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Le Autolinee dei Castelli Romani – 2

Le Autolinee dei Castelli Romani – 2
Gennaio 18
17:58 2010

Nascita dell’ACoTraL poi CoTraL

L’ACoTraL (Azienda Consortile Trasporti del Lazio) nasce nel 1976 a seguito della legge regionale sul trasporto pubblico del Lazio. È il primo passo verso la creazione di un ente regionale in grado di gestire i trasporti pubblici sia su rotaia che su gomma. Immediato è il trasferimento, alla nuova società, di tutte le concessioni in precedenza assunte da soggetti pubblici e privati per il trasporto pubblico su gomma (compresa la Roma-Tivoli, in concessione all’Atac); la concessione da parte del Comune di Roma, per l’esercizio delle metropolitane “A” e “B”; l’esercizio delle Ferrovie Vicinali Roma-Fiuggi, Roma-Lido, Roma-Viterbo e Roma-Nord. Nel Comune di Roma, la Stefer cedette all’Atac tutte le linee urbane su gomma. Il 24 febbraio 1993, a seguito della Legge Regionale sulle Autonomie Locali (Legge 8 giugno 1990 n. 142) l’ACoTraL viene divisa in due società: CoTraL (Compagnia Trasporti Laziali SpA) per il trasporto pubblico su gomma e MetRo (Metropolitane di Roma) per il trasporto pubblico su rotaia.
Breve cenno sugli autobus appartenenti alle varie autolinee
Non poteva mancare un breve cenno sugli autobus di linea più famosi, appartenenti alle varie Società di autolinee che tutti, più o meno, hanno avuto modo di conoscere sia viaggiandovi quotidianamente come studenti o pendolari, o come personale di servizio a bordo.
Autobus modd. “306”, “306/2”
gabbiati-Autolinee-mod306L’autobus modello “306” nasce nel 1956 e va a sostituire il precedente autobus mod. 682 RN derivato dall’omonimo autocarro. “306” non è la sigla di un unico modello ma di tanti veicoli aventi in comune telaio, gruppi meccanici, ruote e motore (quest’ultimo derivato dall’autocarro Fiat 682 N2) costruiti dalla Divisione Autobus della Fiat Veicoli Industriali, ma aventi diverse carrozzerie e allestimenti (Viberti, Menarini, Macchi, Barbi, Cansa, Orlandi, Dalla Via, Garbarini, ecc.) in allestimento autobus di linea e in versione turistica, sia per l’Italia che per l’Estero. La novità tecnica del “306” risiede nell’avere acquisito una propria fisionomia: il motore non è più alloggiato all’interno del posto-guida ma è orizzontale, o a “sogliola”, collocato sotto il pavimento del mezzo; ne beneficia sia una migliore posizione di guida del conducente sia un miglior accesso dei passeggeri e la sua posizione è centrale (una serie di sportelli sulla fiancata esterna e alcune botole sul pavimento interno del veicolo ne permettono l’accesso e la manutenzione). Il motore è a 6 cilindri in linea, a ciclo Diesel a iniezione diretta, con cilindrata di 11.548 cc, cambio di velocità a 4 marce più retromarcia, con comando a leva più leva laterale per comando marce ridotte. I freni sono a ceppi ad espansione con comando pneumatico, a doppio circuito per i due assali anteriore e posteriore, con servofreno e freno di stazionamento. Nelle lunghe discese e a pieno carico, il conducente poteva avvalersi del dispositivo freno-motore. La guida è assistita da servosterzo. Sono dotati di avvisatore acustico per uso urbano (clakson) e di trombe bitonali. Per quanto riguarda le sospensioni, ogni ruota è provvista di due molloni elicoidali rivestiti da involucro di gomma, dove vi entra aria a pressione per garantire assetto e stabilità al veicolo in qualsiasi condizione di marcia e di carico, il tutto integrato da ammortizzatori idraulici a doppio effetto. Sono, per l’epoca, autobus rivoluzionari per quanto concerne comodità di viaggio, facilità di guida e impianto di riscaldamento interno. La produzione cessa nel 1977.
La Stefer, già a partire dal 1956, ne adotterà diverse versioni tra cui i 306 Viberti Monotral e i 306 Macchi, con livrea blu che saranno affiancati, negli anni ’60, dai 306/2 Cansa con tinta a due toni di blu; tutti con porte, anteriori e posteriori, automatiche apribili all’interno, comandate da pulsanti. La Zeppieri aveva in servizio i 306/2 con carrozzeria Scall “D2” in livrea blu, con le due fiancate rivestite da una fascia di lamiera color argento; erano muniti, anch’essi, di porte automatiche, comandate da pulsanti. La PIGA aveva in dotazione i 306/2 Menarini, in livrea blu e con porte automatiche. La SITA aveva in servizio i 306 Viberti Monotral e 306/2 Cansa, in livrea blu, sempre con porte automatiche. Sia l’ATAL che la Collalti avevano gli autobus 306 più vecchi. Tutti questi mezzi saranno acquisiti dall’ACoTraL, ma verranno subito accantonati in attesa di demolizione o venduti, in quanto vecchi e fatiscenti, e resteranno operativi solo gli autobus della Stefer, i quali adotteranno la nuova tinta blu più chiara; sarà cancellata la scritta della vecchia Società e vi sarà apposta una striscia adesiva della nuova. Inoltre verrà soppresso il bigliettaio e adottata una macchinetta obliteratrice su tutti i mezzi. Il 306/2 Cansa, in dotazione alla CoTraL, termina la sua carriera a metà degli anni ’90, lasciando un grande ricordo e nostalgia presso molti autisti.
Autobus mod. “343”
gabbiati-Autolinee-mod343L’autobus mod. “343” è presentato nel 1966 come “306/3”, evoluzione stilistica e meccanica del precedente “306/2”. Viene prodotto dalla Divisione Autobus della Fiat Veicoli Industriali con soli telaio, gruppi meccanici, ruote e motore. Le varie carrozzerie saranno realizzate da Orlandi, Officine Padane, Menarini, Dalla Via, Barbi, Cameri, ecc., in allestimento autobus di linea e in versione turistica, sia per l’Italia che per l’Estero. In origine aveva motore orizzontale collocato sotto il pavimento del mezzo in posizione centrale, 6 cilindri in linea, ciclo Diesel a iniezione diretta, cilindrata 9.819 cc (motore derivato dall’autocarro Fiat 684). Dal 1972 verrà prodotto dalla Cameri (società associata della Fiat) con carrozzeria identica al “306/3” ma con sigla “343”, con lo stesso motore orizzontale, ma collocato posteriormente in blocco con il cambio di velocità (sarà il primo modello di autobus con questa conformazione). In questo periodo la sola Stefer e poi l’ACoTraL, acquisteranno circa 650 esemplari di questo modello, che verrà prodotto fino al 1978. Ha 4 marce più retromarcia e ridotte; la manovrabilità del cambio è facilitata da un’unica leva per le marce normali avente un pulsante a comando elettro-pneumatico per l’inserimento delle marce ridotte, cosa molto apprezzata dagli autisti. È dotato di porte automatiche, anteriori e posteriori, a due ante apribili all’esterno, comandate da pulsanti. I freni sono a ceppi ad espansione con comando pneumatico a doppio circuito, per gli assali anteriore e posteriore, con servofreno e freno di stazionamento. Nelle lunghe discese e a pieno carico, il conducente poteva avvalersi del dispositivo freno-motore. La guida è assistita da servosterzo. Gli autisti anziani raccontano che questo modello veniva spesso snobbato in quanto ritenuto non all’altezza del “306” e con tendenza a consumare precocemente i ceppi dei freni, tanto che alcuni autisti, i più irriducibili, continuavano a preferirgli il modello precedente. La carriera del “343” termina, nelle linee CoTraL, il 31 dicembre 2000.
Autobus mod. “370”
gabbiati-Autolinee-mod370Dopo la breve apparizione, a metà degli anni ’70 sulle linee ACoTraL dei Castelli Romani, dei modd. “Inbus”, autobus in livrea gialla, con caratteristiche più prettamente urbane che extraurbane, come ricordano sia il personale di servizio che i passeggeri, dal 1978 entrano in servizio gli autobus mod. “370”. Questo modello nasce nel 1976 dalla Divisione Autobus della Fiat Veicoli Industriali con soli telaio, gruppi meccanici, ruote e motore. Le varie carrozzerie saranno realizzate da: Fiat, Iveco, Socimi, Cpa Sud, Orlandi, Menarini, Officine Padane, Dalla Via, Barbi, Portesi, Pistoiesi, ecc., in allestimento autobus di linea e in versione turistica, sia per l’Italia che per l’Estero. I primi modelli in dotazione all’ACoTraL sono costruiti interamente dalla Fiat, aventi motore posteriore a 6 cilindri in linea turbodiesel a iniezione diretta, di 12.880 cc, 4 marce più retromarcia, con comando a leva; vengono abolite le marce ridotte. Hanno carrozzeria squadrata, in livrea blu, con paraurti anteriori e posteriori a fascioni avvolgenti in resina nera. Sono dotati di porte, anteriori e posteriori, a singola anta traslanti all’esterno, comandate da pulsanti. Dal 1980 questo modello continuerà ad essere prodotto dalla Iveco con motore posteriore, 8 cilindri a “V” turbodiesel a iniezione diretta, da 17.173 cc (motore derivato dall’autocarro Iveco 190), dotato di 6 marce più retromarcia, senza ridotte. I freni sono a ceppi ad espansione con comando pneumatico a doppio circuito, per gli assali anteriore e posteriore, con servofreno e freno di stazionamento. Nelle lunghe discese e a pieno carico, il conducente poteva avvalersi del dispositivo freno-motore. La guida è assistita da servosterzo. Dal 1993 gli autobus Iveco 370, in dotazione alla CoTraL, saranno sostituiti dall’Iveco Euroclass. La Fiat continuerà la costruzione dell’autobus mod. 370 (sempre con soli telaio, gruppi meccanici, ruote e motore) fino al 1999.
Oggi, questi autobus sono ricercati in tutta Italia a cura del “Club Italiano Camion Storici Gino Tassi”, che si occupa del restauro e della conservazione effettuata a spese dei soci i quali sono animati da amore e passione per i mezzi pesanti. Per mantenere in vita testimonianze di un periodo che, nel bene e nel male, resta fondamentale per cultura, tecnica, umanità e storia.

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