Luigi Mezzanotte interpreta “Il compleanno” di F. Permunian
Evocare fatti storici inequivocabilmente tragici attraverso la bellezza della rappresentazione artistica potrebbe dirsi quasi una contraddizione in termini, come racconta lo scritto seguente, chiuso mirabilmente dalla bellezza cristallina d’un passo dello scrittore Francesco Permunian (Premio Comisso 2017 e Premio Dessì 2019), Il compleanno, liberamente tratto dal suo romanzo La Casa del Sollievo Mentale, Ed. Nutrimenti. Portato in scena da Luigi Mezzanotte, attore di cinema e teatro che lavorò lungamente col drammaturgo e regista Carmelo Bene.
Memoria – Oblio * (Testo Scena Sintetica)
Nel 494 a. C. la città di Mileto, che guidava la rivolta dei greci d’Oriente contro i persiani, fu assediata ed espugnata dal nemico:gli uomini furono uccisi, le donne e i bambini fatti schiavi. Qualche anno dopo, il poeta Frinico drammatizzò il disastro in una tragedia intitolata La presa di Mileto. Erodoto (VI,21) ci riferisce la reazione del pubblico: «Tutti gli spettatori scoppiarono in lacrime: [al poeta] fu inflitta una multa di mille dracme per aver ricordato loro le proprie disgrazie, e fu decretato che nessuno rappresentasse mai più quella tragedia.»
Per la prima volta viene proibita la rappresentazione di una tragedia. Il motivo? Aver toccato troppo da vicino la coscienza degli spettatori.
Quale codice espressivo è più idoneo per raccontare l’orrore?
- Argomento di derivazione adorniana: il “bello estetico”, comunque sia realizzato, magari anche in controcanto, attenua o addirittura oblitera l’orrore degli eventi storici più disumani, dal momento che il ”bello estetico” è quanto di più umano vi sia. La stilizzazione poetica di un dolore indicibile lo rende funzionale a un piacere, ossia al suo contrario, alla sua negazione. Del resto qualsiasi discorso sull’indicibile, produce un’analoga contraddizione.
- D’altro canto l’arte, nell’accezione più ampia del termine, è il mezzo di gran lunga più efficace per conferire perennità alla memoria di un fatto, e i fatti quanto più sono terribili, tanto più chiedono a gran voce di non essere sepolti nella dimenticanza, chiedono insomma di essere, per quanto è possibile, eternati nella memoria degli uomini.
- « […] L’erba di primavera – come un lenzuolo misericordioso – si nutrì dei morti. L’oblio fu il vero vincitore. Eppure, quando si fa sera e l’aria più fredda scende dai monti, tutti i fili d’erba ondeggiano al vento disegnando sulla pianura un unico volto. Il volto di un bambino che grida ancora nella notte, reclamando indietro la vita.» (Francesco Permunian, Il compleanno, Nutrimenti ed.)
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