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Una croce discriminata

Febbraio 08
23:00 2010

È di nuovo polemica quella sull’esposizione del simbolo religioso nei luoghi pubblici. Ed ora è intervenuta anche la Corte Europea per i diritti dell’uomo, la quale ha stabilito che l’esposizione del crocefisso in aula “è contraria al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro convinzioni e con il diritto dei bambini e dei ragazzi alla libertà di religione”. La sentenza fa seguito al ricorso presentato da una donna la quale chiese all’istituto frequentato dai suoi figli di togliere i crocefissi in nome del principio di laicità dello stato. Trovandoci in questo determinato clima siamo dunque portati ad affrontare una rilevante questione ovvero l’importanza del crocefisso nelle aule scolastiche. È dunque legittimo lasciare questo simbolo?
Considero la sentenza della Corte il risultato di un laicismo che da tempo esiste in molte istituzioni europee, poiché viviamo in un mondo nel quale il pluralismo religioso e culturale tende a cancellare ciò che ci appartiene da secoli, ciò che rappresenta il nostro essere. Il crocefisso è l’immagine vivente di libertà e umanità di sofferenza e speranza rappresenta un valore universale di salvezza in cui si riconosce la nostra società. Esprime l’anima del nostro Paese i suoi valori più profondi: appartiene alla sua storia e alla sua identità culturale, è parte integrante delle sue radici. È per noi un segno che richiama un orizzonte culturale, indica da dove veniamo perciò dobbiamo difendere la sua presenza poiché significa difendere l’evidenza delle nostre radici culturali. Per un principio di tradizioni e valori della nostra cultura ognuno deve riuscire a mantenere le proprie radici, la propria linfa vitale poiché un albero senza linfa muore e forse piano piano ci stiamo annullando in un mondo sempre più laico e conformista.
Certo ognuno di noi ha proprie convinzioni, sostiene le proprie tesi ed essendo in un Paese democratico ha il diritto di poterle esprimere liberamente. Molte persone sono sfavorevoli all’esposizione del crocefisso ponendo alla base delle loro tesi solide convinzioni come l’assoluta laicità dello stato ovvero “libera Chiesa in libero stato” come disse Cavour separando in tal modo le due istituzioni; dunque stando a tali tesi i simboli religiosi dovrebbero essere aboliti così da creare un ambiente tollerante privo di comportamenti pregiudizievoli rispettando le altre religioni poiché possono essere un motivo di confronto tra studenti di diverse culture. Tuttavia l’Europa sembra fare sempre più riferimento a se stessa come entità burocratica e non come entità attenta alla storia alle radici dei singoli popoli che la compongono cancellando sempre più le identità di ogni singola nazione e sfumandole in un’unica grande cultura cosmopolita.
Ma ci chiediamo qualche volta guardando i nostri figli a quale futuro ci stiamo preparando? Vogliamo forse diventare un popolo senza identità e senza forma? In grado soltanto di adeguarsi a nuove mode? Lo scenario odierno presenta questo: un’Europa che tradisce l’ideale di cristianità voluto dai suoi fondatori e incapace di proteggere il simbolo di pace e fratellanza che lo rappresenta. È dunque in nome della libertà di coscienza dell’uguaglianza delle religioni chi vuole la rimozione del crocefisso compie un gesto di grave intolleranza nei confronti di coloro che ne condividono il pieno significato e si collocano nel solco della sua storia.

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