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Delmira Agustini – 4 – Un’esistenza dissociata nella poesia [2° parte]

Delmira Agustini – 4 – Un’esistenza dissociata nella poesia [2° parte]
Giugno 01
02:00 2007

“La nena”, che non verrà mai meno, risponde agli schemi della società del momento ed è una forma che Delmira preserva nella vita privata, mentre, dall’altra, la scrittrice si cimenta piuttosto esplicitamente in tematiche sessuali. Si comporta molto diversamente da quanto espone nei suoi versi, perlomeno così lascia intendere. La critica del tempo, non a caso, ha in qualche modo velato questa sessualità che si pretende inesistente per le donne dell’epoca. Nel tempo, molti studiosi asseriscono che Delmira aveva una doppia personalità, alcuni addirittura multiple. Ofelia Machado, in uno studio pubblicato nel 1944, realizza ricerche e raccoglie testimonianze tra le persone che hanno avuto contati con lei. Tutto sembrerebbe coincidere in un modello esemplare dalla condotta impeccabile: amabile, rispettosa, attenta e cordiale, simpatica e brillante ma senza essere provocatoria. Stando a quanto fin ora riportato, viene naturale, al giorno d’oggi, interpretare il suo erotismo come un desiderio frustrato, frutto di passioni amorose inappagate. Raramente, nelle sue poesie, possiamo identificare un uomo, un volto, un’identità definita; qualcuno ha cercato di spiegarlo in un amante ideale ed astratto. E’ la poesia, in ogni caso, a dominarla: una forma mistica del desiderio esposta con destrezza allegorica, qualcosa che una donna doveva, per forza di cose, imparare in quei tempi. Convive in lei un erotismo poetico che non corrisponde all’immagine della bambina cresciuta, quella inibita dalla forte pressione famigliare, soprattutto da quella che la vede assoggettata alla figura materna. “La nena” si direbbe anche donna ed impiega immagini audaci e davvero poco convenzionali per lasciarcelo intendere, immagini che manifestano i suoi impulsi amorosi, in forma attiva, identificandosi perciò all’uomo. Ma “La nena” non interagisce soltanto con i genitori, poiché è in questa veste che è solita relazionarsi anche con Enrique, suo marito. Lui vive la Delmira che gli scrive lettere utilizzando espressioni puerili, ma ignorando, probabilmente, l’altro aspetto della sua personalità, quello che sopravvive, tormentato ed intellettuale. E’ quello della donna che scrive poesie e si confronta con diversi artisti e critici dell’epoca (Ruben Dario è il prediletto, in quanto da lei considerato suo maestro); dove la forma con cui si esprime scorre in uno stile più attento e profondo rispetto l’altro, vezzoso ed infantile. “La nena”, sottomessa ed affabile, e la donna, ardimentosa e libera. La sua è una vita scissa, una dicotomia tra una condotta irreprensibile e l’altro aspetto, quello innovativo ed inquietante, fatto di celebrazione erotica nella poesia; un dualismo che si riscontra nell’intimo, in pulsioni condivise e osteggiate tra corpo ed anima e nelle quali si ritrova impigliata senza trovare un equilibrio. La sua è un’esistenza dissociata nella poesia, una poesia pregna d’immagini che riflettono contraddizioni: domina una costante lotta interiore, si vive in una ragione opposta al sentimento, in un piacere tanto estatico quanto carnale ma mai disgiunto dal dolore. “Riposa del suo fuoco, si purifica della sua fiamma” sono le parole con cui la salutò Alfonsina Storni, allora ventiduenne, in occasione della sua morte. “Preferirei quasi che non scrivesse” è un significativo commento, o strano presagio che si voglia, attribuito alla madre.

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