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La Biblioteca Eboracense nel Seminario tuscolano – 3

La Biblioteca Eboracense nel Seminario tuscolano – 3
Febbraio 15
23:00 2011

bibliotecaNel 1927 il cardinal Lega, nuovo vescovo tuscolano (dal giugno 1926), volle riaprire il Seminario diocesano, e la Biblioteca eboracense riprese pertanto il suo ruolo di riferimento culturale.
Il vicario generale, mons. Budelacci, nel 1932 stilò un sommario elenco dei volumi che stimava in “circa quindicimila”, e rilevava: la biblioteca «possiede incunaboli vari con xilografie. Ha inoltre molte stampe e album illustrati pregevoli». Vi sono pure «molte edizioni rare con ricche legature di indole [sic] biblica, patristica, legale, storica, filosofica, scientifica». Ed ancora: «tre codici con ricche miniature, appartenenti a Giacomo III, Re d’Inghilterra, dei quali due di preghiere e uno di araldica lasciati dal card. Duca di York; vengono custoditi nella cassaforte». Inoltre, «si conservano due medaglie in quadro dell’Em.mo Card. Consalvi».
Infine, concludeva Budelacci, «il Card. Lega nel settembre del 1930, per rendere più facile l’accesso alla Biblioteca agli studiosi e ai visitatori e per togliere l’inconveniente del passaggio attraverso la Cappella interna del Seminario, ha fatto costruire una artistica e comoda scala che dal cortile del Seminario immette direttamente alla Biblioteca».
Nel 1935 viene riportato un sommario elenco di opere conservate, e cioè 30 manoscritti incunaboli, 18 stampati, 10.000 tra volumi, opuscoli e periodici rilegati, con due cataloghi a disposizione: uno con l’elenco degli autori, e un altro con l’elenco alfabetico delle opere. Si fa strada tuttavia anche l’ipotesi di un eventuale deposito almeno di una parte di questo materiale (ma non quello dello Stuart) in Vaticano. Infatti in una lettera del 7 ottobre del 1937, il cardinale Bibliotecario della Vaticana – Giovanni Mercati – scrive al vescovo «di aver riferito al S. Padre» che lo «autorizzò ad accettare il deposito e a far le spese relative».
Anche il ministro dell’Educazione Nazionale, Apolloni, nel 1938 chiederà «notizie statistiche sulla consistenza libraria per l’anno 1938». Arrivati in pieno tempo di guerra, da parte del Governo fascista si cercherà di prendere (più o meno inutili) precauzioni per la salvaguardia di monumenti importanti in caso di bombardamenti, e l’11 marzo del 1943, Budelacci, ora Vescovo ausiliare, scrive: «Si attesta che gli incaricati della R[egia] Sopraintendenza ai Monumenti hanno eseguito i segnali convenzionali per garantire la incolumità in caso di incursioni aeree su Frascati sui seguenti edifici: 1) Chiesa Cattedrale, 2) Chiesa del Gesù, 3) Palazzo della Rocca, Episcopio, 4) Chiesa di S. Maria del Vivario. F.to Il Vescovo Ausiliare Budelacci».
Sei mesi dopo, l’8 settembre del ’43, gli aerei americani bombardarono con quasi millimetrica precisione proprio questi edifici. Si salvarono in parte la Rocca dell’episcopio e la Chiesa del Gesù, ma questa solo probabilmente per un errore, in quanto fu distrutto il seminario annesso!
Per fortuna la Biblioteca si salvò, ma correrà forti rischi per la custodia e la conservazione del grande patrimonio. Infatti, due mesi dopo il bombardamento, il Bibliotecario della Vaticana, cardinale Giovanni Mercati, scrive al Vescovo Tuscolano che il Superiore dei camaldolesi di Frascati gli dava notizie che la Biblioteca del Seminario era salva, tuttavia – aggiungeva – la sera del 4 dicembre suo fratello [del cardinale] professore alla Regia Università di Roma, gli «consegnava un ms [manoscritto] autografo del… (nome incomprensibile), da lui acquistato lo stesso giorno in via dei Leutari e una lista di libri indubbiamente provenienti dalla stessa Biblioteca cogli stemmi e coll’ex dono[?] del Card. di York». Ed ancora il 17 dicembre del ’43 lo stesso Mercati riferisce di una vendita di libri del Seminario tuscolano avvenuta in Roma da parte di un antiquario che diceva di averli comprati da uno di Frascati, «il quale avrebbe detto di averli acquistati da uno di Velletri». Inoltre un «atlante di carte geografiche della stessa provenienza era già stato venduto, non ha detto a chi, per lire duemila». Nella lettera si aggiunge che l’antiquario, «ha anche ritratti di cardinali, ma non se ne conoscono i nomi, e se non se ne confessa la provenienza, sarà difficile di sapere la provenienza». Fu così che partì una denuncia da parte della curia per recuperare gli oggetti trafugati.
In una lettera del 12 gennaio 1944 Budelacci così riassumeva la vicenda: «Dal terribile bombardamento dell’8 settembre 1943 rimaneva illeso l’edificio che custodisce la interessantissima Biblioteca di carattere cittadino e sotto il controllo della Direzione delle Biblioteche dello Stato. Purtroppo alcuni giorni dopo il bombardamento, ladri, forzando le porte, penetravano nell’interno e dopo aver frugato negli scaffali, asportavano libri di alto interesse tanto per le edizioni, quanto per le preziose rilegature», oltre a «due medaglie rarissime del Cardinale Consalvi, manoscritti e altre opere in via di accertamento. Dalle indagini fatte anche per il vivo interessamento del Card. Mercati, Bibliotecario della Biblioteca Vaticana risulta che la refurtiva trovasi presso un antiquario G. D. ….». Con questa lettera Budelacci chiedeva al Pretore del Mandamento di Frascati «gli atti necessari per il recupero», e poco dopo i Carabinieri «al comando del Maresciallo Maggiore Esposito Nicola», comandante della stazione di Frascati, si recheranno dall’antiquario dal quale raccolsero la ‘confessione’: «nel mese di dicembre in seguito ad invito da un mediatore di Frascati, si portava in detto Comune ed acquistava per la somma di L.1600, n.15 volumi» . Tali volumi dopo qualche giorno «a suo dire furono acquistati in Roma dal prof. Mercati fratello del Cardinale Bibliotecario del Vaticano per L. 2900». Il caso fece si che fosse proprio il fratello del cardinale a notarli e quindi acquistarli e… farli tornare in biblioteca. Anche in seguito a questi fatti, e avendo Frascati subito un altro bombardamento – che nel gennaio 1944 distrusse anche la Chiesa di Capocroce – il vescovo ausiliare Budelacci decise di far trasferire i volumi in Vaticano con i primi giorni di marzo del ’44. (Continua)

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