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Guida all’uso del treppiede in fotografia

Guida all’uso del treppiede in fotografia
Gennaio 05
19:50 2021

In questo articolo parleremo di un accessorio particolare che venne inventato nel 1903 da un designer spagnolo naturalizzato italiano, Mariano Fortuny, e che ha svariate applicazioni anche in campi diversi dalla fotografia; stiamo parlando del treppiede ovviamente, un accessorio di estrema importanza che però i fotoamatori principianti tendono spesso a sottovalutare.

Di solito il primo impatto con questo attrezzo non è molto felice, perché da bravi principianti ci si fa condizionare soprattutto dagli aspetti problematici più evidenti, e cioè l’ingombro e l’apparente macchinosità dell’accessorio, e proprio a causa della scarsa conoscenza delle tecniche fotografiche o delle funzionalità più complesse della fotocamera, si fa presto a disconoscere le reali potenzialità che offre il treppiede.

A beneficio di tutti coloro che stanno muovendo i primi passi nel mondo della fotografia, quindi, ecco un articolo che si propone di illustrare in modo breve ma esauriente le caratteristiche e le applicazioni di questo accessorio.

 

Le tipologie di treppiede

Iniziamo subito col dire che esistono due distinte tipologie di treppiedi: quelli progettati per le fotocamere e quelli per le videocamere; questi ultimi, però, sono pienamente fruibili soltanto con i modelli professionali di grandi dimensioni e peso, per le handycam, le action cam e le videocamere compatte in generale, invece, si può tranquillamente adoperare un normale treppiedi fotografico dotato di testa per riprese video, e di questo aspetto parleremo nel prossimo paragrafo.

Per ora basta dire che lo scopo principale di questo attrezzo è quello di fungere da supporto per la fotocamera, quindi deve essere realizzato con materiali resistenti e affidabili, atti a sopportare un peso che potrebbe variare dai 3 ai 5 chilogrammi a seconda del tipo di fotocamera utilizzata. Il materiale di fabbricazione adoperato più spesso per i treppiedi è l’alluminio, che è resistente e leggero al tempo stesso, ma i modelli più costosi sono quelli in fibra di carbonio, che incrementa ulteriormente le doti di resistenza e leggerezza.

I treppiedi realizzati in alluminio possono essere comunque costosi, soprattutto se destinati a uso professionale, ma se ne possono trovare esemplari molto economici; occhio a questi ultimi, però, perché sono realizzati con alluminio di spessore e qualità inferiore, e quindi possono potenzialmente rischiosi per l’attrezzatura. Chi possiede un’attrezzatura fotografica amatoriale di medio livello, quindi, farebbe bene a orientarsi verso un treppiede della stessa fascia, tanto per andare sul sicuro.

 

Le teste

La parte più importante del treppiede è la testa, e cioè la componente sulla quale viene innestata la fotocamera. Esistono teste specifiche per la fotografia e altre che invece sono destinate alle riprese video, quello che cambia è la fluidità e il metodo di controllo dei movimenti; questa precisazione è importante perché eseguire delle buone riprese video con una testa per fotografia è pressoché impossibile, allo stesso modo una testa per riprese video è inadeguata a garantire la perfetta immobilità della fotocamera durante una foto a lunga esposizione.

Un’altra particolare tipologia di testa è la cosiddetta montatura equatoriale che permette di orientare e ruotare la fotocamera sull’asse dell’equatore terrestre, in modo da seguire il movimento apparente della volta celeste; questo tipo di montatura, infatti, viene utilizzato prevalentemente dagli appassionati di astrofotografia.

 

Quando e perché si usa il treppiede

Veniamo adesso al punto cruciale del nostro articolo, e cioè al perché l’uso del treppiede non solo è consigliabile ma addirittura imprescindibile se si desiderano ottenere buoni risultati in determinati tipi di fotografia.

Abbiamo già specificato che lo scopo del treppiede è quello di fungere da supporto stabile, e cioè mantenere la fotocamera perfettamente immobile. Quando si fotografa a “mano libera” e in condizioni ottimali di luce, infatti, i tempi di posa sono talmente rapidi che i movimenti involontari delle mani non producono effetti di sorta sulle immagini, ma il discorso cambia drasticamente quando le condizioni di illuminazione si fanno difficili.

Fino a quando i tempi di posa non scendono al di sotto di 1/250 di secondo, il fattore velocità basta a garantire un buon livello di nitidezza; anche scendendo a 1/125 di secondo lo stabilizzatore dell’obiettivo, o quello della fotocamera, possono compensare i movimenti involontari delle mani ed evitare l’effetto mosso, ma con tempi di esposizione inferiori a 1/125 di secondo l’uso del treppiede diventa obbligatorio se si vogliono ottenere foto nitide con soggetti perfettamente a fuoco.

L’uso del treppiede apre un ventaglio di possibilità non indifferente per un fotoamatore alle prime armi, soprattutto se ha voglia di sperimentare; avere l’opportunità di fotografare su treppiedi e con lunghi tempi di esposizione, infatti, significa essere in grado di realizzare i filmati Time Lapse, di usare i filtri a densità neutra per ottenere foto artistiche oppure di foto di scenari notturni che altrimenti sarebbe impossibile realizzare.

 

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