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per l’imponenza – è a dimensione pressappoco doppia di quella umana – e la pregevole fattura, fu contesa da antiquari e poteri temporali dell’epoca, ivi compresa la Chiesa, fino a che, dopo essere stata ‘deportata’ a Roma e Napoli, giunse il Bonaparte a mettere tutti d’accordo, trasferendola a Parigi, dove è tuttora conservata nel Museo del Louvre. Lo spettacolo, molto articolato e condotto da una voce narrante, ha voluto dare vita ai vari personaggi venuti a contatto con la Minerva, Giovanni De Santis, l’antiquario Pacetti, il Cardinal Borgia, Napoleone …, ed alla dea stessa, nata dalla fronte di Giove e perciò simbolo della saggezza, e paladina delle virtù femminili. Il ‘romanzo’ della statua si è animato al cospetto di un pubblico attento ed emozionato per merito delle interpretazioni di Patrizia Arcioni, Betty Bianchini, Giovanni Bottacci, Ginella Dibennardo, Antonella Fede, Eleonora Fede, Leonardo Pellegrino, Roberto Pennacchini e Giorgio Sacco. Interventi musicali di Riccardo Morsilli, primo violino e direzione musicale, Giuseppe Todaro, secondo violino, Alessandro Incagnoli, violoncello, e Carlo Trenta, pianoforte, che, con accenti meditativi e quasi elegiaci, parevano sottolineare malinconia e dispiacere per la lontananza del capolavoro marmoreo. La direzione artistica, sobria e puntuale, di Carla Petrella, testi e coordinamento di Tiziana Gubbini. Conclusione con lo splendido tema da ‘Romeo e Giulietta’ quasi a lenire ferite e suscitare speranza. Speranza che diventa certezza nel saluto finale del prof. Marco Nocca, dell’Accademia di Belle Arti di Roma, che ricorda che la Statua, come bene artistico di eccellenza, è patrimonio di tutti, ed il fatto che sia custodita e valorizzata in uno dei massimi musei mondiali deve essere vanto e conforto per i veliterni. Presenti personalità, politiche e della cultura, anche di altre città; ma è mancato, e l’importanza dell’evento lo avrebbe richiesto, almeno il saluto di un rappresentante dell’Amministrazione Comunale.