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Terre di Aquileia: bicicletta e cultura

Terre di Aquileia: bicicletta e cultura
Dicembre 09
17:21 2010

Aquileia  romanaQuello delle Terre di Aquileia, organismo già da anni impegnato in un interessante progetto che verte su ambiente, cultura e turismo, è stato un educational che ha avuto corso nella prima settimana di ottobre. Coordinato con tour operator e giornalisti del settore, si è svolto in un itinerario articolato nella provincia di Udine e predisposto, in fase di preparazione, per gruppi da cinque a venti persone. Testando diverse parti dei percorsi proposti, il gruppo ha avuto così modo non solo di constatare i tratti in bicicletta, ma anche service, degustazioni e animazioni culturali, quest’ultime perlopiù previste nel corso del convivio serale. Una serie di strutture consociate (alcune realtà economiche e associative dell’area insieme a Comuni che cooperano per la valorizzazione territoriale, le sue risorse e l’introduzione di un turismo ecosostenibile) prevedono dei punti Tabike con noleggio cicli assistito in sede, diverse soluzioni di pernottamento e una cucina che, fedele agli intenti preposti, fornisce il meglio della tipicità locale. Immancabili sono i vini. Oltre ad affermate, storiche realtà del territorio, pregevoli cantine artigianali lavorano ancora nel rispetto di una vinificazione che, ancor prima che biologica, risente di una forte tradizione orale che resiste. Tutto questo anche grazie all’impegno profuso da Federico Orso, a cui va il grande merito, tra gli altri, di aver raccolto, strutturato ed archiviato centinaia di ore di registrazione di memorie e narrazioni della regione, in oltre trent’anni di attività e ricerche. Tabike è prima di tutto una sorta di guida multimediale satellitare creata per il cicloturismo, con un software capace anche di ricostruzioni tridimensionali, oltre ad essere un marchio corredato da una completa assistenza in caso di necessità, nonché transfer, service bagagli e altro. I percorsi si sviluppano per tematiche attraverso varie opzioni che vanno dalle numerose piste ciclabili agli sterrati lambendo gli affascinanti argini lagunari. Tra i sentieri previsti non poteva mancare quello denominato dei Longobardi, perfettamente godibile nei suoi circa venticinque chilometri che si snodano fino a Cividale, con inclusa la visita nella preservata quotidianità che demarca il tempo di villa De Claricini Dornpacher. Con la via dei Cavalieri di San Giovanni, percorribile in soli quindici chilometri, si arriva a Rocca Bernarda, mentre attraverso quella dei Patriarchi si tocca l’abbazia di Rosazzo cogliendo una più elevata sensazione d’incanto dal paesaggio circostante. A Strassoldo non solo si soddisfano oltre trenta chilometri di percorso, assaporando meglio il mezzo, ma si finisce col ritrovarsi in un borgo d’epoca con oltre un millennio di storia sovrapposto, il tutto circondato dalla diramazione di un torrente in un pregevole parco, con tanto di acque risorgive. Il sentiero di Aquileia in meno di venti chilometri comprende la visita alla Basilica e la città romana e paleocristiana. La laguna, con Grado e i suoi casoni , include un’allettante escursione in mare, quale appendice al pedale. Da qui riecheggia l’arcaico veneto gradese del poeta Biagio Marin, peraltro incluso a programma con alcune letture la sera precedente: “E ‘ndéveno cussì le vele al vento/lassando drìo de noltri una gran ssia,/co’ l’ánema in t’i vogi e ‘l cuor contento/sensa pinsieri de manincunia”. (E andavano così, le vele al vento/lasciando dietro di noi una gran scia,/con l’anima negli occhi e il cuor contento/senza pensieri di malinconia). I versi sono tratti da Fiuri de tapo, silloge del ’12. Poco più tardi, dopo l’attentato di Serajevo, l’autore verrà richiamato nell’esercito asburgico, ma Firenze e i contatti con l’entourage de La Voce lo porteranno, infine, volontario dall’altra parte del fronte. Territorio davvero singolare nella sua conformazione è il Friuli e, in particolare, quello della Provincia di Udine. In pochi chilometri di estensione, facilmente percorribili in bicicletta, sussiste una forte concentrazione di risorse eno-gastronomiche, imbattendosi spesso in cantine e masserie settecentesche. Sotto l’aspetto geofisico il patrimonio naturale è, a dir poco, suggestivo e variegato, raccogliendo praticamente tutto: montagna, collina, piana, depressione e laguna a portata delle due ruote. Qui la storia segna un importante, remoto crocevia con ascendenze celtiche, protoslave, germaniche e latine, una condizione geopolitica che, attraverso certe ferite che segnano i margini di una più profonda piaga che affonda nei Balcani, riporta alla prima guerra mondale nel presupposto di porre una più degna attenzione anche ad un turismo storico-culturale, che prevede persino percorsi su sentieri e trincee della Grande Guerra. È nella Basilica di Aquileia, a tutt’oggi fornita di un esaltante mosaico di pavimentazione originale del IV secolo, che si scelse la bara del Milite Ignoto per poi traslarla sull’Altare della Patria a Roma, nell’immediato dopoguerra del ’21. Taluni retaggi filo asburgici, identificabili, perlopiù, con la figura di Franz Joseph, sono tuttora presenti tra alcune discendenze delle fasce rurali, un orgoglio di essere centro più che periferia legato all’identità stessa friulana, che non va confuso, quindi, con un’identificazione austriaca. Un’eredità di centralità peraltro ben sedimentata fin dai tempi dell’impero, quale punto nevralgico di scambi commerciali e rotte tanto a est quanto a ovest, oltre che militarmente strategico e di contenimento. Qui, secondo la tradizione, approdò l’evangelista Marco e, dopo Attila, occorre arrivare intorno all’anno Mille perché il Patriarcato, nel frattempo trasferito a Cividale, acquisisse nuovo prestigio sull’area sino all’arrivo dei veneziani, a quali si avvicendò l’annessione asburgica con la breve parentesi di sconvolgimenti napoleonici. Dal punto di vista religioso lo scisma tricapitolino segna pure, insieme a quello politico, un’importante posizione d’indipendenza da Roma come da Costantinopoli. Da qui partì pure l’evangelizzazione delle popolazioni slave, attraverso l’opera di Cirillo e Metodio. Nel medioevo le mire espansionistiche di Ezzelino da Romano, efferato signorotto dei tempi, ebbero diversa sorte di quelle di Attila, ma al prezzo di un allineamento del Patriarcato sull’asse guelfo. Un territorio, quindi, inevitabilmente ricco di storia, tutta da pedalare e riascoltare, senza pregiudizi, nei racconti dei più vecchi, identità che accomuna e preserva un popolo.

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