, rame e argento, situata su un altipiano a 3700 metri, in un territorio assai arido, dove non cresce affatto la vegetazione. Il clima, infatti, ha una temperatura media di circa dieci gradi e nel corso della nostra estate (luglio, agosto e settembre) è investita da venti potentissimi. Gli abitanti sono in gran parte Indios – che parlano l’aymará e il chechua – e di meticci, impegnati nelle attività estrattive di stagno e argento, ma anche nelle fabbriche di tessuti di lana e calzature o ancora nella Bolivian Power Company, la grande centrale elettrica. È una città dalle vie strette e coloratissime, con casette dipinte dei colori più caldi e vivaci.

Una delle fatiche maggiori dei missionari spagnoli è stata quella di integrare i loro riti pagani con quelli cattolici, ma per fortuna il popolo locale, costituito da Aymara e Quechua, riuscì a conservare le proprie tradizioni, “celandole sotto le mentite spoglie dei rituali cattolici”, ingraziandosi in questo modo i colonizzatori. Gli spagnoli per fortuna non distrussero le loro tradizioni, ma le integrarono facendole diventare, però, cerimonie religiose di matrice cattolica. In ogni caso a questo magnifico Carnevale, non partecipano soltanto gli abitanti di Oruro, ma almeno una cinquantina di gruppi folcloristici provenienti da tutto il Paese in rappresentanza delle diverse etnie indigene della Bolivia!

Naturalmente ci sono una miriade di personaggi in questo rito propiziatorio, dall’Arcangelo Michele, agli Incas, dai Conquistatori spagnoli, ai Guerrieri Tobas, dai Caporales – ossia i sorveglianti crudeli con i lavoratori indi – ai Morenos – che rappresentano gli africani ridotti in schiavitù dagli spagnoli -, dai Kallawayas – che rappresentano gli antichi guaritori Inca – ai Llameradas, gli antichi allevatori di lama di epoca precolombiana che con la danza mantengono il controllo delle loro mandrie.

Il personaggio malvagio per eccellenza, El Tio che per gli indigeni rappresenta il proprietario dei minerali della miniera che sorveglia la sicurezza delle preziose pepite -, per Carnevale assume le sembianze del Diavolo. La danza serve ai minatori – insieme ai regali che consistono in birra, cibo, sigarette e coca -, per evitare che El Tio si arrabbi per il fatto che il popolo ha sottratto i suoi metalli preziosi.

Carnevale Boliviano a Roma, le maschere più importanti, tra cui El Tio

 A Roma la rappresentazione di fronte alle Autorità, con il racconto del senso del rito e delle danze, si è svolta nel palcoscenico dei Fori Imperiali, di fronte all’Altare della Patria, mentre a Oruro si passa dalle strade, allo stadio, dalla cattedrale fino alle case del popolo.

Ricordiamo che Oruro (in quechua e aymara Uru Uru o Ururu) deriva dagli Uros o Uru, popolazione precolombiana che celebrava diversi rituali compresa la festa di Ito, bandita dagli spagnoli nel XVII secolo, ma che proseguì sotto forma di rito cristiano, celando gli dei andini dietro alle icone e ai Santi della Chiesa.

Carnevale Boliviano a Roma, il fascino delle coloratissime donne boliviane

 

Alla sfilata partecipano anche 10.000 musicisti e tutti indossano abiti e maschere del folklore locale. La sfilata è guidata dall’Arcangelo Michele seguito da diavoli, orsi, puma, scimmie, condor, tutti animali importantissimi nella mitologia del popolo Uru. I danzatori ballano la Diablada o Danza del Diavolo, rimasta immutata nel tempo, che inizia con l’ingresso di El Tio, e vi partecipano un esercito di diavoli e demoni vestiti con costumi artigianali straordinari.

Il corteo si conclude proprio al Santuario del Socavón dove tutti entrano in chiesa per pregare la Vergine del Socavón, patrona dei minatori.

A Roma la cerimonia si è conclusa di fronte alle Autorità e agli organizzatori, portando nella capitale un assaggio di quello che rappresenta il rito per la Cultura Boliviana: partecipare al Carnevale è un grande onore per il popolo boliviano.

Carnevale Boliviano a Roma, le gonne roteanti a passo di danza

E anche se nell’Urbe l’inverno ha portato qualche goccia di pioggia, i danzatori, le ballerine, abbigliati dei loro più vivaci colori, hanno continuato a danzare e a dare spettacolo roteando festosi tra le rovine immortalate di bellezza.

 

Danza della morenada

 

https://www.facebook.com/patrizia.boi.980/videos/1627099284459078

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