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Traù

Ottobre 19
22:00 2013

Una veduta della città di TraùTraù (Trogir in croato) è una cittadina dalmata di una bellezza inaudita e non molto conosciuta, che si è sviluppata in un’isoletta collegata alla terraferma da un ponte e dall’altra parte ad un’altra isola. Lo spazio minimo non ha impedito alla popolazione di creare un piccolo gioiello a misura d’uomo. Si percorre tutta a piedi in una mattinata trovando ad ogni angolo uno scorcio interessante. Infatti Traù ha conservato le forme e i volti del suo passato.

Ovunque si può leggere la storia della sua cultura: sui selciati, sui portali, sui campanili, sulle torri, sui palazzi… Sui monumenti sono rimaste le impronte di tutte le epoche: dalla Porta Civitatis (con ornamenti rinascimentali) ai muraglioni con la torre Vitturi (con archi e corridoio coperto per le guardie); dal forte Camerlengo a quello di San Marco (costruito dai Veneziani nel XV secolo); dalla Porta di terraferma alla Loggia (già pubblica Aula della Giustizia con un rilievo di Nicola Fiorentino); dal Palazzo del Comune alla cattedrale di San Lorenzo; da Palazzo Cippico alle numerose chiese: San Giovanni Battista (dei benedettini), San Domenico (con una pala di Palma il Giovane), la Madonna del Carmelo, San Michele… E quindi il Battistero, il Lapidario cittadino, ecc. La sua storia vede Greci, Romani e Veneziani che ne accrescono le fortune e la bellezza. Nasce come Tragurion, i Dori di Siracusa nel III secolo a.C. fondarono la colonia, “dove pascolano le capre”, in quanto il posto era pieno di greggi. La Tabula Peutingeriana indica questa località all’epoca romana come porto di grande importanza. Qui si erano sviluppati l’agricoltura (oliveti e vigneti), l’artigianato e il commercio, tanto che l’imperatore Claudio vi insediò i propri veterani. Nel V secolo, Traù dipese dall’esarca di Ravenna. Nel caos del primo Medioevo la popolazione fu costretta a vivere sotto la minaccia di orde che scorrazzavano per i Balcani. Il doge Pietro Orseolo la unì a Venezia, in tal modo Traù cominciò a svilupparsi: diventò importante sede vescovile, al vertice dell’amministrazione arrivò un priore, un podestà, rettori, giudici e consoli. Nella sua storia vi furono due date importanti: nel 1123, un attacco dei Saraceni distrusse la città; nel 1242 un’altra grave minaccia fu l’invasione dei Mongoli lanciati all’inseguimento del re ungherese Bela IV che venne accolto con i massimi onori dalla popolazione locale. In effetti, a quei tempi i successi derivarono dallo sviluppo dell’economia: agricoltura, allevamento del bestiame, artigianato con orefici, pellicciai, pellai, scalpellini, calzolai… Anche la pesca ebbe importanza e nel XIII secolo presero a funzionare mulini ad acqua. È interessante come in quei tempi, in base allo Statuto, i funzionari pagati erano: il notaio, il medico condotto, il farmacista, le guardie diurne e notturne e gli spazzini! E fu così che il XV secolo impresse a Traù l’aspetto che ha conservato fino ad oggi. Venezia costruì inespugnabili fortezze a difesa dai turchi. Anche i patrizi fecero a gara nel costruire i loro sfarzosi palazzi e parecchie ville. La fuga da Traù dell’ultimo doge veneziano Santo Contarini nel 1797 segnò la fine di un’era di prosperità. Oggi chi va in Dalmazia dalle parti di Spalato non manchi di visitare questo splendido gioiello, non se ne pentirà.

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