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In memoria di Gianni Vattimo

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Ottobre 10
08:15 2023

Transrealismo, o una nuova realtà, fra Secolo breve e Pensiero debole

Il Transrealismo letterario, nato in America con l’uscita di ‘A Transrealism Manifesto’ nel 1983 dal matematico-scrittore Rudy Rucker in cui si precisa: gli archetipi di una letteratura progressista nel comporre immaginativo e presenza reale nel tramutato tecnologico e scientifico.

Di differente espressione è il Transrealismo artistico italiano di cui il critico storico dell’arte Antonio Gasbarrini realizza per la prima volta in Italia nel 1995 la mostra al “Castello Forte Spagnolo” – Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila, con la pubblicazione in nome del Transrealismo nell’introduzione a L’idea di “visionario”. Dalla 3D alla RV, Angelus Novus (3D riferisce alla visione tridimensionale, RV sta per Realtà Virtuale) che notificava a Francesco Guadagnuolo il massimo artista annoverato. Gasbarrini è il primo critico d’arte in Italia che con lungimiranza percepisce il cambiamento avvenuto all’interno della nostra società con l’instaurarsi, già negli Stati Uniti, dell’era tecnologica digitale, fra arte reale e arte virtuale con interpolazione scientifica. E lo vede in Italia con Francesco Guadagnuolo denominando le sue opere transreali. Il Transrealismo in Italia si è andato affermando sin dagli anni Novanta del secolo scorso, durante il periodo finale del Postmodernismo, vale a dire lungo un cammino culturale che si è sviluppato in particolare nella decade conclusiva del ‘900. È questo il cosiddetto “secolo breve”, consolidatosi tuttavia nel terzo millennio con un migliore approfondimento critico e un interesse maggiore per i progressi fondamentali, pervenendo a una più netta consapevolezza storica. Tanto è associato a un potenziamento funzionale della già considerevole capacità di comunicazione messa in atto dall’arte contemporanea, in una molteplicità di direzioni e manifestazioni. È come se alla sua fine il “secolo breve” si sia ripresentato rinnovato nelle sue espressioni, innalzatosi in virtù di un bisogno di chiarire ogni cosa che rimaneva sospesa e indefinita.

Questa trasmutazione cognitiva è stata rilevata ed esaminata da Antonio Gasbarrini, che si è spinto a ipotizzare il paradosso di archetipi trans-reali. A lui va il merito di avere esteso la comprensione di ciò che è effettivamente avvenuto alla fine del Novecento, nel bel mezzo del “pensiero debole” termine adottato dal filosofo Gianni Vattimo, di tale genere, si comprende un originale filosofia innovativa, prontamente appropriata alle situazioni storiche in cui ci imbattiamo, in un ambito complesso e contraddittorio. Ciò non prescinde da interessi per i risultati della scienza, al fine di dipanare una fitta trama di opinioni e di definizioni, e di equiparare l’arte del Transrealismo al confronto artistico con la realtà contemporanea nella sua interezza. Aspirazione o all’occorrenza trasfigurazione, la quale si realizza nella maturazione di un nuovo realismo, proteso al di là di ingannevoli apparenze.

Negli ultimi anni, l’arte contemporanea ha fatto proprie le irrazionalità del mercato e del suo logoramento, assimilando le tecnologie digitali, riformando i suoi soggetti e scegliendo le procedure più redditizie, sfruttando ulteriormente le opportunità offerte dalle comunicazioni internazionali. È su questo terreno accidentato che oggi l’arte tenta di sfuggire al rischio di riduzione a semplice mercanzia, ricongiungendosi al proprio apparato culturale fondante. Il Novecento è stato un’età di drammatici contrasti e di guerre assurde. Il conseguente turbamento è stato analizzato da artisti, filosofi e letterati del “secolo breve”, i quali hanno ereditato quanto aveva trasmesso l’800, ma anche il successivo peggioramento degli ideali e una simulata razionalità che insinuano nel genere umano la crescita della propria inquietudine.

A seguito di tale orientamento, la situazione italiana si presenta caratterizzata, sul piano filosofico e artistico, da una volontà di riflettere sul modernismo con il suo deterioramento degli archetipi. Il razionalismo modernista denuda l’avverso, mostra il tratto intollerabile, allestisce uno scenario lacerato dall’antitesi otto-novecentesca. Ciò comporta la percezione di un “pensiero debole”, titolo di una nota antologia di scritti del 1983 redatta da Pier Aldo Rovatti e Gianni Vattimo. Essa denota lo sforzo di investigare il clima intellettuale italiano con i relativi cambiamenti dell’epoca, contesa fra pensiero eurocentrico e aperture verso un orizzonte di riscatto. La dimensione critica si alterna alle parvenze dell’espressione allegorica, nella ricerca di linguaggi di un passato recente, problematica rilettura di filosofi quali Nietzsche, Heidegger, Gadamer e Habermas. Lo scopo è di liberarsi almeno in parte dall’irrazionalità rivestita di razionalismo, per scorgere parti di verità soprattutto connesse con una realtà aggiornata o meglio adeguata. Tanto ha permesso pure all’arte di rinnovarsi, avventurandosi in molteplici visioni.

Soprattutto con il Transrealismo, si verifica una tale condizione. È qui che appare l’intuizione poetico-metonimica della pittura, se è il caso opportunamente formalizzata tramite il dispositivo digitale, senza più tanto guardare a varietà stilistiche ormai scontate quali astrazione, figurazione o arte concettuale. È in quest’ottica, che l’arte stessa può scoprire ancora una volta una peculiare vocazione intima, una propria interpretazione della realtà circostante. Anche per questa via, il “pensiero debole” può basarsi e rifondarsi sul principio critico di un “superamento” della modernità.

Tutto ciò può ben distinguere la figura dell’artista trans-realista, inserita in un fluido sistema di prospettive esistenziali, in cui possano comunque sopravvivere le aspettative di riscatto della società. Appare esso una qualità necessaria alla riattivazione di residue risorse secondo una logica tuttavia contemporanea, non tanto riappropriazione di precedenti esperienze quanto piuttosto o per lo più precorrenze e orientamenti inediti. In base a tali presupposti si è avvertita l’esigenza in un percorso più vero, responsabile ed energico, di un rinnovato realismo al di là delle realtà condizionate dall’economia o a volte falsificate dalla politica.

Il Transrealismo, rappresenta un’opportunità da esplorare, sicuri che questa risolutiva metamorfosi diventi la condizione migliore che aiuta ad affrontare anche la vita dell’uomo. Guadagnuolo si rapporta con l’attuale mondo tecnologico e presenta l’urgenza di comunicare la realtà mutante per essere meglio compresa al grande pubblico, in un criterio totalizzante per conseguire una moderna coscienza che riconosca nelle nuove ottiche, la capacità di visionare prospettive che riescono a dialogare oltre il dato realistico dell’apparenza. 

La vera arte ha sempre anticipato il Mondo del futuro che trova nella contemporaneità e nella contestualità quello che sarà la società del domani. La Transrealtà oggi, è il punto di riferimento dell’innovazione linguistica intellettuale, è proiezione della realtà del mondo dell’oggi, per una proiezione futura che ha già fatto cambiare il pensiero dell’umanità, proiettando ancora una volta la comunicazione come vera rivoluzione sociologica e antropologica.

Superato il Modernismo, l’Antimodernismo, e il Postmodernismo scrive a proposito il Critico d’arte Antonio Picariello: “Terminato il citazionismo del Postmodernismo, si affaccia a riferimento sociologico e artistico il Transrealismo (termine usato per la prima volta in Italia dal critico Antonio Gasbarrini) che notifica a Francesco Guadagnuolo il suo maggiore artista di riferimento e che si pone il compito di oltrepassare la visione della realtà corrente riordinando il linguaggio artistico per mezzo di uno stile anche figurativo e dinamico ma intriso di sensibilità esperienziale integrata con i simbolismi formulati dal linguaggio della più avanzata ricerca scientifica”.

Guadagnuolo, malgrado tutte le incertezze del senso vitale del genere umano, possiamo dire, abbia raggiunto a mantenere, una visione di profonda costanza, di risolutezza, ancora coesa, con l’essere. Da siffatti principi critici, peraltro l’artista ci invia indicatori: sui diritti umani, sulle guerre inutili, sul significato della morte, sino alle ricerche delle verità storiche, presentando questi temi in modo trans-reali, nell’attraversare le problematiche su cui ragionare. Ne sono documento, le sue composizioni pittoriche, le sculture, le installazioni e, le sue esperienze costanti nella ricerca di sempre nuovi complessi elementi realistici. Oltre a ciò, nei suoi argomenti si elaborano immagini e coinvolgimenti umani che incrociano molte dottrine tra cui la fisica e la cosmologia. Di fatto, Guadagnuolo con la sua indagine interdisciplinare fa apparire una sua realtà totalizzante e visionaria nei molti punti di vista e stati sociali, nelle evoluzioni culturali, come esempio sono le tante intersezioni con l’arte: dalla letteratura alla musica, dal teatro al cinema, dalla religione alla politica e all’economia che conseguirà molte risonanze sui linguaggi culturali e nei mass media.  

Scrive a proposito Antonio Gasbarrini: «Soluzioni ben trovate da Francesco Guadagnuolo sin dai primi anni Novanta, nei vari cicli quali “I luoghi del tempo” ed “I luoghi del corpo”. Con una flessibile e non dogmatica ricerca avanguardista, l’artista siciliano-romano riusciva a fondere sinesteticamente segni e colori ora con la “parola poetica o il pentagramma musicale” (per lo più scritti e spartiti autografi dei principali poeti, prosatori e musicisti italiani e stranieri incorporati fisicamente nell’immagine finale), ora con questa o quella formula matematica legata alle principali scoperte scientifiche (si rimanda, tra gli altri, al ciclo “Gli iperspazi e l’energia del segno” realizzato nel ’98 a quattro mani, si può dire, con lo scienziato Giuseppe Arcidiacono, il quale nei ravvicinati incontri con l’artista, spiegava e chiariva i molteplici aspetti fisici o microfisici legati a questa o quella formula, da cui sono germinate, poi, opere quali “Principio d’indeterminazione di Heisenberg”, “Equazione di campo di Einstein”, “Il grande teorema di Fermat”, “Le equazioni di Maxwell”, “L’identità di Eulero”, “Equazione di Boltzmann” ed altre ancora)».

Potremo definire un invito di Guadagnuolo a ripercorrere, attraverso le visioni dell’arte, tutto lo scibile umano della vita contemporanea, un’attesa di ubicare l’uomo al cospetto dei problemi ancora insoluti, mai in uno stato condiscendente, ma nella piena libertà e coscienza. Solo così, oggi, con lo storicizzato Transrealismo, ha significato, l’esistenza nel nostro secolo per una crescita morale dell’essere umano e, visualizzare nell’opera d’arte la comprensione e l’urgenza contro ogni forma di ingiustizie, vessazioni e violenze e come ricercare quell’insieme di bene di cui, ancora, tanto abbiamo bisogno per il nostro futuro.  

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