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“Trilussa, l’antifascista cerebrale” di Ugo Mancini

“Trilussa, l’antifascista cerebrale” di Ugo Mancini
Novembre 14
10:11 2022

«Trilussa – sostiene lo storico Ugo Mancini nel volume dal titolo Trilussa, l’antifascista cerebrale (Infinito edizioni n.d.r.) – si proponeva come una sorta di lente di ingrandimento, attraverso la quale chiunque poteva riconoscere se stesso, al di là della fama di cui godeva o della quotidianità da cui poteva sentirsi oppresso.

Dai versi della poesia Mania de persecuzzione, nonostante il tono apparentemente bonario, emergeva il clima soffocante del periodo, quanto il sistema, il regime, tendesse a penetrare nella vita delle persone e a seguirle fin dentro le loro case, se necessario. Le spie erano tanto abili e scaltre che la loro ombra si poteva sovrapporre a quella delle loro vittime.

La notte, quanno guardo l’Ombra mia

che s’allunga, se scorta e me viè appresso,

me pare, più che l’ombra de me stesso,

quella de quarcheduno che me spia.

Se me fermo a parlà con un amico

l’Ombra s’agguatta ar muro, sospettosa,

come volesse indovinà una cosa

che in quer momento penso, ma nun dico.

Voi me direte: «È poco ma sicuro

che nun te fidi manco de lei…».

No, fino a questo nun ciarriverei…

Però, s’ho da pensà, penso a l’oscuro.

 

Il «Voi me direte…» è molto illuminante, continua Mancini, in quanto “apre un dialogo con un mondo, con un popolo, che sa esattamente di cosa stia parlando il poeta e che fa del poeta la voce capace di denunciare quanto altri sono costretti a mormorare di ‘contrabbando’».

«Nella Roma del 1935, conclude Mancini, si contavano numerosi fermi, arresti e condanne per critiche od offese al duce, spesso in stato di ubriachezza, per conversazioni carpite nelle osterie, per aver raccontato barzellette sul regime. Trilussa, in maniera ironicamente realistica, descriveva il senso di oppressione e il clima di sospetto che soffocava sul nascere ogni tentazione di esprimere spontaneamente il proprio pensiero, anche in casa propria. Nel 1935, a Trastevere, in uno stabile di via Luigi Santini, il gruppo del fascio rionale fece praticare un foro in un muro che divideva l’abitazione di un portiere dal retrobottega di una fiaschetteria, e per diverso tempo organizzò turni di ascolto, per il sospetto che alcune persone vi si riunissero per parlare male del duce».

L’Autore
Ugo Mancini
è docente di Storia e Filosofia nei licei e studioso del fascismo. Tra le sue pubblicazioni: Lotte contadine e avvento del fascismo nei Castelli Romani (2002); 1939-1940. La vigilia della seconda guerra mondiale e la crisi del fascismo a Roma e nei Castelli Romani (2004); Il fascismo dallo Stato liberale al regime (2007); Classe industriale e costituzione economica. Il progetto liberista del “partito degli industriali”, in A. Buratti, M. Fioravanti, Costituenti Ombra (2010); La guerra nelle terre del papa (2011); Il fascismo a settant’anni dalla Liberazione, in Aa. Vv., Ruggero Zangrandi: un viaggio nel Novecento (2015). È autore inoltre del corso di storia per i licei Il mondo, i fatti, le idee (2007). Con Infinito edizioni ha pubblicato 1926-1939, l’Italia affonda (2015) e Sotto la cenere (2019, II ed. 2022, vincitore del Premio Matteotti 2020, sez. Narrativa).

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