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“Guardare oltre – MSF & Magnum: 50 anni sul campo, tra azione e testimonianza” 

Febbraio 23
07:44 2022

“Guardare oltre – MSF & Magnum: 50 anni sul campo, tra azione e testimonianza”
Dal 27 febbraio al 6 marzo in mostra alla “Fabbrica del Vapore”
102 scatti Magnum per i 50 anni di MSF
22 febbraio 2022 - Da 50 anni le équipe di Medici Senza Frontiere (MSF) e i fotografi
Magnum si incontrano sulla linea del fronte, nelle calamità naturali e nelle emergenze
umanitarie, raccontandole con la parola e la fotografia, seguendo sempre gli stessi principi
di etica e indipendenza. In occasione del cinquantesimo anniversario di MSF, la mostra
fotografica “GUARDARE OLTRE – MSF & MAGNUM: 50 anni sul campo, tra azione e
testimonianza” ripercorre questi 5 decenni di collaborazioni in cui MSF e Magnum sono
stati testimoni diretti e amplificatori per l’opinione pubblica internazionale di crisi lontane
dai riflettori dei media.
102 scatti di 18 fotografi – tra foto storiche d’archivio e sette nuove produzioni – saranno
esposti alla Fabbrica del Vapore a Milano dal 27 febbraio al 6 marzo, con il
patrocinio del Comune di Milano e il sostegno della Mutua sanitaria Cesare Pozzo,
raccontando le principali crisi umanitarie dal 1971 a oggi: dai conflitti in Afghanistan e
Libano degli anni ‘70 e ‘80 al genocidio in Ruanda, dal massacro di Srebrenica al
terremoto ad Haiti fino alle attuali rotte migratorie in Messico, Grecia e nel mar
Mediterraneo, sottolineando l’importanza della testimonianza, “guardando oltre” ogni
ostacolo e indifferenza.
Tra i grandi fotografi Magnum coinvolti anche gli italiani Paolo Pellegrin con le sue foto
sull’accesso alle terapie per l’HIV negli anni ‘90, l’emergenza in Darfur del 2003, il
terremoto di Haiti del 2010, le attività di SAR nel Mediterraneo e Lorenzo Meloni con il
suo racconto sulla battaglia di Mosul nel 2017.
La mostra sarà aperta al pubblico con ingresso libero dal 27 febbraio al 6 marzo
presso la Sala Messina della Fabbrica del Vapore (via Giulio Cesare Procaccini 4
Milano) tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 con prenotazione obbligatoria QUI.
Oltre alla mostra, domenica 27 febbraio dalle 11.30 alle 13.00 ci sarà un reading del
libro “Le Ferite” edito da Einaudi per i 50 di MSF con visita guidata a cura di
Francesca Mapelli, direttore della comunicazione di MSF e a seguire un brunch solidale
(parte del ricavato a sostegno di MSF) al Vapore 1928.
“Dai conflitti in Libano e Afghanistan degli anni 70 ai massacri in Ruanda e nella ex
Jugoslavia fino alle attuali crisi umanitarie in Siria, Iraq e lungo le rotte migratorie, da più
di cinquant’anni i nostri operatori umanitari si trovano a lavorare fianco a fianco con i
fotografi della Magnum e anche se con strumenti diversi – un bisturi o una macchina
fotografica – condividiamo una stessa missione fondamentale: testimoniare” dichiara
Stefano Di Carlo, direttore generale di MSF. “Questa mostra vuole celebrare questa
storica collaborazione di MSF e Magnum. Un “guardare oltre” e portare immagini che
rappresentano la nostra testimonianza di 50 anni”.
Sostiene la mostra la Mutua sanitaria Cesare Pozzo che, come MSF, mette al centro del
suo operato la cura della persona.
“Quest’anno la CesarePozzo compie 145 anni. Un cammino virtuoso che ha sempre messo
al centro delle nostre azioni l’aiuto reciproco, la solidarietà e il no profit e che ci porta a
perseguire sempre con impegno il nostro principale obiettivo: garantire il diritto universale
alle cure ai nostri 350mila assistiti – commenta il presidente nazionale della Mutua
sanitaria Cesare Pozzo, Andrea Giuseppe Tiberti – Ciò che lega la nostra realtà a
MSF, seppur con confini differenti, è l’attenzione rivolta ai singolo, a chi in quel momento
ha più necessità di aiuto. Da sempre agiamo contando sul modello che il movimento
mutualistico può rappresentare e che ci impegnano a far conoscere: aiutiamoci, aiutando”.
Le crisi del passato
Le foto di archivio Magnum offrono allo spettatore un viaggio lungo i principali fatti
storici degli ultimi 50 anni. Come gli scatti di Raymond Depardon – il primo a
documentare l’azione di MSF in Ciad nel 1977 – che raccontano i conflitti in Libano del
’76 e in Afghanistan nel ‘79, quando le équipe di MSF attraverso il Pakistan
trasportarono medicinali e attrezzature a cavallo, allestendo piccoli ospedali tra le
montagne afgane. “Non c’era altro posto dove farsi curare, i nostri centri erano oasi in
mezzo a deserti d’indifferenza. Ricevevamo quasi 3.000 persone al mese, dalla mattina
alla sera” ricorda Juliette Fournot, allora capo missione di MSF in Afghanistan.
L’obiettivo di Gilles Peress ha raccontato l’impotenza di fronte al genocidio in Ruanda,
quando tra l’aprile e il luglio 1994 vennero uccise quasi un milione di persone e per la
prima volta MSF lanciò un allarme all’Assemblea Generale dell’ONU. “Bisognava rompere
completamente con la neutralità umanitaria e affermare quanto fosse necessario
intervenire militarmente contro gli autori di quelle atrocità” sottolinea Jean-Hervé
Bradol, coordinatore di progetto per MSF in Ruanda.
“Quando scatto queste foto, sono fuori di me. Siamo stati testimoni, sapevamo cosa
sarebbe successo. Prendere in mano la macchina fotografica significa almeno confrontarmi
con questa responsabilità: non voglio far finta di niente” scrive Gilles Peress in Les
Tombes sul massacro di Srebrenica, quando MSF, unica organizzazione ancora presente,
fu costretta a evacuare lasciando parte del personale e dei pazienti sul campo e chiese
un’indagine sulla passività delle truppe delle Nazioni Unite al momento della tragedia.
E ancora la lotta per l’emergenza HIV in Africa, il terremoto ad Haiti nel 2010 fino
alla recente rotta migratoria del Mediterraneo, immortalate dalla macchina fotografica di
Paolo Pellegrin, che a bordo della Bourbon Argos ha raccontato le prime attività di
ricerca e soccorso di MSF nel 2015.
Storie di umanità dal Tigray, Congo, Ruanda, Iraq, l’emergenza climatica in Niger
e le rotte migratorie del mondo.
Dal passato si passa alle crisi di stretta attualità con i sette progetti speciali che
raccontano storie di umanità in contesti di emergenza in cui MSF è oggi impegnata in
prima linea. Enri Canaj ha raccontato la condizione di migranti e rifugiati sulle isole
greche di Lesbo e Samos, dove da anni MSF cura ferite fisiche e psicologiche
denunciando le condizioni disumane in cui sono costrette a vivere più di 11.000 persone.
Da più di otto mesi il conflitto scoppiato nel Tigray, regione del nord dell’Etiopia, ha
costretto 60.000 persone a fuggire oltre il confine e creato più di 1 milione di sfollati
interni. A dicembre scorso Thomas Dworzak era in prima linea con la sua macchina
fotografica per documentare l’arrivo di profughi etiopi in Sudan, dove MSF è una delle
poche organizzazioni a fornire cure mediche attraverso cliniche mobili. Newsha
Tavakolian con i suoi scatti ha scelto invece di rappresentare le donne nei campi sfollati
dell’Ituri in Repubblica Democratica del Congo, dove 2,8 milioni di persone sono
vittime di violenze e scontri. Nelle zone di Drodro, Nizi e Angumu, MSF supporta le
strutture sanitarie che offrono cure per malattie pediatriche, malnutrizione, malaria,
violenza sessuale e salute mentale.
Nell’obiettivo di Yael Martinez c’è poi una delle principali rotte migratorie al mondo tra
Messico e Honduras dove migliaia di persone percorrono chilometri a piedi o in autobus
per sfuggire a violenze e instabilità ma restano bloccate per mesi in città pericolose
vittime di rapimenti ed estorsioni. Oltre a dare assistenza medica e supporto psicosociale,
MSF ha rivolto spesso appelli internazionali per porre fine a politiche migratorie repressive
e garantire adeguata protezione e assistenza umanitaria a queste persone. Il campo di
Dadaab, in Kenya, creato trent’anni fa per ospitare i somali in fuga dalla guerra civile, è
arrivato ad accogliere anche circa mezzo milione di persone. Il fotografo sudafricano
Lindokhule Sobekwa ha incontrato generazioni di famiglie nate e cresciute in questi
campi, dove MSF ha fornito assistenza sanitaria per la maggior parte dell’esistenza del
campo.
Il fotografo Zied Ben Romdhane si è dedicato invece al cambiamento climatico nella
regione di Zinder nel Niger meridionale, dove ha trascorso dieci giorni a catturare la
vita, la cultura e le abitudini della popolazione locale. Ogni anno, con l’arrivo della stagione
delle piogge, malaria e malnutrizione aumentano vertiginosamente in questa zona dove la
sfida principale per MSF è limitare il tasso di mortalità dei bambini piccoli. La presa di
Mosul, iniziata a ottobre 2016, con migliaia di persone ferite o uccise e più di un milione
di sfollati, resta la battaglia urbana tra le più letali dalla Seconda Guerra Mondiale. Negli
scatti di Nanna Heitmannh, tra palazzi fatiscenti o distrutti e i volti di mamme che hanno
appena dato alla luce il loro bambino, emerge con forza la lenta rinascita della città, dove
MSF già dava assistenza medica sulla linea del fronte nel momento di picco delle ostilità e
continua ora ad assistere le donne per garantire un parto sicuro.
Le foto della mostra “GUARDARE OLTRE MSF & MAGNUM: 50 anni sul campo, tra
azione e testimonianza” sono di A. Abbas, Enri Canaj, Raymond Depardon, Thomas
Dworzak, Stuart Franklin, Hiroji Kubuta, Yael Martinez, Lorenzo Meloni, Paolo Pellegrin,
Gilles Peress, Cristina Garcia Rodero, Moises Saman, Jerome Sessini, Chris Steele-Perkins,
Newsha Tavakolian, Nanna Heitmann, Zied Ben Romdhane, Lindokhule Sobekwa.
MSF, 50 anni di umanità. “Cinquant’anni di umanità”: sono le parole che riassumono la
storia di MSF che nel 2021 festeggia il cinquantesimo anno dalla nascita. E sono le stesse
che muovono ogni giorno oltre 65.000 operatori umanitari MSF impegnati a portare cure
mediche e aiuto incondizionato nelle emergenze di oltre 80 paesi. A raccontarlo, la
campagna di sensibilizzazione che per tutto il 2021 ricorderà i momenti storici e le sfide
ancora aperte, tutti i dettagli su www.msf.it/50anni.
Nel 1947, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, quattro fotografi pionieri crearono
un’ormai leggendaria agenzia fotografica. Dall’unione straordinaria di un insieme di stili
diversi trasformata in un’importante collaborazione, Henri Cartier-Bresson, Robert Capa,
George Rodger e David Seymour fondarono l’agenzia Magnum. Da quel momento, i
fotografi Magnum documentano il mondo attraverso storie di umanità e la loro agenzia
si occupa di valorizzare le loro storie e testimonianze. Attraverso i suoi uffici editoriali a
Parigi, Londra e New York, oltre a una rete di agenti, Magnum fornisce le fotografie dei
suoi membri e collaboratori fotografi alla stampa internazionale, gallerie e musei di tutto il
mondo, mantenendo inoltre una forza presenza digitale sulla
piattaforma magnumphotos.com ed i social.

Ufficio stampa di Medici Senza Frontiere
Sara Maresca,  sara.maresca@rome.msf.org
Ufficio stampa Magnum
Giulietta Palumbo, giulietta.palumbo@magnumphotos.com
Ufficio stampa Mutua sanitaria Cesare Pozzo
Cinzia Quaranta, cinzia.quaranta@mutuacesarepozzo.i

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