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Vjs Velletri, mister De Massimi: “Con i numeri di questa stagione non si naufraga ma neanche ci si salva”

Giugno 01
19:19 2022

Ci mette la faccia, come sempre accaduto, e commenta a tutto tondo questa stagione particolare per la Vjs Velletri. Il tecnico Stefano De Massimi, al termine dell’ultima giornata di campionato, ha ripercorso le tappe di quest’annata contraddistinta da diversi stop che hanno impedito alla squadra rossonera di andare oltre un tranquillo centroclassifica nonostante in alcuni momenti del girone di andata una rimonta verso le zone più alte sia parsa possibile.

Mister De Massimi, partiamo dall’ultima giornata che è un po’ il film della stagione: gol preso su calcio da fermo, gol preso su rigore, poi tanto gioco ma non si riesce a raddrizzare il match. È una lettura giusta di quanto accaduto?

Anche in quest’ultima gara del campionato abbiamo mostrato un’identità di gioco ben definita. Siamo stati credibili e continui nei 90 minuti mettendo in difficoltà il loro pacchetto di difesa e soffrendo praticamente nulla. È sempre importante giocare forte la propria proposta, poi si vince o non si vince ma si guarda al miglioramento sempre. I complimenti ricevuti prima della gara e nel post dallo staff dei nostri avversari non portano punti ma danno carica. Complimenti che naturalmente giriamo a loro per l’ottimo campionato.

Quanto ha pesato totalizzare un solo punto nelle prime cinque ai fini del cammino, tra l’altro al cospetto di alcune formazioni poi rivelatesi alla portata vista la graduatoria finale?

Ci ha fatto male e allo stesso tempo ci ha messo fretta nel crescere. Vederti a distanza di più di 10 punti dopo appena un mese di campionato da tante squadre è stato un macigno per la mole di allenamenti corsi e per le ambizioni che nutri in fase di preparazione e mercato. Da un tunnel troppo scuro per essere vero siamo riusciti a tornare alla luce proponendo con più convinzione la nostra proposta e il nostro linguaggio tecnico comune. In quei momenti difficili in tanti hanno abbandonato la nave e in pochi mi hanno aiutato a farla rientrare sana in porto. É una stagione che lascia sia rimpianti sia rimorsi sia errori sia volta-spalle.

La sua squadra è parsa come il dottor Jeckyll e mister Hyde: nel primo scorcio di campionato sembrava destinata a un campionato in zona play out, dalla quinta alla dodicesima ha rimesso a posto la differenza reti a suon di goleade perdendo solo con il Lariano capolista. Qual è la vera Vjs Velletri?

Questa è una squadra che si allena in maniera seria per colpire forte la domenica qualsiasi sia l’avversario e qualsiasi sia la posta in palio. Ai trionfi non credo come non credo nei disastri perché nello sport, che poi rimane il nostro “palcoscenico”, niente resta intatto. Al contrario si corre nella direzione dei rinnovamenti proprio per la fame di migliorare. Ecco, questo è il cambiamento che mi intriga e per cui vale la pena perseverare. La squadra dovrà per forza di cose essere evoluzione di sé stessa.

Nel girone di ritorno, a suo parere, è mancata la continuità? In casa sono arrivate prestazioni con vittorie roboanti, in trasferta invece avete totalizzato appena due punti su diciotto…

Questo è un rammarico.  Non siamo riusciti ad essere credibili anche in trasferta e questo ci penalizza nella posizione finale di classifica.  La si può interpretare in svariati modi ma senza immaginare tante colpe preferisco dire che non sono riuscito a dare alla squadra la continuità nei 90 minuti.  Quella continuità di gioco e attenzione che spesso in casa ci porta a trascorrere domeniche pressoché perfette per umore e voglia d’esultare.

Un aspetto positivo riguarda l’impiego di giovani nelle varie partite, con tanti Juniores che hanno esordito. Come giudica le loro prestazioni?

È stata un’idea condivisa già in estate con staff e società.  I 7/8 ragazzi in età under che si allenano con la prima squadra sono per me la normalità. Nelle volte in cui è stato possibile combinando orari e necessità, l’under 19 e la prima squadra hanno svolto allenamenti congiunti, fondamentali per un ritmo crescita sereno e quasi immediato soprattutto con alla base gli stessi principi. Personalmente in loro ci vedo potenziale e il campionato Juniores sta portando soddisfazioni importanti aspettando il finale tutto da scrivere.

Che voto dà alla stagione della Vjs Velletri, alla luce del cammino svolto?

Bisogna avere l’ambizione di fare meglio e dividersi tra meriti e colpe. Con i numeri di questa stagione non si naufraga ma neanche ci si salva.

Qual è stata la partita con maggiori rimpianti, se ce n’è una?

Volevo vincere assolutamente la partita d’esordio perché le sensazioni della prima volta sono sempre le migliori e spesso quelle che incanalano chimiche positive.

La squadra non ha mai mancato di impegnarsi, cercando un’identità di gioco in ogni match. Cosa doveva andar meglio?

Abbiamo mancato la prestazione in un paio di eventi, non di più.  Spesso abbiamo mostrato di saper giocare forte il nostro gioco raccogliendo meno di quello che si poteva prendere. Ma i ragazzi lo sanno che non basta sapere la lezione a memoria perché poi il campo regala meriti a chi spingere la propria voglia oltre. E quando parlo di voglia metto nel calderone la fame, il non mancare mai, il crederci sempre, l’attenzione, la scalata per un compagno in ritardo, il rimprovero a chi non suda in allenamento, il seguire l’esempio dei leader silenziosi e di quelli tecnici, il portare nel borsone esclusivamente chimica positiva per il gruppo e per il Mr.

Il problema è sorto soprattutto contro le big: riverenza verso l’alta classifica, scarsa esperienza o cosa?

Nei match contro le big del girone siamo sempre riusciti a fare la prestazione importante nonostante che il covid non ci abbia mai permesso di essere a pieno organico. Sappiamo benissimo che dobbiamo strutturarci per fare un campionato per i posti che contano ma questo non cancella il fatto che tutti i ragazzi rimasti fino all’ultima gara sono sempre entrati in campo per dare il loro massimo sostegno a gioco e squadra. Se non ci siamo riusciti nonostante i nostri continui tentativi vuol semplicemente dire che non eravamo pronti.

Ci sono comunque delle basi importanti da cui ripartire per alzare l’asticella?

Le squadre hanno l’obbligo di cambiare secondo me. Da come le prendi ad inizio anno devono mostrare modifiche negli atteggiamenti sportivi e umani che sono poi quei sintomi di evoluzione che ti portano al risultato con continuità. La credibilità nello sport passa per i risultati questo è certo, e l’ambizione è quella di farlo diventare meccanismo riconoscibile dove dietro le quinte c’è uno staff che piccona in maniera instancabile ma alla base e da protagonisti giocatori pronti a giocarsela veramente con qualità e attitudine alla vittoria.

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