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STATUE PARLANTI

STATUE PARLANTI
Dicembre 30
07:37 2020

A Roma esistono sei “Statue Parlanti”, punti di riferimento, nei secoli, per il popolo romano. Pasquino, Madama Lucrezia, Marforio, Babbuino, Facchino, Abate Luigi: i sei “custodi” di Roma componenti il “Congresso degli Arguti”, la coscienza critica dal XVI sec. d.C. di Roma tramite la parola della satira, “guardiana” della politica, e poi epigrammi, allusioni, attacchi… Cosa rappresentarono queste statue? La stampa, la libertà di parola di un popolo, quello romano, dove l’attenzione per le questioni sociali non è mai venuta meno. Tra le centinaia di pasquinate (scritti anonimi affissi sulle statue noti appunto come “pasquinate”) che ebbero di mira i personaggi e gli eventi più significativi della Roma dell’epoca (Papalina) in cui si riferivano, interessanti sono quelle che hanno un “carattere storico”, contenute nella “Biblioteca Umoristica” G. Petrai, Pasquino e Marforio, Roma 1884 e stampato nel 1993 nella collana “I Romaneschi”. Sotto Papa Sisto V, Roma fu abbellita, ingrandita, messa in sicurezza e ciò richiedeva tasse e allora Pasquino e Marforio si dicono: “Marforio –Cosa metti a rasciugare, Pasquino, a quest’ora? Pasquino –Non vedi? La mia camicia. Marforio –Aspetta a domattina. Pasquino –No, perché mi toccherebbe, forse, a pagare il raggio di sole.” Invece, per la proclamazione della Repubblica Romana, il 15 febbraio 1798, le statue Pasquino e Marforio si dicono: “Marforio- Che tempo fa, Pasquino? Pasquino -Tempo da ladri.” e, nel 1804: “E’ rincarato l’olio: lo sai Marforio? –No, perché?- Non se ne trova più. Napoleone l’ha consumato tutto lui per unger Re e frigger Repubbliche.” In riferimento a Vittorio Emanuele comparve tale scritto: “Padre nostro che sei al campo qual primo soldato dell’italiana indipendenza, sia lodato il nome tuo, o Vittorio. Venga presto il pacifico regno tuo; sia fatta la volontà tua sotto il nostro cielo, cioè sulla italica terra.  Rivendicaci in libertà, fa rispettare la nazionalità nostra siccome noi rispettiamo l’altrui. Guidaci a goder la pace, ma liberaci dall’infame giogo austriaco. Amen.” E, per i fatti successivi al 1867, comparve: “Tizio di Garibaldi fu soldato/ E Cajo difensor fu del papato./ Ciascun però ha il suo merito;/ Presser le palle entrambi:/ Tizio nel petto, Cajo nel p……” e il 17 settembre del 1870, fu trovato in San Pietro un ombrello rotto contenente lo scritto: “Santo Padre benedetto/Ci sarebbe un poveretto/Che vorrebbe darvi in dono/Quest’ombrello. E’ poco buono:/Ma non ho nulla di meglio./Mi direte: a che mi vale?/ Tuona il nembo, Santo Veglio!…/ E se cade il temporale?” La storia e il punto di vista storico (anonimo) attraverso la satira.

Foto: Fontana del Babbuino, 1576 circa, corpo in tufo e testa in marmo, Roma, via del Babbuino.

 

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