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#Nonleggeteilibri – ‘Ultima favola’ di Permunian

#Nonleggeteilibri – ‘Ultima favola’ di Permunian
Febbraio 07
16:51 2016

“Non leggete i libri

fateveli raccontare” (Luciano Bianciardi)

Ultima favola di Francesco Permunian – Il Saggiatore, 2015 €16,00 e-book disponibile € 6,99 isbn 9788842821311

«Il vento di marzo ha soffiato tutta la notte, lacerando la coltre dell’inverno. La primavera è alle porte. Anche in quel luogo ignoto e segreto in cui A. dimora da tempo, mi domando, verrà la primavera? Anche laggiù, in quell’oscuro aldilà sempre avvolto nelle nebbie della lontananza, qualche volta splende il sole? Pensieri ricoperti da lunghi drappi neri, che assomigliano a uccelli di ventura. Pensieri troppo invernali per essere ricordati adesso, all’inizio della bella stagione. Di A. non odo più che un pianto flebile. Intermittente, remoto. Dura da anni, e ha fatto a pezzi tutti i miei sonni». Bello. In questo nuovo appuntamento con i libri che prende il nome da un bel titolo di Bianciardi, non mancherà Permunian. Il cognome con l’accento sulla a e si chiama Francesco come un altro grande scrittore di cui ho letto, o sfogliato, credo, quasi tutto, Francesco Biamonti. Questi mi piacerebbe definirli ‘scrittori universo’ e una volta che li hai conosciuti e che ti pare d’aver trovato la chiave per poterli leggere e in parte comprendere, continui a cercarli. In Permunian si associano emozioni diverse che dallo scrittore passano al lettore: sentimento del tempo; pudore (nomi cari scritti con l’iniziale puntata, necessità che non sfuggano le sillabe perché sfuggirebbe il ricordo?), dolore. Ma la lettura di Ultima favola non è una lettura drammatica. Anzi. L’autore usa un incantevole linguaggio distante e ben misurato per sottoporci i tipi strani che possono capitare ad un cronista di provincia come Ottavio, il protagonista. Dileggio e tenerezza sono dietro l’angolo, per amare le persone, quelle ritenute ‘strane’ dai più ci vuole la capacità di comprendere e rispettare e anche di ridere, e tanto. Ottavio si ritrova coinvolto in diverse umane vicende anche grazie a sua nonna Marietta, raccontare la grazia di questo personaggio diventa difficile se non si legge il libro, così com’è difficile dire la ‘triste genia’ dei coniugi Manovella colleghi di redazione (leggendo questi passaggi su rassegne e premi letterari torna ancora piacevolmente in mente Nico Orengo). E però Permunian, alla fine, non somiglia a nessun altro scrittore: il suo libro continua a lavorare nella mente a pagine chiuse (sul perché ci torneremo su); l’ultima favola e gli ingredienti per viverla sono forse quelli della copertina pop scelta da Il Saggiatore? Una famiglia benevola, un neonato, amici, forse un religioso e un prato verde che riflette i raggi di una bella giornata di sole? Così o questa è l’ultima favola che possiamo/vogliamo narrarci in una accolita umana che sembra non avere requie in quanto a nuove stoltezze, oppure gli affetti sono sempre validi per ‘ricominciare’. Validi anche per raccontare storie nel tanto bistrattato romanzo italiano (o faremmo meglio, ormai, a dire europeo?) come questo di Permunian che ci proietta in luoghi e non luoghi e in un trascorrere delle stagioni che più che di appartenenze ci parla di tanta ineffabile umanità strappata «al fiume dell’oblio». (Serena Grizi)

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