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Fare il pendolare stanca

Agosto 31
15:06 2008

Assurdo. Oggi di pensieri ce n’è un’insalata. Sono sulla metro di Ostia diretto a Roma. Penso a papà. È morto qualche anno fa e la sua perdita mi ha segnato profondamente. Aveva solo sessantasei anni. Ho giurato davanti al suo corpo ancora caldo di coltivare la modestia come una virtù. Però in ufficio questo non mi è utile. Il lavoro non è una cena tra amici. Si uccide e si viene uccisi. Si tratta di prendere qualcosa che l’altro non ti darebbe mai spontaneamente. E se te lo dà, tanto vale sputare sul piatto, perché è avvelenato. Mi sembra già di sentirvi dire che barba, in bilico tra curiosità e compassione. Oggi è una giornata non tanto per la quale. Vabbè, è stato un autentico shock scoprire che le altre linea della metro romana funzionino più o meno bene, a differenza della metro di Ostia. Parenti e amici mi invidiano per la mia vista-mare. Io invidio loro per la metro. Non l’abbiamo fatta fuori dal vaso. Non abbiamo razzolato male. È solo sfiga fare il pendolare da Ostia. Brrr. Mi sento gelare se penso a quello che ho dovuto affrontare questa settimana per recarmi al lavoro. Lasciamo stare. Alcuni dicono, la prossima settimana la linea ritornerà a funzionare normalmente. Rispondo: nix. Nessuna giustificazione. Sono anni che questa linea funziona così male. Capperi, è sempre peggio. Basta, non ce la faccio più. Per di più, recentemente è entrata in servizio sulla nostra ferrovia Roma-Lido la “Freccia del mare”. E noi utenti stiamo cominciando a prendere confidenza con queste nuove vetture, che comunque non sono proprio come le hanno descritte. Non essendoci ancora l’aria condizionata, d’estate fa molto caldo dentro i convogli perché i finestrini si aprono a compasso. Ci sono, oltretutto, pochi posti a sedere. Mi hanno detto che la “Freccia del mare” è così chiamata perché doveva garantire corse speciali dirette tra la Piramide ed Ostia senza fermate intermedie. Invece le fermate sono rimaste le stesse. L’entrata in esercizio della “Freccia del mare” doveva anche ridurre i tempi medi di frequenza sotto i cinque minuti. Anche queste promesse non sono state mantenute. E dire che, aumentare la quantità di servizio e migliorarne il comfort, dovevano essere i due obiettivi primari della Società Met.Ro. Del resto, lo stesso Sindaco Veltroni aveva definita un’operazione strategica importante quella di non acquistare nuovi treni, ma di ristrutturare quelli vecchi. Addirittura si parlava di collegare la Roma Lido con la linea B, in modo che Roma avrebbe finalmente avuto una vera metropolitana del mare che avrebbe collegato Rebibbia ad Ostia… Brevemente, vorrei raccontarvi la mia avventura odierna. Scendo dallo 01 ed entro nella stazione di Lido Centro, diretto a Roma. Mi rendo conto, appena vedo la piattaforma, che difatti è affollata all’inverosimile. Più del solito. Deve esserci stato qualche guasto e probabilmente non arrivano treni da almeno mezz’ora. Dopo un pò arriva un treno, ogni centimetro di carrozza stipato di corpi sudati, accartocciati, pigiati in un insieme compatto. Non provo neanche a salire, ma nel pandemonio di persone che sgomitano per aprirsi un varco l’una sull’altra, riesco a guadagnare la prima linea della piattaforma e resto in attesa del convoglio seguente. Che arriva dieci minuti dopo, ma pieno zeppo come il precedente. Quando le porte si aprono e qualche passeggero dalla faccia paonazza si fa largo tra la folla in attesa, mi pigio dentro e respiro una boccata d’aria viziata, stagnante. Mi sembra che l’aria sia passata per i polmoni di ciascuno un centinaio di volte. Altra gente s’ammassa alle mie spalle e mi trovo spiaccicato tra un giovane arabo ed il vetro divisorio che ci separa dall’area dei posti a sedere. Normalmente avrei preferito mettermi con il naso pigiato contro il vetro, ma quando ci provo scopro una gran chiazza viscida, proprio ad altezza del mio viso, un accumulo di sudore e di unto lasciato dalla testa dei passeggeri che si sono strusciati contro la lastra trasparente, così non posso far altro che girarmi e fissare, occhi negli occhi il ragazzo che ho davanti. Quando al terzo o quarto tentativo si chiudono le porte io e lui ci ritroviamo ancora più pigiati perché la gente accalcatasi sulla porta senza riuscire a entrare finisce con lo stiparsi dentro insieme a noi. Se dovessi svenire non cadrei in terra perché spazio per cadere proprio non c’è. Arrivo a Piramide decisamente provato. Al contempo penso che mi farebbe bene bere un caffè. Che prendo subito al bar della stazione, prima di prendere la linea B, che mi porterà a Termini. È proprio vero: pendolare stanca! Soprattutto da Ostia…

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