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FRASCATI, CONVEGNO A VILLA SORA: VIOLENZA E BULLISMO

FRASCATI, CONVEGNO A VILLA SORA: VIOLENZA E BULLISMO
Aprile 16
21:44 2018

Violenza di genere,  bullismo, baby gang: temi che tristemente si ripetono sulle pagine dei nostri quotidiani; situazioni che vedono giovanissimi carnefici e vittime innescare un perverso meccanismo di potere/sottomissione. Da docente ed educatrice ho ascoltato con estremo interesse gli interventi dei relatori che il 14 aprile hanno offerto il loro contributo nel Teatro di Villa Sora a Frascati, presso l’omonimo Istituto Salesiano. Diverse le Associazioni che hanno contribuito all’evento, patrocinato dal Comune di Rocca di Papa, con la collaborazione di Enzo Labasi: Nuovi Castelli Romani, Osservatorio Nazionale dell’adolescenza, con l’intervento dei Dirigenti scolastici Don Francesco Marcoccio, Direttore dell’Istituto ospitante Villa Sora e il prof. Giovanni Torrone, titolare dell’Istituto Comprensivo Frascati 1, l’avvocato Andrea Labasi, il dott. Ciro Nutello della Polizia, l’attore Simone Barraco, le dott.sse Maura Manca e Chiara Antonini psicoterapeute e la pedagogista dott.ssa Marcella Ciapetti.

Come far sì che nella scuola si possa affrontare questo problema, se ne parli, si possano avvicinare i ragazzi a discutere e combattere il bullismo e la violenza? Intanto partire da quell’eredità preziosissima che ci hanno lasciato i Padri della Patria: la nostra Costituzione, per conoscere le regole, i diritti e i doveri. Molto spesso chi devia, soprattutto se giovanissimo lo fa in modo inconsapevole, dice il dott. Nutello, per questo ci vuole informazione. Come si avvicinano i giovani alla violenza?  Frequentemente  per emulazione,  coinvolgendo ragazzi con una personalità non ancora ben strutturata, minorenni al di sotto dei 14 anni che per Legge non possono essere imputati.   Sempre più spesso, però proprio ragazzini di questa fascia di età, forti di questa impunibilità commettono atti di bullismo verso coetanei o fasce più deboli della nostra società, come anziani o barboni o sono protagonisti di episodi di stalking. Per questo andrebbe abbassata l’età perseguibile, coinvolgendo anche pecuniariamente le famiglie; andrebbero attivati centri specializzati, con progetti mirati alla rieducazione, al reinserimento, alla sensibilizzazione dell’attenzione verso l’altro; nelle scuole ben vengano progetti con proposte di attività miranti alla conoscenza delle dinamiche e regole di convivenza, nonché del rispetto democratico. Anche quelli che prevedano attività ludiche teatrali, finalizzate a creare momenti nei quali il gioco delle parti e il fatto di mettersi al posto di… favoriscano un interscambio di ruoli e una maggiore comprensione dell’altro diverso da me.

Una scuola nella quale si includa e si combatta l’ignoranza, cercando di comprendere da dove nasce il problema, ricordando che una sanzione, senza rieducazione, rimane fine a se stessa. Il pregiudizio e la condanna non risolvono la problematica: è dagli adulti, dalle famiglie che deve arrivare l’esempio e la trasmissione dei valori. Molto spesso i giovani vengono lasciati soli, la famiglia è assente e disorganizzata, inefficace il suo ruolo educativo e i ragazzi hanno come punto di riferimento i media, il gruppo di coetanei, confondono realtà virtuali nelle quali la legge del più forte dà prestigio e potenza: tutto ciò genera disorientamento e confusione, circostanze nelle quali vittime e carnefici sono comunque destinati al fallimento, rispetto a una crescita sana e costruttiva. Don Francesco mette in evidenza sia la necessità di sostituire il sistema repressivo con un sistema preventivo, e quanto sia necessario valorizzare il fattore tempo, mettendo in rilievo l’importanza dell’alternanza scuola / lavoro…

Parola magica “lavoro” –  la normalità – nelle generazioni passate, i ragazzi studiavano e lavoravano: soprattutto in estate, con le mani in mano, girando i pollici, non si stava. Ed era un modo efficace per crescere in modo sano, permetteva di comprendere il valore dei soldi, occupare il tempo in un impegno che gratificava con un minimo di autonomia, anche economica.

Il lavoro aiuta a crescere senza noia, responsabilizza, favorisce la consapevolezza del valore del tempo, crea aspettative diverse, offre ai giovani il giusto senso della misura e li abitua a una valutazione oggettiva della realtà, senza cercar surrogati nei social, nelle virtualità della rete, nella ricerca di qualcosa di forte che spezzi la monotonia del tutto pronto, subito, non guadagnato.

Ben vengano, come suggerisce il reverendo, misure rieducative in collaborazione con le famiglie e soprattutto, attività che stimolino la creatività e il rispetto degli altri, favorendo scelte di studio adeguate secondo la vera predisposizione dei ragazzi. Questo,  anche per evitare frustrazioni che agevolino rischiosi ruoli subalterni e di scarsa autovalutazione, creando facili prede in potenziali bulli. Importante informare e favorire la collaborazione delle istituzioni sociali, scolastiche che con la famiglia collaborino nella prevenzione e conoscenza del fenomeno.

Fermo nella sua convinzione il professor Torroni sulla necessità che ogni cittadino debba conoscere e rispettare le regole della società e la scuola deve svolgere questo compito educativo, fondamentale per una crescita sana e corretta delle future generazioni. Tutti possono e devono sbagliare: anche l’errore può essere educativo, ma certamente occorre essere consapevoli delle sanzioni che vanno applicate, allontanando l’idea dell’impunibilità, in caso di mancato rispetto delle regole. Fondamentale che la scuola non venga lasciata sola a gestire il problema, ma che abbia aiuti sia nell’aggiornamento dei docenti, sia fondi che permettano di strutturare interventi adeguati per fronteggiare il problema.

Scuola e famiglia rischiano di perdere il punto di vista comune, fa notare la pedagogista Marcella Ciapetti: troppo spesso la seconda delega il suo ruolo  alle istituzioni scolastiche,  talvolta non ne difende i codici educativi e non rispetta l’autorevolezza dei docenti. Fondamentale invece ripristinare un dialogo, un confronto e un riavvicinamento tra le due istituzioni, che pongano nel benessere psicofisico dei ragazzi un obiettivo comune da perseguire.  Anche mettendo in guardia, avverte la dott.ssa Antonini,  da pericolosi atteggiamenti di sopraffazione che mirano al controllo totale dell’ autonomia personale, in nome di una relazione affettiva sbagliata.

I giovani sono il nostro futuro, l’impegno di ciascuno di noi deve essere totale.

Rita Gatta

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