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Sit in dei giornalisti RAI

Febbraio 28
12:49 2011

L’hanno già soprannominato provvedimento “anti-Santoro”. L’atto d’indirizzo sulle trasmissioni politiche della RAI vorrebbe riscrivere le regole della conduzione dei talk show, ma ha scatenato la protesta dei giornalisti del servizio pubblico che, lo scorso 15 febbraio, hanno organizzato un sit-in davanti alla sede della Commissione di vigilanza, a Roma. Dopo l’ultima sospensione di tutte le trasmissioni politiche a causa della campagna elettorale (Porta a Porta, Anno Zero, Ballarò), infatti, il pericolo della censura torna a preoccupare i giornalisti del servizio televisivo pubblico. La protesta è stata organizzata dal Comitato per la libertà, il diritto all’informazione, alla cultura e allo spettacolo. Alla manifestazione erano presenti: Maria Luisa Busi, Andrea Vianello, Tiziana Ferrario e numerosi altri giornalisti, sostenuti anche da parlamentari e cittadini comuni, che hanno chiesto il ritiro del documento presentato dal capogruppo in commissione, Alessio Butti, esponente del PDL. Il Popolo Viola, schierato dalla parte dei manifestanti, ha esposto cartelli con la scritta «Giù le mani dalla RAI, dall’informazione, dalla Costituzione. Berlusconi dimettiti». La norma-bavaglio prevede un contraddittorio rigido, il doppio conduttore, un limite di trattamento agli argomenti di attualità politica (che non potranno essere ripresi da più trasmissioni, provocando un evidente danno al pluralismo dell’informazione), agli editoriali dei direttori e impedisce «la conduzione di programmi di approfondimento o la direzione di rete o testata a chi abbia interrotto la professione giornalistica per assumere ruoli politici, esponendosi quale rappresentante di un partito». Per i vertici della Fnsi, il sindacato dei giornalisti, queste sono misure inaccettabili e rischiano di creare dei pericolosi esempi, applicabili anche alle tv private. «Queste regole – ha detto il segretario Fnsi, Franco Siddi – hanno il solo scopo di imbavagliare l’informazione, completando l’occupazione dei media che è in atto e che noi combatteremo con sempre maggior forza». Per il segretario dell’UsigRai, Carlo Verna, anche lui presente al sit-in, «questo è solo l’ultimo atto di un sistema del bavaglio da eliminare, che trova sponde in RAI». Tra i partecipanti anche Fulvio Fammoni della Cgil che, a nome del Comitato della libertà, ha annunciato la presentazione di un esposto all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Tra i parlamentari c’erano Pancho Pardi e Leoluca Orlando (Idv), il vicepresidente della Vigilanza Giorgio Merlo (Pd) e Giuseppe Giulietti dell’Associazione Articolo 21, il quale ha sollecitato il presidente della commissione di vigilanza, Sergio Zavoli, ad esporre l’emergenza al Presidente della Repubblica. Paolo Garimberti, ricordando la sua esperienza di corrispondente dall’Unione Sovietica, ha paragonato queste norme a quelle imposte dal vecchio regime di Breznev, intravvedendovi il pericolo dell’omologazione e dell’uniformità del pensiero giornalistico. L’atto d’indirizzo, intanto, ha subìto alcune modifiche ma è ancora in discussione.

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