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Ricordando Renzo Nanni e altri grandi personaggi di Velletri nel decennale della loro scomparsa

Ottobre 21
08:41 2014

Guttuso - L'avvenire non è la guerra (1946)

Quando persone particolarmente care e di valore “scompaiono”, forse semplicemente si celano dentro di noi continuando ad esistere tramite la memoria viva che di esse perdura. “Assenze” che non sono tali se si riesce a far tesoro del loro esempio di vita, dei loro preziosi “messaggi”.

Vogliamo qui ricordare alcune persone eccezionali, assolutamente insostituibili, che ci lasciarono nel 2004, dieci anni fa.

Il 17 gennaio se ne andò improvvisamente Piero Caneti, il “Maestro dal pollice verde”. Socio dell’AIAPP (Associazione Italiana Architetti del Paesaggio), socio fondatore e onorario dell’ADIPA (Associazione Diffusione Piante fra Amatori), docente di Corsi Regionali, collaboratore di riviste specializzate e autore di diverse pubblicazioni fra cui “Il Giardino mediterraneo secondo Natura” e “Velletri, le sue Camelie”.

Ideatore e fondatore con alcuni amici della “Festa delle Camelie”, la cui prima edizione si svolse nel ’95 negli spazi dell’Istituto Sperimentale per l’Enologia. Alla 9° Edizione, nel 2003, la gestione della manifestazione passò al Comune, e Piero Caneti si fece elegantemente da parte, ma chissà con quale rammarico per il suo Progetto originario che prevedeva ben altri sviluppi.

Tra i promotori della “Festa delle camelie” anche Giovanni Capozzi, che alla Cantina Sperimentale era di casa fin da ragazzo, altro grande personaggio che fa ricca la storia dell’agricoltura e in particolare dei vigneti di Velletri e non solo, ideatore del Nuovo Bellone considerato il suo incrocio più riuscito. Giovanni se ne andò anche lui nel 2004, il 5 agosto, lasciando alla figlia Fiorella l’eredità di una passione senza limiti per la terra e i suoi preziosi segreti.

Il 24 febbraio fu la volta di Vincenzo Nicosanti, il “Re del Rosso”. “S’intendeva di agricoltura come nessuno, un autodidatta che avrebbe meritato una cattedra in una Università di Agraria”, scrisse tra l’altro di lui Guido Di Vito (altro illustre “scomparso” ancora tutto da celebrare, allora Direttore Responsabile de “il Cittadino”) nel suo saluto all’amico e allo stimatissimo personaggio.

Nel tinello in via dei Cinque Archi, Nicosanti produceva l’insuperato “Rosso Sole e Luna” che gli valse per quattro anni consecutivi – dal ’93 al ’97 – il primo premio al Concorso “Miglior Vino Rosso” organizzato dall’AIS (Associazione Italiana Sommelier) veliterna e sponsorizzato dal Comune. Socio del Co.Pro.Vi. dal 1976 al 2002, era il Consigliere più anziano del Consorzio Produttori Vini. Rappresentante della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori), nel Congresso Internazionale FAO che si tenne a Roma nel 2000, ebbe modo di esporre le sue idee sul degrado dell’agricoltura e possibili rimedi, e la sua voce risuonò forte e chiara imponendosi all’attenzione dei partecipanti al summit e riscuotendo forte approvazione.

Vincenzo Nicosanti se ne andò con la disperazione nel cuore per lo scempio ambientale in atto che gli faceva prevedere una catastrofe globale senza ritorno. Un dolore che lo logorava da anni e che negli ultimi tempi lo stava letteralmente divorando. L’abbandono e la cattiva gestione delle terre, rappresentava per lui l’inizio della fine.

Renzo-Nanni-copertinaPoi arrivò il 1 aprile a portarsi via Renzo Nanni. E non fu uno scherzo. E qui non tenteremo parole, perché troppo ci sarebbe da dire.

Chi è Renzo Nanni – Premio Viareggio Opera Prima 1952 con il poemetto “L’avvenire non è la guerra”– spetta alla Storia stabilirlo. Prima o poi sarà onorato come merita il Poeta, il Testimone, il Protagonista, l’Uomo.

Per ora vogliamo solo ricordare che Renzo Nanni se ne andò con una spina nel fianco per i cento euro di contributo per una iniziativa culturale che l’Amministrazione veliterna di allora gli aveva promesso e mai gli versò.

“Appena esco da qui” disse Renzo quand’era ricoverato presso l’ospedale di Aprilia, alcuni giorni prima di andarsene, “per prima cosa salirò ancora una volta le scale del Palazzo per sistemare la faccenda”. Renzo non salì quelle scale, i conti restano tuttora aperti.

Vorremmo concludere con pochi versi del grande Poeta livornese, lasciando in sospeso la rievocazione di una figura esemplare e magnifica che ha tracciato un solco incancellabile ovunque ha posato il suo sguardo e la sua parola. E forse la città di Velletri si renderà conto nel tempo di chi ha avuto l’onore e il pregio di ospitare nel suo territorio.

Rabbiose
memorie: ora so di certo quanto
risolutivi quanto vigorosi
quegli strazi di carne rivelata
quanti solchi segnaste per i passi
futuri quando a ritmo cosacco
sarete voi, alpini di Boves,
a intonare fischia il vento, nell’impeto
di scarpe rotte a ricominciare la storia.
(da Minuscoli su pagina bianca Forumu/Quinta Generazione 1982)

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