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Granbassi a “Annozero” cattivo esempio per i giovani

Ottobre 18
23:00 2008

Roma, 2 ottobre 2008 – «Non si può considerare l’appartenenza all’arma dei Carabinieri un impegno a tempo, da abbandonare in cinque minuti per inseguire i lustrini della televisione». È netto il giudizio di Edio Costantini, presidente della Fondazione Giovanni II per lo sport, sulla scelta dell’azzurra Margherita Granbassi – campionessa mondiale di fioretto a Torino 2006, e doppio bronzo, individuale e a squadre, a Pechino 2008 – di chiedere un periodo di aspettativa per poter comparire come “intervistatrice”, a fianco del giornalista Michele Santoro nel programma di Rai Due «Annozero». «Ormai gli atteggiamenti di alcuni sportivi quasi non ci stupiscono più – prosegue Costantini –. Sfruttano la propria immagine per andare in televisione, con ciò contribuendo all’affermazione di un modello culturale da palcoscenico che ormai sta infettando tutti». Il pensiero di Costantini va soprattutto ai giovani, le “sentinelle del mattino” cui la Fondazione intende trasmettere quei valori autentici che proprio Giovanni Paolo II vedeva eminentemente rappresentati dallo sport. «Come possiamo difendere le giovani generazioni da questa deriva? Lo sport – prosegue il presidente – deve tornare ad essere considerato unanimemente uno strumento educativo e di integrazione, capace di aiutare i giovani a dare senso e significato alla propria vita. Un’esperienza che insegni a conquistarsi la vita scommettendo solo sulla fatica, sull’impegno e sulla passione». Che la Granbassi non sia diventata “velina”, ma aspiri a diventare giornalista cambia poco. «Non è lo scopo della Fondazione che presiedo dare giudizi sulle scelte di vita delle persone – puntualizza Costantini -. Cambiare lavoro è legittimo. Semplicemente pensiamo che abbandonare con tanta leggerezza l’arma dei Carabinieri, che prima ti ha accolta permettendoti di praticare il tuo sport ad altissimi livelli, per il palcoscenico, non sia un gesto di rispetto verso l’Arma, né un grande esempio di etica sportiva per i giovani. Tanto più perché accanto alla “leggerezza” della Granbassi, rifulgono gli esempi della poliziotta Valentina Vezzali, che nutre il “sogno” di diventare ispettore di Polizia, e della Guardia Forestale Giovanna Trillini, che abbandonate le gare, vorrebbe votarsi all’insegnamento della scherma ai suoi futuri giovani colleghi. Inoltre, a ben guardare, la scelta della Granbassi non rappresenta un buon esempio neanche per i tanti giovani che, con quotidiana applicazione e professionalità, aspirano a diventare giornalisti e che certo non godono del privilegio di esser immediatamente assunti da Santoro solo perché ne hanno espresso il desiderio, o il capriccio». Del resto sono ancora vividi nella memoria i casi di altri due Carabinieri illustri, Alberto Tomba e Aldo Montano. Il primo, nel 1998, abbondonò le gare di sci per dedicarsi alla carriera di attore. L’olimpionico di sciabola ad Atene 2004, invece, abbandonò l’Arma per partecipare a un reality show. «Gli atleti – spiega Costantini – dovrebbero essere più consapevoli del loro delicatissimo ruolo di testimonial, con una grande capacità di influenzare il comportamento dei giovani. Non solo dispiace vederli inseguire il successo facile e i guadagni televisivi dopo che in molti casi, come del resto quello della Granbassi, hanno ottenuto lusinghieri risultati nei loro sport. Ma quel che è peggio, è che creano una dannosa smania di emulazione nei ragazzi, che di tutto hanno bisogno tranne che di nuovi, ulteriori “cattivi maestri”. I giovani, oggi, devono ritrovare dai campioni dello sport la testimonianza e l’esempio in grado di aiutarli a superare le tante mediocrità della vita».

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