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Rifiuti: nel Lazio nel 2008 raccolta differenziata ferma al 12,9%

Aprile 29
08:17 2010

Rifiuti: nel Lazio nel 2008 raccolta differenziata ferma al 12,9%, mentre oltre 85% dei rifiuti finisce in discarica e sono 594 i kg procapite prodotti all’anno. A Roma la musica non cambia, differenziata al 17,4%, con produzione rifiuti pari ad oltre meta’ di quella laziale, per 649 kg procapite annui. ecco i dati per il Lazio rielaborati da Legambiente Lazio dal Rapporto Rifiuti Ispra 2009 (riferiti ad anno 2008)
Nel Lazio ben 2.864.068 tonnellate di rifiuti urbani nel 2008 sono finite in discarica, cioè l’85,7% del totale, contro una media nazionale del 67,7%, peggiorando la performance dell’anno precedente. Diminuisce lievemente la produzione totale di rifiuti, con 3.343.551 tonnellate, ma la raccolta differenziata, rimane ferma al palo al 12,9%, in crescita di un misero 0,8%, contro una media nazionale del 30,6%. Resta alta anche la produzione per abitante, di circa 594 chilogrammi pro-capite, al sesto posto nella classifica nazionale, contro una media di 541. Un quadro fosco quello che si delinea da alcuni tra i dati più significativi, per il Lazio, estrapolati da Legambiente dal Rapporto Rifiuti ISPRA 2009 (base dati 2008) presentato oggi a Roma, con una sintesi e le proposte dell’associazione ambientalista.

Dati altrettanto negativi per la Capitale: una produzione di rifiuti di 1.765.958 tonnellate, oltre la metà di quella laziale (52,8%), con un quantitativo pro-capite che scende di una sola unità a quota 649 chilogrammi per abitante all’anno; la raccolta differenziata ferma al 17,4%, con un +0,5% (nel 2009 al 21% circa secondo recenti dati AMA), contro il 40,7% di Torino e il 32,7% di Milano e molto lontana dagli obiettivi fissati per legge nel 2006 del 45% entro il 31 dicembre 2008. Rimane bassa la percentuale di raccolta differenziata anche nelle diverse province, che si attesta al 14,5% a Latina, al 13,7% a Roma, al 10,6% Viterbo, al 5,5% Rieti, e al 5% Frosinone, con le due ultime che fanno registrare percentuali tra le più basse a livello nazionale. Per quanto riguarda invece la produzione totale, seppur in diminuzione per tutte, in provincia di Roma registriamo una mole di 2.567.293 tonnellate all’anno, con 624,6 kg/abitante/anno che ne fanno quella con il più alto tasso di produzione pro-capite, 326.710 in provincia di Latina (599,2 kg pro-capite), 212.714 (428,1 kg pro-capite) in provincia di Frosinone, 159.502 (505,5 kg pro-capite) in provincia di Viterbo e 77.332 (486,3 kg pro-capite) in provincia di Rieti.

“Roma e il Lazio fanno davvero male sulla gestione dei rifiuti urbani, la maggior della spazzatura continua a finire in discarica, mentre le amministrazioni non puntano sulla raccolta differenziata nonostante importanti investimenti regionali disponibili -ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. La Regione deve continuare ad investire in questo senso, utilizzando bene i 106 milioni a disposizione e il nuovo piano rifiuti deve servire proprio a questo piuttosto che a smontare gli ambiziosi obiettivi di differenziata, ma anche Comuni e Province devono fare di più, legando i finanziamenti al passaggio ai sistemi porta a porta, che dove sono stati applicati hanno dimostrato risultati eccellenti. Le Province di Rieti e Frosinone sono all’anno zero e non se ne capisce il motivo, visto che avrebbero tutte le potenzialità per fare bene, ne sono esempio i Comuni ricicloni premiati quest’anno, Oriolo Romano, Roccagorga, Acquapendente, Monterosi, Nepi e Itri, ma anche città come Ciampino e quartieri della Capitale. A Roma ancora non risulta approvato il contratto di servizio con l’Ama, che deve decidere di puntare proprio sulla raccolta pertinenziale, ma anche da parte della Regione Lazio ci aspettiamo un serio programma immediatamente cantierabile per la raccolta differenziata. Non servono grandi impianti, né grandi nuovi inceneritori, ma progetti e interventi quartiere per quartiere, paese per paese, coinvolgendo i cittadini in una bella sfida di civiltà e modernità.”

Sul fronte degli impianti resta preoccupante, infatti, la sola situazione del trattamento dell’umido-verde, per cui l’attuale offerta impiantistica è pari a 334.325 t/a, con 16 impianti, circa un quarto del totale dell’organico che si produrrà quando la differenziata arriverà al 50% come fissato. Sono, invece, nove gli impianti dedicati al trattamento meccanico biologico dei rifiuti, con una capacità autorizzata di 1.763.830 tonnellate/anno e un quantitativo di rifiuto trattato di 912.345. Mentre sono le discariche che continuano prevalere, con 2.864.068 tonnellate di rifiuti, l’85,7% della produzione totale, che finisce nelle dieci enormi buche scavate nel Lazio. Sul fronte incenerimento, si conferma più che sufficiente la capacità di trattamento di 503.955 tonnellate/anno dei quattro impianti attivi nel Lazio, comprese le linee in corso di realizzazione: due sono attivi nel Comune di Colleferro (Rm), con 63.809 e 70.661 tonnellate di capacità media annua, uno a San Vittore (Fr), con una linea da 72.675 tonnellate annue (ed una uguale in costruzione per un totale di 184.285 t/a), e infine a Roma, a Malagrotta, con una capacità di 185.200 t/a). Non è necessario realizzare nessun ulteriore impianto per la chiusura del ciclo dei rifiuti nel Lazio, né ad Albano né altrove, visto che il quantitativo trattato complessivamente supera già le 466.730 t/a complessive determinate da Legambiente secondo le percentuali di legge.

“La Regione ha bisogno di più compostaggio e trattamento delle raccolte differenziate, non di nuovi inceneritori, e di una seria politica sulla riduzione dei rifiuti -dichiara Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio-. Sono passati due anni e a Roma non si vedono novità, anzi la differenziata ha rallentato, l’Amministrazione deve fare di più, deve scegliere di estendere a tutta la città lo sviluppo della raccolta porta a porta e del riciclaggio, la via non è quella della raccolta stradale che comunque continua ad avere diversi problemi nelle frequenze di svuotamento dei 30mila cassonetti, mentre va accelerato il positivo allargamento del numero di isole ecologiche. A Trastevere vanno rivisti gli orari di conferimento facilitando i cittadini senza rinunciare al porta a porta, mentre a Testaccio bisogna abbandonare il sistema misto che rende incomprensibile la raccolta. Malagrotta va chiusa individuando in modo trasparente una nuova discarica nel territorio comunale, ma soprattutto utilizzando diversamente gli oltre 100milioni di Euro spesi ogni anno per seppellire così tanti rifiuti, piuttosto che aumentare la tariffa per i cittadini.”

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