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Perché un museo a Rocca di Cave?

Perché un museo a Rocca di Cave?
Agosto 13
15:48 2011

Dal terrazzo della Rocca Colonna, che corona la sommità del ripido rilievo su cui sorge il paese di Rocca di Cave, all’estremità meridionale dei Monti Prenestini, la vista corre libera su tutto l’orizzonte. Verso ovest e nord ovest si apre fino al mare, l’ampia pianura in cui giace Roma, dalla quale si alzano appena, come isole da un mare increspato, i Monti Sabatini, il Monte Soratte e i Monti Cornicolani.
In dirczione Nord la vista è portata a percorrere il vicino profilo della dorsale dei Monti Prenestini, lungo i quali si riconoscono, grigi sulla roccia grigia, i paesi di Castel San Pietro (verso sinistra) e quello di Capranica (verso destra): in primavera tra i due paesi si stende un drappo giallo di ginestre. Proseguendo con lo sguardo verso sud est, altre dorsali si inseguono fino a confluire nei Monti Ernici e nel Monte Cairo, ultimo rilievo isolato. L’insieme di questi rilievi si interrompe per lasciare spazio all’ampia e larghissima Valle Latina, un corridoio in direzione sud est tra Roma e Caserta, limitata sul lato opposto dalla dorsale dei Volsci (con i Monti Lepini in primo piano) che sorge quasi direttamente a sud di Rocca di Cave. Verso sud ovest l’occhio torna a scoprire lontanissimo il mare al di là di un’ampia valle, prima di arrestarsi sul lungo gruppo di colli boscosi che ci riportano alla pianura di Roma e che nell’insieme disegnano un cono schiacciato, molto più largo che alto: i Colli Albani, disseminati di “castelli”. Uno scenario che varia senza fine al cambiare della luce col passare delle ore, al trascorrere delle nubi, al fluire delle stagioni. Ma il terrazzo è anche una finestra sulla storia, un territorio ricco di stimoli e testimonianze, a partire dalla Rocca storica, che ben rappresenta il sistema di difesa della struttura feudale dell’inizio del Medioevo, con poderose costruzioni, spesso su crinali o su cime isolate (come Rocca di Cave, a quasi 1000 m di quota). Castelli e rocche erano disseminate nella valle del Sacco e collegate da una rete viaria, e i loro resti narrano lunghe vicende di lotte tra grandi famiglie nobiliari, in un’area che, dal XV secolo, divenne di confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli, rimanendo così coinvolta in conflitti ben più importanti.
Ma le tracce della storia vanno ben più indietro; basta riandare ai nomi dei rilievi prima ricordati, per riconoscere quelli di antiche popolazioni italiche: gli Ernici, i Volsci, i Sabini, protagonisti di lunghe guerre con i Latini, che abitavano i Colli Albani. Secoli di storia che vedono l’uomo in primo piano, preceduti da centinaia di migliaia di anni (quasi un milione) nei quali l’uomo aveva raggiunto il Lazio, con l’uomo di Ceprano (nella valle del Sacco, presso la confluenza con il Fiume Uri), con l’uomo di Neandertal (nelle grotte del Circeo), e con l’uomo di Saccopastore (sulle colline ai lati del basso corso del Tevere, dove sorgerà Roma). Tuttavia il nostro osservatorio può spingersi ben oltre nel tempo, con le rocce su cui sorge Rocca di Cave, ricchissime di resti di vita in forma fossile: può trasportarci sulle rive di un antico oceano, popolato di scogliere coralline in pieno rigoglio circa 100 milioni di anni fa, in piena Era Mesozoica.
Il Museo geopaleontologico è nato proprio su quegli antichi resti geologici, intagliati dall’erosione nelle forme carsiche tipiche dell’estremità più meridionale dei Monti Prenestini. Al suo interno, il museo racconta la storia geologica di Rocca di Cave, una storia di oceani tropicali, di contese tra mari e fiumi, di giganteschi vulcani; all’esterno aiuta a mettere in evidenza i numerosi affioramenti di rocce che, con i loro fossili ancora nelle posizioni di quando erano forme vive, offrono con forza l’immagine di momenti lontani del nostro passato. Infine, il terrazzo è anche una finestra sull’infinito, su un cielo libero alla vista per tutto il giro dell’orizzonte e, soprattutto, libero da quell’inquinamento luminoso che ha reso ormai difficile l’osservazione delle stelle da Roma. Il terrazzo stesso è un posto ideale per osservazioni a occhio nudo o con il binocolo, ma si può andare oltre: la sommità della torre che si innalza nel cortile della rocca ospita, infatti, una cupola che protegge un telescopio per osservazioni astronomiche. Rocca di Cave, con il suo Museo geopaleontologico, è ormai un porto per viaggi senza limiti: attraverso lo spazio, verso pianeti, stelle e galassie, e attraverso il tempo, tra i resti di antichi mari…

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