L’impoverimento dei mari
I danni causati dall’industria ittica e dalla pesca intensiva sono noti e le specie a rischio sono sempre in aumento. Tra queste i tonni pinna gialla e rosso (ogni anno ne vengono pescati mezzo milione di tonnellate), i merluzzi, le spigole, gli halibut e i sugarelli (il cui numero è diminuito del 65% dal 2006 al 2011). Oggi le multinazionali della pesca battono un terzo della superficie degli oceani, dal 1950 l’area è aumentata di dieci volte e la pesca è quintuplicata, da 18,2 milioni di tonnellate all’anno si è arrivati a 92 milioni di tonnellate di pesce.
Secondo una stima dell’Onu l’85% degli stock ittici mondiali è al limite o oltre i livelli sostenibili. L’indagine Loothing the Seas dell’International Consortium of investigative journalists, ha denunciato la razzia operata dai grandi pescherecci europei, asiatici e sudamericani che, dopo aver sfruttato tutti i mari, si sono diretti ai confini dell’Antartide, verso il Pacifico del sud. I problemi più gravi sono legati sia alla cattura di pesce sottotaglia e novellame, ai quali viene impedita la riproduzione poiché non sono ancora maturi sessualmente che alla cattura di specie di poco valore da un punto di vista commerciale, come squali, cavallucci marini e tartarughe liuto, che vengono rigettate in mare ormai prive di vita (costituiscono dal 20% al 40% di una normale battuta di pesca). I metodi di pesca più invasivi sono le reti a strascico che arano i fondali catturando e distruggendo coralli, posidonie e molluschi e i palangari, cavi di corda da cui pendono altri cavi con ami alle estremità, pericolosi sia per gli uccelli che per le tartarughe marine. La Commissione europea è intervenuta con la proposta di una pesca sostenibile che entro il 2015 deve portare gli stock ittici a livelli di eco-sostenibilità, «una pesca esercitata a livelli che non minacciano la riproduzione degli stock e che forniscono rendimenti elevati a lungo termine.» Un altro obiettivo è quello di eliminare la pratica dei rigetti in mare del pesce “fuori mercato”, ma per il momento non sono chiare né le modalità di applicazione né quelle di controllo.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento