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Processo breve o amnistia per i ricchi?

Dicembre 07
23:00 2009

Sappiamo che i tempi lunghi della giustizia costituiscono un grosso problema per gli italiani da decenni e che sino ad oggi sono stati diversi i richiami dell’Unione europea rivolti all’Italia affinché si adegui ai tempi di durata dei processi degli altri Paesi. Per ridurre la durata dei processi si dovrebbero potenziare le strutture e riorganizzare sia uffici che criteri di gestione, puntando al processo telematico, mentre il decreto legge proposto dal governo sul processo breve (due anni per ogni grado di giudizio) non prevede nulla di tutto ciò. Questo è quanto osserva Maurizio De Tilla, presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana. Per questa autorevole voce «il decreto legge sul processo breve se non sarà accompagnato da interventi strutturali e da risorse adeguate sarà solo una riforma parziale. Si rischia che i tribunali (non essendo ancora attrezzati) non riescano a gestire nei tempi previsti i processi, con la conseguenza che i reati vengano di fatto prescritti». Per Luca Palamara, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, le nuove norme sono un colpo letale al funzionamento della giustizia. «Con esse ci saranno effetti devastanti sul processo penale, perché sarà impossibile celebrare i processi nei tempi previsti». Un presidente emerito della Corte Costituzionale ha detto del processo breve – secondo quanto ha riferito a Montecitorio il leader dell’UDC Casini – che «è un mostro giuridico, palesemente incostituzionale». Tutti i leader dell’opposizione, Casini, Bersani e Di Pietro affermano che queste norme sono state scritte non per arrivare agli standard europei di durata dei processi, bensì per non far fare a Berlusconi i processi, tra l’altro, già in scadenza. Il motivo, poi, per cui il processo breve, così come è stato proposto dal governo, sarebbe incostituzionale lo spiega egregiamente l’ex magistrato Bruno Tinti sul quotidiano “Il Fatto”. Egli dice che le norme previste non trattano nello stesso modo tutti i cittadini per i seguenti motivi: 1) il processo sarà breve per gli incensurati e non per i pregiudicati; 2) sarà breve il processo se deve trattare reati punibili con pene inferiori a 10 anni, ma non se deve trattare reati punibili con pene superiori a 10; 3) sono esclusi dal processo breve gli immigrati clandestini ed alcune categorie di reati, come mafia e terrorismo. Per Bruno Tinti, il suddetto decreto legge, inoltre, non sembra tenere conto del fatto che i processi per falso in bilancio e per frode fiscale hanno un tasso di complessità investigativa non inferiore a quelli per mafia. L’ex magistrato fa anche un significativo esempio di incostituzionalità: «Se in un processo per corruzione il mandante è incensurato, mentre l’esecutore materiale del reato è pregiudicato, per il primo il processo finirà dopo due anni (e questo imputato uscirà di scena), per il secondo invece il processo andrà avanti sino alla sentenza di condanna. Se il reato per corruzione, poi, si dovesse ripetere ancora nel tempo si verificherà sempre lo stesso finale: uno rimane incensurato, e l’altro colleziona condanne». Un’ingiustizia davvero! C’è chi pensa argutamente, come il giornalista e scrittore Peter Gomez, che ci saranno da un lato solo condanne per i poveri e dall’altro lato prescrizioni a ripetizione per i ricchi. Per Gomez si avranno, cioè, processi a differenti velocità, in quanto se l’imputato è facoltoso ed assistito da validi e costosi avvocati egli avrà interesse a portare per le lunghe il processo che lo riguarda, essendo destinato a finire dopo due anni dalla richiesta di rinvio a giudizio. I ricchi dunque non avranno più interesse a fare patteggiamenti e riti abbreviati che li portano alla condanna, ma troveranno più conveniente resistere il più a lungo possibile per arrivare alla prescrizione. Di conseguenza ci sarà l’aumento del numero di dibattimenti celebrati in tribunale per i facoltosi (parallelamente al crollo delle richieste di patteggiamento o di rito abbreviato) e processi veloci per i poveri. E viene il dubbio che tutto sia stato fatto per ottenere un’amnistia soltanto per i ricchi!

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