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“S.P.Q.R. Torna la Satira Pasquino Quirino Romana”

“S.P.Q.R. Torna la Satira Pasquino Quirino Romana”
Dicembre 20
08:21 2018

Vi aspettiamo giov. 20 dicembre ore 21.00 al Teatro Petrolini in via Rubattino,5 – Testaccio, per lo spettacolo di Satira e buon umore “S.P.Q.R. Torna la Satira Pasquino Quirino Romana” in  data unica per la prima nazionale con Pasquinotto e il Grillo Parlante…Progetto a cura di Alessandro Lisci -Target, realizzato in sinergia con i due illustri personaggi.

 

PHOTOMATT

Poveraccio, Barillari .

Er Minestro de l’Inferno

vole stà sotto li fari

pe via che penza: “Só perno

der poté,mo verde-giallo,

tu sei pollo, IO só gallo!”

ER GALLETTO, PIÙ CE PIACE 

QUANN’ É COTTO SU LA BRACE .

12/10/18, Er coco

 

Il pasquino contemporaneo e la satira romanesca

Guido Palma ovvero colui che da fine anni 90 ha raccolto la tradizione di Pasquino facendo rivivere la sua satira pungente rivolta contro il potere e corrotti. Lo spirito romano è unico nel mondo, esso ha una caratteristica inconfondibile. Lo Stendhal, amabile ed arguto osservatore, aveva scritto “Il popolo romano, è forse, di tutta l’Europa, quello che più ama la satira” e talmente sentita che perfino, nel campo dell’amore, l’amore stesso è messo in minoranza e prevale la satira NDR. Er Sor Capanna ed E.D.I).

I canti popolareschi, in Roma, hanno prevalenza sull’amore, almeno nel campo dei Cantastorie che hanno della spontaneità e dell’improvvisazione.

Il cantastorie, generalmente nei crocevia, nelle piazze, nelle località più battute, cantando, con ritmo monotono, favole, leggende, poesie umoristiche, canzoni satiriche, accompagnati con strumenti occasionali esprimevano l’animo del popolo.

Questa trazione si è protratta fino ai nostri tempi; e si visto il popolino accorrere numeroso a far cerchio attorno a qualche occasionale cantastorie che con una chitarra scordata, accompagnava le sue rozze strofe.

Questa tradizione è stata raccolta da Costantino Pucci, che mi ha infatti presentato Pasquino tanto è affine al suo percorso , che dal canto mio sto cercando di rivalutare e far conoscere al pubblico per non farlo scomparire.

 

La tradizione di Pasquino descritta nel film “Nell’anno del Signore” diretto da Luigi Magni

http://www.youtube.com/watch?v=FSnGV2wsr78

 

 

Pasquino è la più celebre statua parlante di Roma, divenuta figura caratteristica della città fra il XVIed il XIX secolo.

Ai piedi della statua, ma più spesso al collo, si appendevano nella notte fogli contenenti satire in versi, dirette a pungere anonimamente i personaggi pubblici più importanti. Erano le cosiddette “pasquinate”, dalle quali emergeva, non senza un certo spirito di sfida, il malumore popolare nei confronti del potere e l’avversione alla corruzione ed all’arroganza dei suoi rappresentanti.

 

Alcune pasquinate moderne.

Le cosiddette pasquinate erano dei cartelli e dei manifesti satirici che durante la notte venivano preferibilmente appesi al collo di alcune statue (fra cui Pasquino, da cui il nome) posizionate in luoghi frequentati della città, in modo che al mattino successivo potessero essere visti e letti da chiunque, prima che la polizia dell’epoca li asportasse. Le pasquinate colpirono molti personaggi, la maggior parte dei quali noti per aver preso parte all’esercizio del potere temporale del papato. Le pasquinate furono numerosissime ed esposte a distanza di brevi periodi di tempo. Clemente VII de’ Medici, ad esempio, morì dopo una lunga malattia; su Pasquino apparve conseguentemente un ritratto del suo medico, che forse era giudicato non esente da responsabilità circa l’esito delle sue stesse cure, ma tenuto conto delle qualità morali del suo paziente fu indicato come: ecce qui tollit peccata mundi (ecco colui che toglie i peccati del mondo).

Le pasquinate non erano soltanto espressione di un malcontento popolare: in molti casi quegli stessi rappresentanti del potere che erano normalmente, almeno come categoria, oggetto di lazzi e frecciate, le usarono a fini propagandistici contro avversari scomodi, magari sfruttando l’arte poetica ed ironica di letterati che si prestavano al gioco (probabilmente opportunamente ricompensati), come ad esempio Giambattista MarinoPietro Aretino ed altri. E l’occasione più ghiotta per spargere maldicenze contro concorrenti scomodi nel tentativo di ottenere il favore, almeno popolare, era l’elezione di un nuovo pontefice, che diventava un vero campo di battaglia di una campagna elettorale che si combatteva a colpi di invettive propagandistiche. Non si trattava, in queste situazioni, della classica opposizione al potere, ma solo di favorire qualcuno per la scalata a quel potere.

 

Biografie

Guido Palma, 82 anni compiuti si racconta nel fogliaccio – Ernesto di libero ragionamento – n°6 anno VII- sabato 21 giugno 2008.

“Avevo 7 anni all’epoca dell’armistizio e vivevo a Roma. Mio padre, capitano d’artiglieria di complemento, rientrato dal fronte greco per malattia, era stato poi destinato a comandare la batteria costiera sopra Civitavecchia, ove si trovava l’8 Settembre. I giorni successivi, arrivarono truppe tedesche, intimando di consegnare i cannoni, ma il cap.no Palma ed i suoi risposero con qualche raffica, per cui la pattuglia si ritirò. Sotterrati gli otturatori per rendere inefficienti i pezzi e distrutte le munizioni, i militari italiani indossarono abiti borghesi e si dettero “alla macchia”.

Mio padre, sfuggito subito dopo ad un rastrellamento con alcuni suoi soldati, partecipò anche alla resistenza, organizzando e compiendo molti atti di sabotaggio ed attacchi alle truppe d’occupazione., partecipando a numerose riunioni cospirative scrivendo su fogli clandestini. Se papà era ricercato, anche mamma-ebrea- non se la passva meglio: ricordo le fughe verso case di parenti ed amici fidati (cn mia sorella, di due anni, e mio fratello -in fasce perchè era nato il 28/9) ove i bimbi (noi ed i figli degli ospitanti) dormivano nel letto matrimoniale, mentre i “grandi” si sistemavano su divani, poltrone, tavolini e financo nelle vasche da bagno.

Durante l’occupazione nazista, peraltro, la sofferenza quotidiana era scandita da una fame nera: alle difficoltà dei rifornimenti ed ai viveri razionati, s’assommavano gli scarsi redditi ed i fenomeni speculativi ( i “borsari neri”). Il pane, scuro e dal sapore…strano, era fatto con la “vegetatina” (una farina composta in gran parte da scarti vegetali, tra cui bucce di fagioli, fave, piselli); i sapori dolci, per noi bimbi, erano dati dalle carrube (in pace, cibo per cavalli) e da frutta cotta (mele, pere, visciole); la carne era rarissima e pure l’olio era carissimo e quasi introvabile, stando a quel che si sentiva dire. Anche l’acqua, specie dopo i bombardamenti, non arrivava né in casa e neppure alle fontanelle pubbliche, per cui con papà (specie di notte, nonostante il coprifuoco, per evitare pericolosi riconoscimenti da parte dei delatori ) s’andava ad attingerla non proprio sotto casa: una volta, dato l’avvicinarsi d’una ronda nazifascista, ci nascondemmo -con secchi e fiaschi-tra alberi e cespugli, ma ero talmente emozionato da mettere un piede nel secchio dell’acqua pulita (che venne comunque poi utilizzata) […] Anch’io stavo per mettere nei guai mia madre: nella beata incoscienza dei miei 7 anni, mentre l’accompagnavo al mercato, mi misi a ripetere il tambureggiamento titpico di “Radio Londra” […] fu l’unico caso in cui mia madre mi diede uno schiaffo.

[…] ma la sensazione più bella era la solidarietà popolare antifascista, percepita anche da noi noi bambini, oggi purtroppo oscurata da tanto revisionismo di bassa lega e dall’addormentamento delle coscienze compiuto scientemente e scientificamente, con un’azione-condotta da molti anni principalmente con la televisione- diretta a far comprare e “digerire” di tutto, tentando d’evitare al popolo la “fatica” di pensare, propiziando l’accento d’un regime da “grande fratello”. Pertanto, già da qualche anno aderisco all’ANPI, simbolo d’una vera resistenza contro l’imbarbarimento, la perdita della memoria storica, la dmolizione della Costituzione.

 

Il Grillo Parlante nato a Roma il 2/5/1965.

Diploma licenza superiore.

Studia giurisprudenza presso università della Sapienza di Roma.

Nel 1988 inizia a lavorare come Pittore madonnaro nelle vie del centro di Roma utilizzando i personaggi dei fumetti che si rivolgono direttamente ai passanti tramite le nuvolette.

Nel 1990 su impulso del critico d’arte Patrick Le Chanu, borsista all’Accademia di Francia, vola a Los Angeles per prendere contatto con gli operatori che si occupano di arte contemporanea.

Al ritorno però invece di iniziare la produzione pittorica volta alla mostra americana, si dedica all’insegnamento del disegno e della creatività presso il c.s.o.a. Forte Prenestino di Roma.

Li incontra un gruppo di Saltimbanchi del nord Europa e si unisce a loro. Inizia la parte nomade della sua vita che lo.porta a vivere e lavorare in diversi paesi europei e in alcuni del sud Americana e dell’Australia. Crea, assieme ad un gruppo di saltimbanchi italiani una comunità girovaga denominata “La Carovana” che dal 1995 al 2000 rappresenta l’unico esempio di comunità artistica girovaga che collettivizza le risorse condividendo i bisogni avendo come risorsa unicamente l’Arte.

Dal 1999 al 2009 è responsabile del progetto “Circo Pedagogico” presso l’Istituto Penale Minorile ” Casal del marmo” di Roma.

Dal 2004 inizia una fase più stanziale che coincide con un lavoro di recupero e ricerca sulla cultura romana che costituisce la spina dorsale del gruppo Ponentino Trio.

 

 

Alessandro Lisci

Target – Laboratorio Sperimentale di Fotografia e Comunicazione

www alessandrolisci com
skype: alessandrolisci

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