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Il sistema gelatinoso degli appalti

Aprile 22
22:00 2010

Guido Bertolaso, capo della Protezione Civile, prima che fosse indagato per corruzione dalla Procura di Perugia aveva detto con soddisfazione: “Abbiamo dimostrato una grande capacità di far funzionare tutto il sistema”. Ma detto sistema è stato definito dagli inquirenti “una gelatina”, un giro d’affari da due miliardi e mezzo di euro tutto gestito, in nome dell’emergenza, in deroga alle norme europee sugli appalti favorendo “una cricca di imprenditori amici”. La Protezione Civile sinora ha potuto assegnare appalti senza gara proprio grazie alla dichiarazione di Grande Evento. In tal modo chi ne ha beneficiato sono state poche imprese. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha sostenuto che il Dipartimento della Protezione Civile è chiamato a fronteggiare le calamità naturali e ad esse soltanto deve dedicarsi, senza perdersi in altre direzioni di intervento pubblico, come è avvenuto per la gestione del G8 alla Maddalena, o del Giubileo, eventi questi non di vera emergenza. Inoltre Napolitano ha precisato che la protezione si fa con più prevenzione. Sarebbe meglio, infatti, spendere il pubblico denaro per prevenire i disastri, più che per mettere riparo ai danni. Prendendo come esempio l’Abruzzo, qui si sarebbero spesi molti meno soldi se si fossero messi in sicurezza gli edifici dell’Aquila e dintorni prima dell’ultima devastante scossa sismica, invece che ricostruirli daccapo. Vediamo alcuni dati. Per la ricostruzione post terremoto il Governo ha stanziato 700 milioni di euro, mentre 500 milioni sono arrivati dal Fondo di solidarietà dell’Unione Europea. Soltanto per la primissima emergenza dei terremotati dell’Aquila si sono spesi 456 milioni, mentre per la costruzione degli alloggi sinora si è speso un miliardo e cento milioni. E molto ancora resta da fare. Questo “sistema gelatinoso di appalti” (dal quale, tuttavia, Bertolaso prende le distanze, respingendo ogni responsabilità) è stato descritto dagli inquirenti come un sistema di corruzione diverso da quello dei tempi di tangentopoli, il quale avveniva nell’ambito di un rapporto diretto tra corruttore e corrotto. Qui, invece, ci si trova di fronte – a detta dei medesimi inquirenti – ad una rete di rapporti privilegiati, con molteplici scambi di favori e regali tra diverse persone, secondo le indicazioni di un livello superiore ai tanti beneficiati. Sul sistema di appalti affidati senza gara, il commento dell’europarlamentare Luigi De Magistris è stato senz’altro più duro: “Intorno alla Protezione Civile è emerso un sistema criminale che ruota intorno alla gestione del denaro pubblico. Sodalizi criminali gestiscono finanziamenti europei, statali e regionali. Gruppi di potere in grado di condizionare ogni settore destinatario di sovvenzioni pubbliche: sanità, ambiente, trasporti, infrastrutture, lavori pubblici, formazione, informatica. Nulla si salva alla rapacità dei colletti bianchi, mentre la gente si impoverisce. Controllano e depredano i fondi destinati per superare l’emergenza ambientale, smaltire rifiuti, depurare le acque. Arraffano soldi destinati alle calamità naturali, come terremoti, alluvioni, frane. Si foraggiano politici corrotti. E’ un sistema collaudato nel corso degli anni, da imprenditori, politici (in modo trasversale), pezzi di ceti istituzionali, compresi quelli addetti ai controlli di legalità e garanzie. Ne ottengono potere, incarichi, prestigio, partecipazione alla gestione di fatti politici ed istituzionali ad altissimo livello. Un sistema criminale che opera con il collante di servizi segreti (deviati?) e di massonerie deviate”. Questo è il quadro inquietante individuato da De Magistris! C’è da chiedersi se in Italia c’è davvero la volontà di contrastare tale sistema di corruzione. In Spagna, ad esempio, è stato recentemente siglato un patto anticorruzione dal governo Zapatero e dall’opposizione di centrodestra. Esso prevede: 1) la sostituzione dei politici con i tecnici nelle commissioni urbanistiche; 2) divieto assoluto per i funzionari pubblici e assessori di accettare regali, e obbligo di rendere pubbliche le loro retribuzioni e le loro proprietà; 3) sospensione da ogni incarico dei dirigenti finiti in carcere per tangenti. In realtà in Italia era stata formulata nel settembre 1994 una proposta anticorruzione da un gruppo di giuristi (tra cui l’allora avvocato difensore di Berlusconi ed attuale presidente dell’Unione delle Camere penali Oreste Dominioni). Tale proposta, mai approvata, si articolava in tre punti: a) non punibilità per il corrotto, o il corruttore, che va spontaneamente a confessare ed a denunciare i complici, prima che la notizia di reato sia stata iscritta a suo nome e comunque entro 3 mesi dalla commissione del fatto, sempre che restituisca il maltolto. Unica sanzione è la decadenza e l’interdizione dai pubblici uffici; b) i reati di corruzione e concussione diventano uno solo: è vietato dare soldi, o offrire in cambio qualche favore lecito o illecito, ad un pubblico funzionario; c) linea dura con chi viene colto con le mani nel sacco o con chi non confessa tutto. Custodia cautelare obbligatoria per corrotti o corruttori, con pene più alte per il pubblico ufficiale corrotto rispetto al corruttore privato.
Non sarà molto, ma in questi tempi di scudi fiscali fatti a beneficio di corrotti ed evasori che hanno nascosto i soldi all’estero, la Banca Etica, con sede a Padova, non si è allineata alle altre banche: non ha accettato i soldi che sono stati fatti rimpatriare in Italia, nell’anonimato più assoluto, con una piccola sanzione del 5% (contro le sanzioni applicate dagli altri paesi europei variabili tra il 40 e il 50%). Ricordiamo che la Banca Etica è una banca popolare “no profit” nata dal basso, su iniziativa di associazioni pacifiste ed ambientaliste, tra cui “la bottega del commercio equo e solidale”. E’ la banca che in Italia è più soggetta a controlli, anche se il suo principio cardine è la trasparenza. Infatti, è l’unica a pubblicare sul suo sito la lista completa dei progetti di associazioni e cooperative sociali che finanzia. Il suo presidente, Fabio Salviato, ha scritto il libro Ho sognato una banca, edito da Feltrinelli. Salviato, nel descrivere i primi dieci anni di attività della Banca Etica, ha così commentato: “Accettare i capitali dello scudo fiscale, accumulati anche non rispettando le leggi, sarebbe stato un tradimento del nostro DNA. Grazie alla trasparenza che offriamo, negli anni 2008 e 2009, mentre il resto del mondo bancario e finanziario stava crollando, abbiamo avuto un aumento del 35% dei depositi ed una crescita del 40% dei finanziamenti alle cooperative sociali. Al mondo politico diciamo però che non possiamo continuare a subire leggi che massacrano l’ambiente, penalizzano la finanza etica e le cooperative no profit”. Mentre non si varano leggi anticorruzione!

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