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XVI edizione del Premio Ermanno Casoli assegnata all’artista Andrea Mastrovito

Luglio 18
14:38 2016

È uno dei più attesi riconoscimenti nel panorama dell’arte contemporanea nazionale e non solo: il Premio Ermanno Casoli è giunto alla XVI edizione, sempre nel segno della contaminazione tra arte e mondo dell’impresa. Il Premio, a cura di Marcello Smarrelli, è stato attribuito quest’anno a uno dei più interessanti artisti italiani: Andrea Mastrovito.
Nato a Bergamo nel 1978, Mastrovito è una delle voci più affermate nella scena artistica internazionale, grazie ai numerosi riconoscimenti, mostre e progetti commissionati da istituzioni pubbliche e private di tutto il mondo. Il Premio è stato assegnato all’artista per la sua ricerca in linea con i principi sostenuti dalla Fondazione Ermanno Casoli: innovazione, sperimentazione, contaminazione di codici differenti, capacità di leggere i contesti, trasformando il pubblico in parte attiva alla realizzazione dell’opera d’arte, spiccata attitudine progettuale, abilità nello scardinare convenzioni e comportamenti acquisiti, qualità estetica.
La XVI edizione del Premio Ermanno Casoli presenta un’importante novità: tutte le attività si sono svolte presso lo stabilimento farmaceutico Angelini di Ancona, e sono state inserite all’interno di un progetto di formazione che nasce dalla collaborazione tra la Fondazione stessa e la società M&D, da anni partner di numerose iniziative.
L’obiettivo è stato quello di coinvolgere più di 100 persone che lavorano in Angelini, chiamate a realizzare VITRIOL, un’opera d’arte permanente insieme all’artista, concepita appositamente per il loro ambiente di lavoro. Artista, dipendenti, curatore e formatore si sono confrontati nelle varie fasi del progetto – dalla gestazione alla messa a punto – e hanno operato fianco a fianco alla realizzazione dell’opera.
“Lo spunto progettuale di Mastrovito per il Premio – spiega il curatore Marcello Smarrelli – ha una lunga tradizione nella la storia dell’arte. La scienza – in particolare la medicina e la farmaceutica – sono state importanti fonti di ispirazione per gli artisti di tutti i tempi: basti pensare a Leonardo da Vinci o, più recentemente, a Damien Hirst”. Allo stesso modo, il lavoro concepito da Mastrovito nasce dall’osservazione dei processi chimici – complessi e ricchi di passaggi – attraverso i quali si giunge a ottenere le polveri dei principi attivi. Polvere che è anche un elemento di quel processo “alchemico” tipico dell’artista: partendo da una recente serie di lavori, Mastrovito ha realizzato – insieme al gruppo di lavoro formato dai dipendenti – delle incisioni sui muri in alcuni luoghi prescelti dello stabilimento estrapolando una serie di figure che hanno preso vita attraverso i colori preesistenti nei vari strati del muro, svelando nella stratificazione e nel passaggio del tempo, una vera e propria archeologia dello spazio. Le polveri ricavate dall’incisione nel muro sono state poi raccolte ed esposte assieme all’opera, come se fossero l’“anima” della figura incisa nel muro, il suo “principio attivo” – riconnettendosi alle attività di Angelini.
“Io, quattro assistenti, sette muri e cento dipendenti. Mi è capitato spesso di collaborare con decine, centinaia, a volte persino migliaia di persone per realizzare dipinti, installazioni, performances. E ogni volta imparo qualcosa di nuovo: in Angelini ho visto prendere forma sotto i miei occhi il concetto di squadra – ha commentato Andrea Mastrovito – Questo è importante per un artista, dato che noi artisti siamo, in fondo, profondamente individualisti. Mi è bastato disegnare il campo da gioco, le aree, i “fuori” e i “dentro” e poi gettare il pallone in mezzo al campo: lì i dipendenti di Angelini hanno giocato liberamente, restituendomi un risultato a dir poco incredibile considerando le difficoltà estreme di certe pareti.”
La realizzazione delle incisioni, a partire dagli input di Mastrovito, è stata affidata alle persone dell’azienda secondo una metodologia consolidata della FEC che vede la mediazione del trainer Piero Tucci, Senior Partner di M&D, fondamentale per facilitare il rapporto tra artista e dipendenti e per trasformare gli input derivanti dai processi creativi in comportamenti utili alle attività aziendali. Tutte le persone coinvolte nell’attività formativa sono state così parte attiva nella creazione di un’opera d’arte condivisa e partecipata. “Ritengo questa metafora uno strumento didattico di grande impatto – dice Piero Tucci – poiché conduce i partecipanti a creare qualcosa che prima non esisteva e che prende forma attraverso il contributo di tutti: la collaborazione assume così una sua forma specifica che esce dalla sua astrattezza teorica per rivestirsi di significati concreti e tangibili”.
L’opera VITRIOL sarà presentata al pubblico, alla stampa e ai rappresentanti delle istituzioni, come ulteriore testimonianza dei benefici che l’interazione tra arte e impresa produce il 16 settembre presso ACRAF Angelini.

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