Lo smart phone come l’oppio…

Prima la società capitalistica, nella sua ‘crescita’ necessaria ed incessante, crea strumenti di controllo, poi quando il controllo scappa di mano allora ricorre all’informazione addomesticante. È di questi giorni il raffronto fra la dipendenza da smart phone e quella da oppio. Come si sa una volta era oppiacea, per i popoli, la religione il che era certo più qualificante per i popoli stessi per quanto, pare, che sempre di obnubilamento della ragione si trattasse. Ora i riti tramandati per secoli sembra siano stati sostituiti dai nuovi riti del controllo notifiche, il vicendevole controllo/contatto fra chi utilizza il telefono come collare (o braccialetto) elettronico fra il parentado e affini; le app sempre nuove da consultare per avere una vita agevole e più facile scaricando solo, e continuamente, decine di applicazioni diverse per avercela…
Gli italiani, assieme ai popoli meno evoluti d’Europa, sembra si siano fatti irretire facilmente da tutti gli strumenti tecnologici senza porsi nessun limite né porlo ai più piccoli che, a sentire fior di pedagogisti e sociologi, dovrebbero attraversare indenni da tecnologie l’età evolutiva per potersi creare quegli strumenti cognitivi ‘base’ utili poi a sapersi difendere da ciò che utilizzano senza conoscerne ogni nascosto risvolto (come spesso i loro genitori). Però, a quanto pare, lo strumento di controllo che doveva servire a veicolare informazioni consumistiche affinché l’acquisto di ogni genere (materiale, immateriale, voluttuario) andasse liscio, è diventato esso stesso la vita, per alcuni, senza richiamare altre grosse esigenze se non quella di isolarsi al più presto col proprio strumento a comunicare qualcosa, cercare, gingillarsi con quei tormentoni e ‘catene’, già esistenti nei decenni precedenti ma che, in assenza di tecnologia, passavano di bocca in bocca a voce, molto più lenti, meno inesorabili. La noia esistenziale, si sa, è dura da combattere….. (Serena Grizi)
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento