Eurolinguistica – 2
Suggestivo il richiamo ai Persiani di Eschilo da parte del Prof. Arduini, a sottolineare come spesso le politiche linguistiche abbiano marcato differenze e confini. Così la prima tragedia giuntaci, come del resto anche l’Iliade e l’opera storica di Erodoto, si gioca in un’area in cui le culture si mescolano e delimitano, le “identità si profilano marcando un ‘dentro’ e un ‘fuori’”. Da un punto di vista strettamente linguistico cioè, una zona diasistematica, un’area dove più sistemi linguistici si oppongono in una complessa dinamica per cui uno esercita pressione sull’altro inducendolo a riorganizzarsi, mentre anche il sistema più debole oppone una reazione. Con la vittoria greca sui Persiani dunque, con la quale i Greci segnano un distacco e un confine, avrebbe inizio la separazione dall’Oriente e l’identità europea. Breve ma incisivo l’intervento del Prof. Zannini, teso a dimostrare come anche l’arabo possa considerarsi parte del patrimonio linguistico europeo, non solo perché non sono rare oggi in Europa le comunità arabofone, ma anche perché, parlato per secoli in Spagna e in Sicilia, l’arabo ha seguito il “trend” di evoluzione dei volgari, assumendone anche le tematiche letterarie (come dimostra il parallelismo con il provenzale e la produzione trobadorica nella cosiddetta cultura mozaraba). In questo senso l’arabo rappresenterebbe dunque un osservatorio privilegiato per valutare le interazioni di diversi sistemi linguistici in contatto. Infatti la diglossia (tra lo standard dell’arabo scritto e il parlato dialettale) che lo contraddistingue ne rende più problematico l’apprendimento per gli Europei, ma altrettanto difficile l’alfabetizzazione alle lingue europee per gli Arabi, che per questo ricorrono di frequente alle scuole coraniche cadendo spesso nella trappola del proselitismo fondamentalista.
Incentrato sulle figura di Teresa Cristina di Borbone, mediatrice culturale ante litteram, è invece l’intervento di Avella volto a valorizzare il peso del portoghese (con 235 milioni di parlanti, di cui 35 milioni di origine italiana in Brasile) nella comunità eurolinguistica. Divenuta imperatrice attraverso il matrimonio con don Pedro II, Teresa Cristina ha rappresentato il grande motore del flusso migratorio italiano verso il Brasile, rendendo sistemica una migrazione prima episodica. Né bisogna dimenticare il suo ruolo nel processo dell’indipendenza italiana, che previde e in certo senso patrocinò, favorendo negli anni ’20 e’30 dell’’800 la colonia di esuli italiani, carbonari e mazziniani, che lì progettavano le azioni da compiere in Italia.
Degli altri interessanti contributi ci limiteremo a ricordare quello di Anna Maria Curci e Carmen Dell’Ascenza, che delinea il cammino intrapreso in Italia per disegnare una nuova figura professionale di docente ‘europeo’.
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