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A 21 anni dalla scomparsa, nel suo mese, marzo, ancora ‘sulle tracce di Francesco Biamonti’…

A 21 anni dalla scomparsa, nel suo mese, marzo, ancora ‘sulle tracce di Francesco Biamonti’…
Marzo 24
16:39 2022

Francesco Biamonti 1928-2001 – Dello scrittore, a 21 anni dalla scomparsa, sopravvive ‘un pugno di libri’, molte pubblicazioni postume sulla sua opera ed un romanzo incompiuto. E altre cose che leggerete di seguito. Dei suoi libri cosa resta? La luce che emanano aprendoli, come ci si affacciasse sull’aspra roccia-giardino che è la Liguria. Leggendoli, oltre il preciso esserci in un tempo che scorre, lo splendore del mare, le sagome scultoree degli ulivi. L’abbaglio dell’acqua salmastra col sole. Restano diversi filmati in rete: le ‘chiacchierate’ di fronte al mare a parlare degli amati poeti e pittori. Perciò resta molto. Nelle sue opere anche il fenomeno dell’immigrazione che sfiorava per passaggi le alture liguri, oggi profondamente mutato ma il senso profondo dell’umano (e del disumano) sono colti da Francesco Biamonti nella loro pienezza. Lo scrittore, oltre che leggere i disegni del passato, decritta i segni che faranno il futuro. E Biamonti regala, infine, un senso di pace, perché i suoi personaggi, spesso tormentati, sono capaci di godere la bellezza dell’attimo, conoscono l’importanza del silenzio oltre quella della parola…dell’accoglienza dell’altro.

«[…] Come dice Montale, la memoria non è peccato finché giova, tuttavia non è esente da sensi di colpa.
La vita slitta di continuo, ondeggia. Il mare riflette il cielo e vi navigano anche i morti. Le cimetière marin è un testo fondamentale. Tra oro, marmi e tombe, la vita è sempre all’inizio.
Leggo Montale, Valéry, Camus per la loro métaphysique ensoleillée e lo stile rischioso e severo.
Leggo dappertutto e di solito scrivo a casa. Ho amato Pavese, Silvio D’Arzo, Calvino, Lalla Romano, Rigoni Stern, Boine, Sbarbaro, Montale.
Il paesaggio? È destino umano abitare un mondo. Un’opera d’arte nasce da un rapporto della coscienza soggettiva con la storia e con la natura. Il paesaggio che mi vedo sempre davanti agli occhi è quello ligure. Le storie in genere le invento, raccolgo e solidifico una sparsa atmosfera.
Non denuncio, descrivo un disagio. La terra forse insegna la calma, la ricerca della verità. Amo le radici nella terra, ma anche il cielo e il cosmopolitismo. Ben vengano altri popoli, altri individui, colgono anch’essi il significato delle rocce e dei cieli.
Ho col dialetto un rapporto ambiguo, a volte mi pare di un’acre verdezza, a volte morto, stucchevole, specie se ostentato.
La mia giovinezza fu priva di tutto, di libri, di cultura, di scuola; fu angosciante, mutilata. Forse per questo mi piacciono gli emarginati, coloro che hanno una vita nuda, dove tutto è passaggio, transito, clandestinità. L’uomo è l’essere delle lontananze. «Glissez mortels, n’appuyez pas». È una sentenza dell’antica Francia che mi ripeto sovente…
La donna e la morte sono sogni che si sprigionano all’improvviso. Portano a investigare nella mitologia dell’anima. Amerei scrivere un giallo senza fatti, per mutamenti interni, oppure un libro di cieli. Nella vita c’è sempre una mutilazione.»

(Francesco Biamonti, breve nota autobiografica, ora in ID., Scritti e parlati, a cura di G. L. Picconi e F. Cappelletti, Einaudi, Torino 2008, PP. 16-17). Tratto dal sito https://www.sulletraccedibiamonti.it/biamonti.html

Mentre su FB esiste la pagina “Amici di Francesco Biamonti” che ha curato molte iniziative sulla figura dello scrittore e sul territorio al quale si è ispirato, fra San Biagio della Cima, la costa ligure che pure amava, i paesaggi di frontiera, quelli dei clandestini e dei passeurs.

Ma cercando si trovano molte altre tracce che mantengono viva la memoria dell’uomo e del suo lascito letterario…. (Serena Grizi)

Immagine: F. Biamonti ed E. Morlotti, immagine web

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