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A proposito di crisi……

Aprile 30
23:00 2009

Da Notizie in Controluce, Marzo-Aprile 1995. «La cosa è molto semplice: per curare i problemi economici italiani i vari governi che si sono succeduti, da Amato a Dini, hanno tartassato i contribuenti con tasse (comprese quelle incluse negli aumenti di generi di consumo), con tagli alle spese e con il blocco degli stipendi. Ora, poiché i primi ad essere stati colpiti sono stati gli impiegati – e forse anche gli unici visto che non hanno la possibilità di ovviare con scarichi di IVA o con aumenti sui costi di prodotti venduti od onorari di prestazione – è chiaro che il loro potere di acquisto è diminuito paurosamente. Questo cosa ha determinato? Logicamente un capitale enorme che non viene più messo in circolazione, così si spende di meno nei negozi, un mal di denti si sopporta, ci si inventa imbianchini, idraulici, elettricisti, meccanici, ecc., i mobili della cucina o la vecchia Fiat andranno bene ancora per qualche anno. Morale: i liberi professionisti, i commercianti ecc. devono (ormai anche loro) stringere un po’ la cinghia. Se in programma c’era la barca o la nuova macchina di grossa cilindrata beh, forse per il momento è meglio aspettare. E poi? E poi anche i grossi industriali dovranno ridimensionarsi. E come? Il sistema più semplice e rapido è tagliare le spese, ovvero licenziare. E allora ricominciamo. Operai e impiegati o meglio ex operai ed impiegati che non possono più spendere, commercianti e lavoratori indipendenti che non guadagnano più abbastanza , industriali che licenziano. Andiamo avanti… no… siamo tornati indietro e di brutto. Manca il lavoro, mancano i soldi, crescono la paura e la disperazione: dove si vuole arrivare? Dove ci vogliono portare questi incapaci che ci governano? Di quanto è aumentato il deficit statale nonostante i rimedi di volta in volta “inventati”? Sono stati bravi o no i vari Amato, Ciampi, Berlusconi e Dini? No! Hanno fallito o stanno fallendo, perché la strada seguita non è cambiata, è sempre la solita musica… tasse, tagli, ecc.Insomma, quello che voglio dire è che il benessere non si crea impoverendo il popolo, non si può lasciare lo stipendio uguale a quello dell’anno passato aumentando però le spese familiari. Di cosa devono campare le persone? Non si può prendere in giro la gente dicendo che chi ha un reddito di 17 milioni annui e otto figli è esentato dalla dichiarazione dei redditi!».
Sono passati 14 anni da quando Notizie in.. Controluce ha pubblicato il mio articolo sopra riportato. Normalmente si sente dire: “Mi sembra ieri che…”, e invece questa volta no! Anzi, mi sembrano mille anni che siamo passati dalla “Prima Repubblica” alla “Seconda”. Mille anni perché quando una situazione pesa, quando colpisce duramente, quando fa soffrire tanta povera gente… allora dico che la mia percezione di tempo è di quelle che il tempo non lo fanno passare mai. Piuttosto lo fanno gravare sulle spalle delle persone in maniera sempre più pesante. Questo è l’effetto della “Seconda Repubblica” e i risultati di chi fortemente la voluta. Prima, quando le cose “andavano peggio”, i soldi giravano, ce n’erano un po’ per tutti, per tutti coloro che lavoravano e anche per chi… “faceva finta”. Oggi, dopo tante promesse (o più probabilmente bugie), di soldi ne girano veramente pochi. Dicevo che sono passati 14 anni da quando scrivevo che è sbagliato colpire la classe impiegatizia: perché l’impiegato (estendo il significato di impiegato a tutti coloro che percepiscono un compenso da un qualsiasi datore di lavoro) fa parte della più folta rappresentanza dei lavoratori e quindi, quando spende, mette in circolazione capitali enormi. Se gli viene diminuito il potere di acquisto o la paga, l’impiegato non compra più e succede quello che ho sopra descritto. Soprattutto si è colpito l’impiegato statale. Le privatizzazioni hanno bruciato centinaia di migliaia di posti di lavoro. I giovani stanno a casa ad elemosinare quattro soldi ai genitori per una pizza con gli amici. I genitori sono costretti a lavorare fino a 60/65 anni, ma attenzione: non sono i sessantenni/settantenni che spendono, bensì i giovani, non ci vuole un “falco” per capire questa semplice verità. Eppure i nostri politici non la capiscono. Così oggi si parla addirittura di pensione a 67 anni. Così oggi per risolvere la grande crisi che ci attanaglia (ampiamente prevista) si fanno immensi regali agli imprenditori, che poi, spesso, vanno a produrre all’estero perché gli costa di meno. Ma, anche a proposito di questo, è così difficile capire che poi quello che producono a queste condizioni non riescono a venderlo in Italia perché non gira più un centesimo? È così difficile capire che se vengono tolti soldi alla ricerca è meno lavoro che si offre? È così difficile capire che quando si parla di risparmio nell’apparato pubblico, significa meno soldi per tutti: perché non girano, perché non vanno all’impiegato, e dall’impiegato al commerciante, e dal commerciante al produttore, dal produttore all’impiegato, al commerciante ecc.?
Rifletto. C’è, inoltre, un altro aspetto della grande crisi che mi lascia perplesso: lo Stato paga “tutti” i contributi e tasse che deve pagare per i propri dipendenti, lo fa attraverso le famose trattenute . E i privati? Beh, se c’è qualcuno che non paga le tasse (sia quelle dei dipendenti – lavoro nero – sia quelle proprie), potete schizzare dalla sedia e urlare quanto vi pare, questi vanno ricercati, senza ovviamente generalizzare, tra tutti coloro che hanno un lavoro autonomo. Tra loro c’è quella classe di disonesti che ha portato l’Italia allo sfacelo. Tra questi una menzione particolare la meritano tutti quelli che svolgono il secondo lavoro nell’apparato statale (finiamola di parlare di impiegati che hanno un secondo lavoro, è esattamente il contrario: quale è il reddito principale tra i due lavori?), questi il Brunetta dovrebbe colpire. Perché dovrebbe capire che certi soggetti nei cassetti della scrivania che occupano, immagino che abbiano spazio prevalentemente per il lavoro esterno. Allora, alla luce di tutto questo, mi chiedo e cerco di tirare qualche conclusione, anzi… una sola: ma non sarebbe meglio ridare i soldi alla popolazione? Intendo dire:
1 – Ricreiamo l’ENEL, la SIP, l’ITALGAS, le Ferrovie dello Stato, ecc., grandi distributori di lavoro, così come erano una volta, tanto non è che il servizio sia migliorato dopo le privatizzazioni, anzi, lascia ugualmente a desiderare e neanche a dire che i costi per l’utente siano diminuiti, semmai enormemente aumentati. E poi, non mi pare che dopo le grandi svendite le casse dello Stato si siano riempite, d’altronde uno Stato che si sostenta di sole tasse che spesso si paga da solo.. quale futuro potrà mai avere?
2 – Finanziaria. Quando sento parlare di finanziaria, sento parlare sempre di 20/30 miliardi di euro (40/60 mila miliardi delle vecchie lire). Facciamo un’ipotesi grossolana: finanziaria di 25 miliardi, di cui 10 di tagli (errore, perché si toglie lavoro), 5 di risparmi vari (altro errore, per lo stesso motivo di prima), 10 invece sono di… sostegno alle imprese. Ma non sarebbe meglio dare questi 10 miliardi di euro alle famiglie? Sarebbero 2000 euro in più per 5 milioni di famiglie. Insomma dieci miliardi che verrebbero poi spesi nei negozi o dagli artigiani per arrivare infine nelle tasche dei produttori e ritornare ai lavoratori e cosi via.
Insomma, ho ripetuto questo concetto più volte… sono riuscito a spiegarmi o no?! Non pretendo certo di aver risolto i problemi economici dell’Italia, ma forse sarebbe il caso di incominciare a pensare diversamente, visto che in questi ultimi due decenni, questi salvatori della patria ci hanno immersi nella….cacca. Per concludere vorrei solo fare una domanda: rispetto a venti anni fa, non è che ci siano meno soldi, solo che sono distribuiti diversamente e allora, nelle tasche di chi sono finiti? Purtroppo Dio non ci ha salvato dagli imbecilli!

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