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I “nuovi balilla”: credere, obbedire, combattere. Come ti preparo i giovani italiani!

I “nuovi balilla”: credere, obbedire, combattere. Come ti preparo i giovani italiani!
Ottobre 10
22:00 2010

balilla-quaderno«L’attività “Allenati per la Vita” è un corso teorico con successiva gara pratica tra pattuglie di studenti, valido come credito formativo scolastico e con oneri di spesa sponsorizzati da Enti pubblici e privati. Oltre alle lezioni teoriche, che possono essere inserite nell’attività scolastica di “Diritto e Costituzione”, il progetto sviluppa le attività di: primo soccorso, arrampicata, tiro con arco e pistola ad aria compressa, nuoto e salvamento, orientering ed, infine, percorsi ginnico-militari. Le attività in argomento permettono di avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il mondo della Scuola alla Forze Armate, alla Protezione Civile, alla Croce Rossa ed ai Gruppi Volontari del Soccorso. La pratica del mondo sportivo militare, veicolata all’interno delle scuole, oltre ad innescare ed instaurare negli studenti la “conoscenza e l’apprendimento” della legalità, della Costituzione, delle Istituzioni e dei principi del Diritto Internazionale, permette di evidenziare, nel percorso educativo, l’importanza del benessere personale e della collettività attraverso il contrasto al “bullismo”: grazie al lavoro di squadra che determina l’aumento dell’autostima individuale ed il senso di appartenenza ad un gruppo». (protocollo d’intesa siglato per l’anno 2010)
Disciplina, spirito di corpo, sana competizione, pattuglie di studenti, percorsi ginnico-militari: valori sportivi e militari. Sembra un filmino dell’Istituto Luce, direttamente dal ventennio, invece è il programma Allenati per la vita, realtà dal 2007, materia di studio nella scuola superiore lombarda.
Sono tre anni che il Pirellone e il Comando militare regionale siglano un protocollo d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale che “si articola in due progetti”, spiega a PeaceReporter il colonnello Affini, Capo Ufficio Comunicazione del Comando regionale Lombardia dell’esercito Italiano. Il progetto porta le firme del generale Camillo De Milato, Comandante militare Esercito della Lombardia, nonché precedente Comandante Reclutamento e forze di completamento della stessa regione, e del dott. Giuseppe Colosio, Direttore Scolastico per la Lombardia. Tuttavia l’interesse dei due ministeri competenti è palese, dal momento che la circolare diramata dal comando militare per la Lombardia parla di “connubio tra i due Dicasteri (Difesa e Istruzione) per la formazione ed educazione dei giovani”.
“I due progetti in cui si articola il protocollo” spiega il colonnello Affini “sono un Concorso civico culturale e il programma Allenati per la vita. Il concorso civico prevede un bando diffuso tra tutte le scuole della regione su base provinciale, al quale gli studenti partecipano con un elaborato scritto, i primi dieci ricevono una borsa di studio. Nell’anno scolastico 2010 – 2011 il tema sarà il «150° anniversario dell’Unità d’Italia», mentre lo scorso anno il tema era: «Lettera ad un amico impegnato in operazioni di pace» “.
Ma il vero pezzo forte del protocollo è il programma Allenati per la vita che prevede esercitazioni pratiche di tipo militare e dà anche crediti formativi agli studenti. “Il progetto comprende attività extracurriculari” specifica il capo Comunicazione per la Lombardia dell’esercito “da svolgersi fuori dai normali orari di lezione. Scopo del programma è avvicinare i ragazzi al mondo sportivo militare. Sono previste esercitazioni pratiche, esercizi ginnici ma anche aspetti teorici come un’educazione alla legalità e al diritto costituzionale, con lezioni in aula. “Temi cari al ministro Gelmini”, ci tiene a specificare il colonnello.
Resta il fatto che tra le varie attività oggetto di studio e di pratica, come si può leggere già nel documento di realizzazione del 2009 (http://www.milano.istruzione.lombardia.it/org/efisica/Allenati_09.pdf) emanato dalla regione Lombardia, c’è cultura militare, difesa nucleare, batteriologica e chimica, trasmissioni, armi e tiro, mezzi dell’esercito e sopravvivenza in ambienti ostili. La realizzazione pratica del progetto era ed è affidata ad associazioni varie, che forniscono gli istruttori tra le quali spicca l’Unuci, l’Unione nazionale ufficiali in congedo d’Italia, che ha fornito alcuni degli istruttori del programma, ex ufficiali dell’esercito. “Le principali attività tendono a diffondere quei valori come la disciplina, lo spirito di corpo e la sana competizione che sono utili nella vita. Non a caso alla fine il programma prevede una giornata di gare in cui i ragazzi sono divisi in squadre composte da quattro elementi, e si devono cimentare con una serie di prove pratiche”. Il colonnello Affini parla di squadre, ma nel documento del 2009 si trova il termine ‘pattuglie‘: “pattuglie è un termine militare, ma in questo caso è più corretto dire squadre” precisa comunque Affini. Fra questi propositi “encomiabili” spicca addirittura il tiro con armi ad aria compressa, in poligono. “L’attività di tiro non è stata realizzata sempre, dipende dalla disponibilità economica dei distretti scolastici provinciali coinvolti. C’è una serie di linee guida che noi diamo, di carattere generale, all’interno delle quali i distretti scolastici che aderiscono possono scegliere le attività da realizzare. Il tiro si è svolto sempre in poligoni autorizzati e questi hanno un costo” continua Affini “non dobbiamo soffermarci sul tiro ma vedere cha al fianco di queste attività c’è per esempio l’educazione al primo soccorso. Tutto questo è un potente antidoto al bullismo, in quanto educa al rispetto delle regole e al rispetto degli altri”.
Nel corso dell’anno scolastico il rischio è quello di realizzare un vero e proprio addestramento militare, quasi un mini servizio militare spalmato nell’anno e con tanto di benestare del sistema pubblico di istruzione.
Ultimo dubbio: è un modo di farsi pubblicità per l’esercito e per spargere un po’ di fertilizzante nelle scuole? Il colonello Affini smentisce: “L’esercito usa altri canali per il reclutamento, ci sono uffici appositi e materiale di propaganda che viene diffuso secondo altri canali, compresa la pubblicità. In realtà non sono militari gli istruttori che realizzano la fase pratica del progetto, ma membri competenti di associazioni varie”. Associazioni varie che sono sempre, per lo più, di ex militari.
Qui si conclude l’articolo di Alessandro Micci per il sito di peacereporter.net; articolo ripreso da Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace (quelli della marcia per la pace Perugia-Assisi) e dal quotidiano La Repubblica che ritiene incredibile che il ministro Gelmini pensi davvero che imparare a sparare permetta “di avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il mondo della scuola alle forze armate, alla protezione civile, alla Croce rossa e ai gruppi volontari di soccorso”.
Io sono nata negli anni 50 da genitori che hanno vissuto quasi la metà della loro vita sotto un regime del quale non condividevano ideali e modalità; che hanno subito e combattuto una guerra che non volevano e della quale hanno portato le conseguenze fino alla fine della loro vita. Sono cresciuta con i racconti delle loro esperienze e oggi, come quando ero bambina, a queste notizie mi prende un senso di nausea e di malessere che si trasforma in rabbia. Come si può ancora tollerare concetti di “cittadinanza, costituzione, cultura” che tendono solo a formare giovani “nuovi balilla”, forti, sani, belli, maschi, marchiati, vestiti tutti uguali (che sia verde padano, camice nere, o completo berlusconiano) che “pensano” (!!) solo quello che qualcuno vuole che pensino, assolutamente acritici e ignoranti! Come possiamo rimanere indifferenti e passivi di fronte a politici che giorno dopo giorno, spesso in sordina, smontano la nostra democrazia? Concludo con una considerazione di Cecilia Strada di Emergency: “Se penso che la scuola pubblica in passato puntava sull’integrazione e adesso chi mangia carne di maiale viene discriminato, o se pensiamo alle scuole aperte a tutti quando oggi vediamo simboli di partito sui banchi, non si può dire altro che siamo di fronte a un brutto percorso, che va contro la scuola di qualità che vogliamo…. Credo che i ragazzi e i loro genitori sarebbero più felici di avere fogli, gite, pennarelli e carta igienica. Se si vuole insegnare a essere ‘gruppo’, allora, perché non prendere in considerazione la pallanuoto?”

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