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Intervista a Lorenzo Montagner

Intervista a Lorenzo Montagner
Dicembre 10
15:32 2016

Lorenzo Montagner  ha pubblicato il libro “Nuvolari il genio della velocità” (Tre Lune Ed.)

Come è perché nasce questo libro?

Da sempre mi sono chiesto per quale motivo “il più grande pilota del passato, del presente e del futuro”, a dire di Ferdy Porsche, sia nato proprio nella pianura mantovana. È stata pura casualità o c’è dell’altro? Può essere che un particolare fenomeno sociale, economico, culturale abbiano spinto Nuvolari a trasformarsi prima che in icona di velocità, in un pilota? Per capirci i più grandi calciatori, ad esempio, sono latino-americani ed è l’enorme “vivaio” di bambini che giocano per le strade, data la grande diffusione del calcio, sport che si può praticare con pochissimi mezzi, che ha portato alla nascita di fenomeni del calibro dei Pelè, dei Maradona, dei Messi, solo per citarne alcuni. Ma Tazio Nuvolari, classe 1892 nasce proprio a Mantova, per di più in un periodo in cui le auto e le corse nemmeno esistono… Anni di letture, ricerche in archivi pubblici e privati fino ad una risposta inaspettata: Tazio Nuvolari è il genius loci mantovano, la manifestazione del DNA tecnologico mantovano; in altre parole il genio della velocità.

Cosa apporta in termini di conoscenza, rispetto ad altre pubblicazioni, dedicate al celebre campione?

In questo volume si scopre come dietro all’immagine di Nuvolari non ci sia solo la storia di un pilota di auto e di moto. Si scopre che Nuvolari è la risultante del contesto storico, sociale, politico, economico mantovano dall’epoca risorgimentale fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Si scopre come questa fredda e nebbiosa porzione di pianura padana, a quel tempo, fosse una provincia all’avanguardia nella meccanizzazione delle campagne e nella costruzione di tecnologie per la salvaguardia del territorio, nell’organizzazione di gare di motociclette nei primi anni del Novecento quando ancora le marche di moto si contavano sulle dita di una mano. Due dati su tutti. Il primo: nel settembre 1900, 20 anni prima del debutto in motocicletta di Nivola, a Mantova esistono già piloti di auto e di moto; il secondo: alla vigilia del primo conflitto mondiale, la città dei Gonzaga che secondo i dati Istat di due anni prima conta una popolazione di appena trecentomila persone in provincia, vede circolare 166 automobili e 222 motociclette, ovvero circa il 5% del totale italiano, rappresentato da 7762 veicoli totali circolanti, classificandosi ai primi posti dietro Torino, già capitale dell’automobile, Milano e Genova. Ecco perché Nuvolari, il genio della velocità, non poteva che nascere e formarsi in questo territorio.

Si è creata una leggenda intorno al “mantovano volante” o era un uomo davvero straordinario?

La vicenda più incredibile, entrata nell’immaginario collettivo e che ha fatto innamorare gli italiani avviene nel 1930, quando si dice che per vincere una Mille Miglia, spense nella notte i fari della sua Alfa Romeo per sopravanzare il rivale e compagno di squadra alla Scuderia Ferrari, Achille Varzi. Nivola spense le luci, contemporaneamente si accese il mito sull’eroe che faceva sognare a occhi aperti, in grado di emozionare un pubblico nuovo dalla diversa sensibilità, magari poco avvezzo alle tematiche della disciplina sportiva, ma che veniva colpito dal coraggio. Uno sportivo che nella sua azione compiuta nell’ombra, lasciava alla fantasia dello spettatore la costruzione dell’esito finale riuscendo esso stesso a diventare protagonista di quell’evento. Così Tazio si è fatto strada in un ambiente più intimo come le case, le cucine e i salotti affascinando perfino le donne, le mogli, le mamme, che così avevano un nuovo figlio di cui prendersi cura, figlie e bambini che immaginavano un fratello maggiore inarrivabile che dominava la velocità. Ma la storia di Nuvolari non è solo quella del campione sportivo italico nel periodo fascista: c’è soprattutto la sua vicenda di padre di famiglia: un uomo che trova la forza per rialzarsi e ripartire daccapo dopo aver perso entrambi per malattia i due figli diciottenni, a dieci anni di distanza l’uno dall’altro.

In particolare che qualità possedeva? In cosa consiste il fascino di Nuvolari?

Nivola era un fuoriclasse in ogni ambito: è stato il primo pilota proprietario di una scuderia omonima nel 1928 ancor prima della ben più celebre Scuderia Ferrari. Mentre i suoi rivali indossavano in gara una tuta da meccanico, lui, solo la domenica, portava un maglione giallo accompagnato da un pantalone azzurro dando sfoggio di un’eleganza inedita per quell’ambiente. Un uomo dall’inaspettata sensibilità estetica dimostrata dall’enorme collezione di fotografie da lui stesso scattate, oggi custodite nel Fondo Tazio Nuvolari, che sono state oggetto di una mostra a Palazzo Te nel 2009 dal titolo Quando Scatta Nuvolari.
Nuvolari è l’anello di congiunzione tra l’uomo Romantico di fine Ottocento e l’incarnazione dell’uomo del Futurismo. Non era bello, ma semmai grazie a quell’eleganza da dandy di campagna unitamente ad un piglio sicuro e a volte guascone dimostrava di possedere il physique du rôle del campione che ammalia.

Chi tra i campioni dell’automobilismo di oggi potrebbe competere con Nuvolari?

Nessuno. Sia in pista che fuori. Nuvolari era un abilissimo comunicatore e promotore della propria immagine che sapeva rivendere attirando, già negli Anni Trenta, sponsor personali. I piloti di oggi parlano attraverso gli uffici stampa e i manager. Tazio possedeva un ascendente incredibile sulle folle senza proferire parola. Il suo solo linguaggio erano le sue imprese al limite del vero che affascinarono perfino Gabriele D’Annunzio.
Nessuno come lui ha avuto una carriera lunga trent’anni: dalla prima gara in moto del giugno 1920 fino all’ultima in auto, nel 1950. Ha vinto in motocicletta, in auto ha corso e vinto gare in circuito, gare in salita, gare di durata come la 24 Ore di Le Mans, gare su strada come la Targa Florio e la Mille Miglia. Ma se proprio si deve fare un paragone, tengo fede a quanto disse Enzo Ferrari che “rassomigliò” Gilles Villeneuve a Nuvolari. Due gemelli del rischio con molti punti in comune, con la velocità nel DNA.

Vedendo le numerose immagini (rigorosamente in bianco e nero) del suo libro, il mondo automobilistico dei primi del Novecento appare come elitario … oggi sembra più o meno alla portata di tutti … Che differenze “corrono” tra le diverse epoche ovvero quella di Nuvolari e quella di oggi? Intendo sia in termini umani e sia sportivi …?

Non è proprio così: per correre, oltre al talento per vincere e alla determinazione per lottare, oggi come allora serve molto denaro. Conosco ragazzi che hanno sottoscritto un mutuo quinquennale portando le firme a garanzia dei loro genitori per finanziarsi una sola stagione di corse… o la và, o la spacca. Poi la passione e la determinazione aiutano a spostare le montagne e aiutano a raggiungere l’obbiettivo: per risparmiare si dorme in tenda dietro ai box e si fanno enormi sacrifici per comprarsi le gomme per il kart o la moto. La vera differenza tra ieri e oggi, a mio avviso, è che Nuvolari e i suoi compagni di vita si sono inventati una professione e un mondo presenti solo nella loro immaginazione. Oggi è più facile dire: “Voglio diventare pilota”; ma nel 1910?

Una parola va spesa per la terra padana che ha dato all’Italia, oltre a Nuvolari, “figli” del calibro di Ferrari, Lamborghini, Landini, Ascari, Bernardi, inventore quest’ultimo dell’automobile … come si spiega tanta genialità nata in quest’area della nostra penisola?

È vero, la pianura padana appare come un enorme planetario di talenti. Citando Giorgio Terruzzi che ha curato la prefazione di questo mio libro, quelli furono personaggi che decisero di “passare dal silenzio al tuono, da un aratro allo smalto brillante di un cofano”. Credo che la chiave di quella rivoluzione fu l’immaginazione di questi uomini straordinari e la loro voglia di pensare ad un mondo più moderno e veloce. In fondo c’era tutto a disposizione: la concretezza della terra, gli spazi enormi di un territorio da solcare a velocità sempre più sostenuta.

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