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ALBA E IL MONTE ALBANO

ALBA E IL MONTE ALBANO
Luglio 18
20:49 2020

Un luogo sacro nel tempo, un luogo nel quale la maestosità di un monte antichissimo si sposa con l’azzurro del cielo e questo connubio per secoli ha creato quel momento speciale che spinge l’uomo a cercare il divino, l’invisibile presenza di un Essere superiore.

È remota questa ricerca, risale a lontani millenni, nell’età del bronzo quando presenze umane nelle capanne o nelle grotte percepivano d’intorno nella natura selvaggia di un bosco, tra la vegetazione, la profonda essenza di una divinità alla quale andava riservato un culto fatto di sacrifici, di rispetto, di riconoscenza.

Luoghi abitati posti sulle pendici di quel monte, ai piedi tra le vallate ricche d’acqua: nel profondo dell’oscurità delle selve s’affidava l’esistenza a divinità con sembianze naturali quali il lupo o un uccello, portatori di quella soprannaturalità che governava la vita.

Una vita fatta di riguardi, di timore, di gratitudine, di dipendenza e devozione a invisibili presenze alle quali tributare sacrifici e culti nel mistero, con il tramite di sacerdoti che soli avevano il permesso di accedere tra il silenzio di una natura viva e inesplorata.

E il culto nel tempo prende forma e identità, Giove Laziale con il grande tempio ch’era meta di unione e fratellanza di realtà territoriali circostanti.

Alba Longa, il luogo che  in seguito prende il posto di numerose realtà cultuali delle quali il tempo cela particolari, ma legate alla vita di questo territorio che, anche con il trascorrere dei secoli , resta centro di una sacralità importante, fatta di miti e leggende, di successivi Trionfi che sposano la storia romana, attraverso documentazione d’antichi autori.

Tramandata quindi,   quella religiosità della Via Sacra,  sotto la quale v’è presenza di una precedente realtà viaria –  scoperta dall’archeologo Franco Arietti -, percorsa  dapprima dai popoli della Confederazione latina, che periodicamente su quella vetta compivano sacrifici e ovazioni per celebrarne l’unione, successivamente dai Romani.

Scorre il tempo: tutto quel che si respira del sacro porta, secoli dopo, quando le selve celano antiche religiosità, alla realizzazione di un piccolo eremo e successivamente di un convento, costruito su resti di antichi fasti, di preziose testimonianze di storia d’un passato;  e reperti, manufatti, resti vengono minuziosamente travolti da una religiosità che nell’elevare al Creatore la propria fede, distrugge e cancella la precedente.

Nonostante gli  scavi archeologici nel tempo con scoperte e ritrovamenti,  dotti uomini di fede che tentano di proteggere, difendere, conservare,  quel che resta è abbattuto, donato, riutilizzato…

Sarà la modernità della fine dell’Ottocento a cancellare e ignorare quel senso del sacro e la vita diverrà divertimento, vacanza, turismo: la strabiliante bellezza del luogo ammalierà in modo profano uomini e donne di ceto sociale superiore, di cultura, di scienza…

Ma lo scempio verrà dall’ignoranza, dall’ingordigia, dall’incuranza di vivere in un luogo che ha dato origine a una cultura millenaria: la forza distruttrice mascherata di progresso porterà a violare per sempre quel territorio sacro, a puntellare d’antenne mostruose quel convento e il luogo nella quale scorre la storia… inascoltate, allora e oggi, le proteste di chi, illuminato e legato alla bellezza e alle origine, vorrebbe fermare questa rovina.

Oggi quel luogo è possibile conoscerlo meglio, difenderlo, liberarlo: l’archeologo Franco Arietti ha scritto e pubblicato Alba e il Monte Albano- origine e sviluppo della civiltà albana – Ed. Tored 2020. Ricco di documentazione iconografica, leggerlo è creare i presupposti per una nuova, consapevole battaglia, per una nuova sfida, come quella di delocalizzare le antenne, valorizzare il territorio e permettere di far rivivere la storia, donando ai cittadini di Rocca di Papa, dei Castelli Romani e al mondo intero la bellezza di un luogo che ha visto nascere l’antica Civiltà Latina.

 

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1 Commento

  1. franco
    franco Luglio 19, 05:23

    Bellissimo

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MONOLITE e “Frammenti di visioni”

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