Notizie in Controluce

Pubblichiamo un breve racconto della poetessa e scrittrice russa Ekaterina Spirova, di cui abbiamo pubblicato, qualche mese fa, una poesia che ha avuto un ottimo riscontro fra i lettori.

Due migliori amici parlarono a lungo, confrontando le loro idee sulla felicità e intanto ascoltavano attentamente Flavio per capire i suoi desideri. Rimasti soli, Miguel e Antonio continuarono a parlare.

«Le città – disse Miguel – nascono da sole e non ubbidiscono a nessuna legge. E poi ci vorrebbero troppi anni, mi sembra che sia rischioso accettare questa proposta, ci porterà sicuramente alla morte. Dobbiamo rifiutare quell’idea assurda. Pensi davvero che ci darà in cambio la libertà? Nessuno può garantircelo! Meglio fuggire, scappare da questo posto, nessuno potrà vincere questa sabbia!»

«Nessuno ti tiene qui – rispose Antonio, – qui c’è bisogno di gente coraggiosa e temeraria, non di filosofi! In fondo abbiamo una possibilità unica: costruire una città felice e ricevere in cambio la libertà. Non sogni anche tu questo? Ho l’impressione che tu abbia paura della felicità. Costruirò la mia città, e ogni cittadino si sottometterà soltanto a me e mi temerà». E con un ghigno concluse: «Questa è per me la felicità vera!»

Con queste parole Antonio aveva rivelato la sua vera natura.

Miguel, che aveva ascoltato in silenzio, scosso dalle intenzioni di Antonio, cominciò a urlare: «Zitto, zitto. Le tue parole sono terribili, non devi dare la colpa agli altri se la tua vita è un fallimento! Cosa è successo? Io non ti riconosco più».

I due continuarono a discutere sempre più accesamente finché la rabbia diventò odio e l’amicizia ostilità. Finalmente giunse la notte…

«Oh città felice, come sei bella! Qui nessuno lavora, nessuno studia, non ci sono guerre, tutti sono uguali! I soldi sono come un fiume, vanno senza fermarsi mai… Ma cos’è questo forte vento? Questo freddo improvviso? Sta arrivando una tempesta che alza la sabbia del deserto come una nube nera che ricadendo sulla città ne cancella ogni traccia. Vorrei svegliarmi, aprire gli occhi, ma non posso. Ero felice nella mia città, ma ora tutto è deserto, e nessun amico è rimasto accanto a me».

Antonio cominciò a vagare nel deserto pensando alle parole di Miguel e a quella brutta notte in cui erano state dette le parole più orribili. Sentiva dentro di sé una grande pena, e in cuor suo sperava di poter incontrare il suo vecchio amico, questa volta per parlare di perdono, di amore… Ma sapeva che molti anni erano passati e che entrambi erano diventati molto vecchi e che ora rimanevano solo il ricordo e il rimpianto.

Mentre, seduto lungo uno uadi con la testa tra le mani, era assorto nei suoi pensieri, un refolo di vento sollevò un foglietto di carta che gli sfiorò dolcemente un braccio per poi posarsi davanti a lui. Ancora assorto nei suoi pensieri prese quel foglietto tra le dita e si accorse che era scritto con una grafica piccola e quasi indecifrabile.

Un brivido lo prese quando cominciò a leggere. «Mio caro amico, il nostro litigio mi ha fatto molto male e ho deciso di affidare il mio dolore a questo foglio di carta. Mi manchi e mi dispiace molto di quello che è successo tra noi. Non voglio darti nessuno colpa; forse nemmeno io avevo ragione. Abbiamo fatto molta strada alla ricerca della città felice e non ci siamo accorti che era così vicina! La città felice è quella che costruiamo dentro di noi, che non può essere distrutta dal vento, dal gelo e della tempesta. Essa non teme l’invidia e accoglie tutti gli amici. Ti auguro di trovarla e di essere finalmente felice!»

Il sole fu oscurato da una nuvola mentre si levò un vento gelido che spazzava il deserto. Ma Antonio non si accorse del freddo e del buio: ora sentiva caldo il cuore e vedeva una luce dentro di sé.

Ekaterina Spirova