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Volevodire

Luglio 04
02:00 2008

“Tu ti perdi nel paradiso interiore/ e anche la tua pietà gli è nemica” (P.P. Pasolini – La Terra di Lavoro)
Campania. Sul muro campeggia la scritta “Gesù, salvaci da Bassulino”. Un omino piccolo sorbisce l’aria del mattino accanto ad un mucchio di immondizia troppo grande per lui. Una signora mi racconta, se lo racconta più che altro, che loro non ce la faranno mai, perché sono fatti male, e non ne usciranno da questa esperienza, poi accenna un “noi”, ma la blocco subito dicendole che faccio la differenziata, non ho mai buttato un pezzo di carta in strada in vita mia, mentre vedo una donna che scarica immondizia vicino al proprio negozio sapendo che domattina e dopodomani e dopo la ritroverà li. Dico alla mia interlocutrice che è una questione di mentalità e bla, bla,… ma l’omino no. L’omino che è anche mezza Campania, quella che fa la differenziata e che fa di tutto perché la propria regione sia al meglio, anche volendo dove lo potrebbe mettere quel trionfo ‘e munnezza che gli campeggia vicino? Se anche lavorasse qualche giorno per rimuoverlo dove lo potrebbe portare? Gli strumenti per risolvere il problema a questo punto non sono più nelle sue mani e con le braccia abbandonate lungo i fianchi sembra dire proprio questo. Sulle isole, apparentemente, l’emergenza sembra meno importante, ma lasciati i centri storici puliti e carichi di meraviglia e luce, alla svolta d’una strada che porta in campagna riappare il serpentone di buste bruciate, meno lungo e drammatico, ma c’è. Tra l’altro, anche gli isolani, hanno cominciato a capire di essersi svenduti al miglior offerente: qualcuno aveva un cuore, come un noto editore che diceva che “i soldi bisogna farseli perdonare” e cercò di rendere le bellezze “della sua isola” note al mondo, lavorando di simpatia e pubbliche relazioni. Altri non lo avevano (il cuore) e il territorio si ritrova colonizzato dall’abuso cementizio per un turismo sempre meno esigente: gli alberghi ricorrono alle offerte per attirare turisti, poi devono tagliare i costi a scapito dei loro ospiti e il serpente si morde la coda così già da qualche anno. Lontano, la pronunzia perfetta di Roberto Murolo, accompagnato dall’inseparabile chitarra, dita d’aria su corde d’oro, canta struggente: Addò me ne vogl’j to dic’ /e crideme /Addo se ne vo’ j chi è stanc’ e chiagnere (…) cercamella trovammella/ portame a chella sciaguratella… sciagura è non portare nel cuore un pezzo di questa straordinaria ricchezza. Per chi ne è figlio, e per chi la guarda di passaggio, cogliendone appena l’ineffabile.

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