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Inaugurazione della XXIV edizione di Veliateatro Festival

Inaugurazione della XXIV edizione di Veliateatro Festival
Agosto 08
11:59 2021

Il ministro della cultura Dario Franceschini ha inviato oggi un messaggio di saluto per l’inaugurazione della XXIV edizione di Veliateatro Festival

“L’estate 2021 sta facendo riscoprire il vasto patrimonio di teatri di pietra di cui gode l’Italia, soprattutto nel Mezzogiorno. Le gradinate di questi antichi luoghi di spettacolo stanno tornando a risuonare di musica e parole, recuperando una notevole centralità nelle nostre vite. 
La ventiquattresima edizione del VeliaTeatro Festival coglie questa tendenza, restituendo alla scena il teatro antico dell’Acropoli Elea Velia, che torna a ospitare una rappresentazione dopo 2.500 anni. 
Frutto inatteso della pandemia, la nuova vita dei teatri di pietra nella stagione estiva rilancia una tradizione che nel nostro Paese non si è mai estinta del tutto e permette di immaginare un fecondo dialogo culturale con gli altri Paesi del Mediterraneo in cui la civiltà greca e quella romana sono fiorite, lasciando questa importante eredità. Oggi, anche da Elea Velia parte un messaggio importante che merita di essere ascoltato e rilanciato.” 
 
Dopo l’inaugurazione con l’Ecuba Regina di Ivana Monti al teatro Antico, il festival continua lunedì 9 e martedì 10 agosto nella vicina Arena Zenone di Paolo Portoghesi (Fondazione Alario), con la prima nazionale di una coproduzione VeliaTeatro / Accademia “Silvio d’Amico”:

una foto durante le prove

LE BACCANTI di Euripide
‘Ho l’impressione di vedere due soli’. Travestire le baccanti nel XXI secolo, è il titolo della lectio brevis di Giovanni Greco (laureato in Lettere Classiche presso la Sapienza e in Regia presso l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica ‘Silvio D’Amico’, dove insegna Recitazione in versi) a cui seguirà lo spettacolo, con traduzione, adattamento e regia dello stesso Greco. In scena – accompagnati dalle musiche di Daniela Troilo – gli allievi del secondo Anno dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica: Luisa Banfi, Chiara Businaro, Cosima Centurioni, Davide Fasano, Gabriele Graham Gasco, Riccardo Rampazzo, Sangiorgio Paolo, Younes Sara, Tortora Claudia, Nuvoletta Lucarelli, Attilia Maurano, Giorgia Maria d’Isa – (9 agosto) Fabio Carta, Leonardo Cesaroni, Giorgia Fagotto Fiorentini, Pietro Giannini, Sara Mancuso, Adele Maria Masciello, Matteo Santinelli, Marco Tè, Samuele Teneggi, Irma Ticozzelli, Irma Ticozzelli – (10 agosto)

una foto durante le prove

Le Baccanti, ultima opera di Euripide (andata in scena nel 404 a.C.), epilogo della grande vicenda del teatro ateniese del V secolo che muore con la sconfitta di Atene nella Guerra del Peloponneso e della democrazia, rappresentano un’opera multipla. Il ritorno a Tebe di Dioniso e del suo culto e la vendetta che il dio si prende delle sorelle della madre Semele e di Penteo, figlio di Agave che si oppone alle derive irrazionali del bacchismo, diventano l’occasione per intrecciare sperimentazioni linguistiche e tracce tematiche di straordinaria attualità. Il lavoro di messa in scena va nella direzione di recuperare gli aspetti più interessanti di questo testo paradigmatico, dove si mescolano teatro nel teatro e antefatti della saga tebana, religione come adesione fideistica e religione come fondamentalismo. Ma più interessante estrapolare nella direzione di una messa in scena che guardi al contemporaneo la relazione storica e terapeutica tra le menadi invasate da Dioniso e le tarantolate del Salento, preda di pulsioni erotico-animalesche da far emergere con la danza il canto e i colori; i fortissimi punti di contatto tra la mitopoiesi dionisiaca e quella cristologica che hanno addirittura permesso allo Pseudo Gregorio Di Nazianzo di scrivere nel XII sec. d.C. un Christus patiens con i versi euripidei della morte di Penteo che noi conserviamo a tutt’oggi solo grazie a lui; ultimo ma non meno importante focalizzare l’attenzione su un testo teatrale e su un personaggio che è dio del teatro rendendo questo testo uno dei primissimi esempi di metateatro e di messa in scena del travestimento, cioè dell’ambiguità di genere come peculiarità della semiotica teatrale. Dunque, un testo che permette un approccio ibrido, meticcio, che ha avuto un grande revival nel secondo Novecento proprio per la sua tensione mai risolta tra razionale e irrazionale, tra apollineo e dionisiaco, tra ragione e passione (anche religiosa), in un rapporto da ridefinire continuamente e proficuamente tra uomo e natura, tra uomo e artificio, tra corpo e spiritualità (così ben delineato nel libro di M. Fusillo, Il dio ibrido) che ancora oggi non finisce di interrogarci. 

Arena Zenone – Fondazione Alario – Viale Parmenide, frazione Marina di Ascea (SA) 
Inizio spettacoli ore 21.00  
Costo biglietto € 20 – Under 12 anni € 10 
 
www.veliateatro.com


Rassegna sull’espressione tragica e comica del teatro antico

VELIATEATRO FESTIVAL 2021 XXIV EDIZIONE
Ad Aldo Masullo in memoria
SPETTACOLI

Sabato 7 agosto – Domenica 8 agosto – Antico Teatro di Elea Velia – Parco Archeologico
ECUBA REGINA
Autorità e Responsabilità
di e con Ivana Monti
IL LAMENTO COME DENUNCIA POLITICA: VOCI FEMMINILI NEL GRANDE TEATRO TRAGICO
Lectio brevis di Valentina Moro, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze umane dell’Università di Verona, dove collabora con il Centro di Studi Politici “Hannah Arendt”. Si occupa in maniera interdisciplinare di filosofia politica, teatro antico e studi di genere. Ha condotto i suoi studi di dottorato in filosofia tra Padova e la Brown University (USA)

Segue spettacolo Ecuba Regina

L’intenso monologo in versi è un grido contro tutte le guerre. Non solo contro l’orrore della guerra di TROIA (1290 a.C.) ma contro l’orrore di tutti i conflitti, i soprusi, le aggressioni, le prepotenze colonialiste, le stragi di popolazioni civili inermi che si perpetuano fino ai giorni nostri. Ma è anche il grido che richiama tutti i potenti che governano alla responsabilità delle vite loro affidate non dagli dèi, ma dal libero voto dei popoli.
“Ciechi e sordi che fummo, i nostri danni ci procurammo!” (Eneide L. II v. 410) Così commenta desolato ENEA rievocando per DIDONE l’infausta entrata del fatale Cavallo in Troia. Fu cecità politica? Impreparazione della sopravvissuta classe dirigente alla scomparsa di Ettore, il grande stratega? Fu imprudente, eccessivo rispetto delle sacre tradizioni? Non solo. Ecuba, la non citata da Enea ma da me immaginata presente sulla scena e ‘stranamente’ silenziosa rispetto al forte carattere attribuitole dalla tradizione tragica, Ecuba ci fa sospettare che nel suo silenzio si annidi anche un vizio politico, un calcolo demagogico. Non contrastare gli impulsi emotivi di una folla in delirio non è forse anche una latente ricerca di consenso? Lo capirà, in un sofferto percorso, Ecuba Regina, e assumerà su di sé tutta la responsabilità politica di quella mitica, tragica sconfitta. Attraverso il richiamato pensiero sulla strage, attraverso il pianto su Astianatte e lo strazio inedito sul corpo sfregiato di Polissena, Ecuba Regina, lentamente, dolorosamente, prenderà coscienza della sua colpa fino a impazzirne e a riservarci, nel finale, un vero colpo di scena.  
Posto unico € 25

Lunedì 9 Agosto – Martedì 10 agosto – Arena Zenone
LE BACCANTI
di Euripide
‘HO L’IMPRESSIONE DI VEDERE DUE SOLI’. TRAVESTIRE LE BACCANTI NEL XXI SECOLO
Lectio brevis di Giovanni Greco, laureato in Lettere Classiche presso la Sapienza e in Regia presso l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica ‘Silvio D’Amico’, dove insegna Recitazione in versi

Segue spettacolo Le Baccanti
Traduzione, adattamento e regia Giovanni Greco
Musiche Daniela Troilo

Con gli allievi del secondo Anno dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”
Luisa Banfi, Chiara Businaro, Cosima Centurioni, Davide Fasano, Gabriele Graham Gasco, Riccardo Rampazzo, Sangiorgio Paolo, Younes Sara, Tortora Claudia, Nuvoletta Lucarelli, Attilia Maurano, Giorgia Maria d’Isa – (9 agosto) Fabio Carta, Leonardo Cesaroni, Giorgia Fagotto Fiorentini, Pietro Giannini, Sara Mancuso, Adele Maria Masciello, Matteo Santinelli, Marco Tè, Samuele Teneggi, Irma Ticozzelli, Irma Ticozzelli – (10 agosto)

Le Baccanti, ultima opera di Euripide (andata in scena nel 404 a.C.), epilogo della grande vicenda del teatro ateniese del V secolo che muore con la sconfitta di Atene nella Guerra del Peloponneso e della democrazia, rappresentano un’opera multipla. Il ritorno a Tebe di Dioniso e del suo culto e la vendetta che il dio si prende delle sorelle della madre Semele e di Penteo, figlio di Agave che si oppone alle derive irrazionali del bacchismo, diventano l’occasione per intrecciare sperimentazioni linguistiche e tracce tematiche di straordinaria attualità. Il lavoro di messa in scena va nella direzione di recuperare gli aspetti più interessanti di questo testo paradigmatico, dove si mescolano teatro nel teatro e antefatti della saga tebana, religione come adesione fideistica e religione come fondamentalismo. Ma più interessante estrapolare nella direzione di una messa in scena che guardi al contemporaneo la relazione storica e terapeutica tra le menadi invasate da Dioniso e le tarantolate del Salento, preda di pulsioni erotico-animalesche da far emergere con la danza il canto e i colori; i fortissimi punti di contatto tra la mitopoiesi dionisiaca e quella cristologica che hanno addirittura permesso allo Pseudo Gregorio Di Nazianzo di scrivere nel XII sec. d.C. un Christus patiens con i versi euripidei della morte di Penteo che noi conserviamo a tutt’oggi solo grazie a lui; ultimo ma non meno importante focalizzare l’attenzione su un testo teatrale e su un personaggio che è dio del teatro rendendo questo testo uno dei primissimi esempi di metateatro e di messa in scena del travestimento, cioè dell’ambiguità di genere come peculiarità della semiotica teatrale. Dunque, un testo che permette un approccio ibrido, meticcio, che ha avuto un grande revival nel secondo Novecento proprio per la sua tensione mai risolta tra razionale e irrazionale, tra apollineo e dionisiaco, tra ragione e passione (anche religiosa), in un rapporto da ridefinire continuamente e proficuamente tra uomo e natura, tra uomo e artificio, tra corpo e spiritualità (così ben delineato nel libro di M. Fusillo, Il dio ibrido) che ancora oggi non finisce di interrogarci.
Posto unico € 20

Giovedì 12 Agosto – Arena Zenone
LA DONNA DI SAMO (Samia)
di Menandro
Breve intervento di Roberto Mario Danese, professore ordinario di Filologia classica, Fortuna della cultura classica, Letteratura e cinema nell’Università di Urbino Carlo Bo, dove dirige il Centro Internazionale di Studi Plautini

Segue spettacolo La donna di Samo
con Simone Destrero, Bruno Governale, Alessandra Cavallari, Marianna Cutraro
Musiche Marco Abbondanzieri, Cristiano D’Aleisio
Scenografia Renato Mambor
Maschere Emanuele D’Andrea, Roberta Gentili, Roberto Zorzut
Costumi Marinaschi Collectif
Regia Roberto Zorzut

Menandro, autore ateniese del terzo secolo a.C., popolarissimo in tutto il bacino mediterraneo. “La donna di Samo” vive di intrecci complessi giocati sulla sorpresa e improvvisi cambiamenti di situazione. Commedia ricca di riconoscimenti improvvisi, rapimenti e situazioni complicate che girano intorno al tema dell’amore.
Gli innamorati, divisi da iniziali ostacoli si trovano ad affrontare numerose difficoltà e peripezie, fino a coronare il loro amore e ricomporre la felicità iniziale che per un equivoco o errore era stata turbata. Il valore della commedia sta nell’ineguagliabile capacità di presentare “caratteri”, personaggi di una convincente credibilità psicologica e sentimentale. Un rito teatrale in maschera che conserva tutto il suo fascino.
Posto unico € 20

Sabato 14 Agosto – Arena Zenone
CASSANDRA
di Giulia Salis

Regia Ruggiero Caverni
Con Giulia Salis e Stefano Gerace
Musiche originali dal vivo di Francesco Forges e Stefano Gerace

Cassandra di fronte alla guerra di Troia – la guerra simbolo di tutte le guerre – incarna il dramma del testimone di ogni guerra passata, presente e futura, il dramma di chi, vedendo e prevedendo le conseguenze delle azioni umane, è chiamato a farsi carico dell’insopportabile peso delle sofferenze umane, lottando disperatamente per conservare la propria umanità e resistere alla tentazione di dire di sì all’orrore.
Partendo dal presupposto che il personaggio di Cassandra, pure essendo centrale nella mitologia greca, non ha una tragedia dedicata, la ricerca si è rivolta sia allo studio dei testi classici in cui compare (Eschilo, Euripide, Virgilio, Licofrone), sia al lavoro in sala con sessioni di improvvisazione. L’elaborazione del testo finale ha esteso a riscritture moderne del mito (Morley, Wolf, Giraudoux) arrivando a stabilire un testo finale che raccoglie sinfonicamente elementi dei classici, dei moderni e scrittura originale. Grande importanza ha la musica dal vivo che accosta sonorità classiche ed etniche grazie ai contributi di Francesco Forges e Stefano Gerace. La centralità dell’elemento musicale e lo sviluppo del testo per alternanza di monologhi spiega la definizione oratorio teatrale, un’esperienza in cui la voce umana e la musica fanno viaggiare lo spettatore al di là dei confini dello spazio e del tempo.
Posto unico € 20

Lunedì 16 Agosto – Arena Zenone
MEDEA E CLITENNESTRA
da Dario Fo e Marguerite Yourcenar
di e con Angela Malfitano
LA VENDETTA È DONNA. E DONNA È LA GIUSTIZIA
Lectio brevis di Stefano Pietropaoli, professore associato di Filosofia del diritto all’Università degli Studi di Salerno e docente incaricato presso l’Università di Firenze

Segue spettacolo Medea e Clitennestra

Medea è un monologo che la stessa Franca Rame ha allestito per me. La composizione si rifà alla commedia dell’arte e alla tradizione dei “maggi” umbro-toscani. La lingua è quella che Dario Fo ha lasciato alla storia del teatro: un gramelot umbro-laziale e rinascimentale con il quale Medea vive la sua presa di coscienza. Si confronta con le donne di Corinto e rivendica giustizia per sè, straniera e ripudiata dal marito Giasone come madre e moglie.
Clitennestra, la mitica regina di Micene, moglie di Agamennone si presenta davanti a un’immaginaria corte di giudizio dopo aver ucciso il marito e l’amante di lui Cassandra. La rilettura di Marguerite Yourcenar della vicenda ci restituisce una donna forte e innamorata con tutte le sue ragioni e i suoi dolori. Una scrittura lucida per un’anima che scava in se stessa e in chi la sta a guardare, audace e schietta, senza sconti.
Ho cercato di restituire una figura di stupore doloroso e di innocenza. Di ironia e candore macchiate da tinte grottesche. La regina Clitennestra si trasforma da barbona di strada ad eroina tragica. La guitta che recita stancamente la sua parte trasforma le sue iniziali leggerezze in parole pesanti.Racconta del tempo dell’abbandono prima, dell’amore per Egisto poi, e infine del ritorno dalla guerra di Troia di un eroe stanco, di un dio caduto: Agamennone.
Posto unico € 20

Martedì_17_Agosto – Arena Zenone
DANTE E GLI ALTRI
Viaggio dentro e intorno alla Divina Commedia. Inferno
di e con Gianluigi Tosto
SPIEGARE DANTE IN QUINDICI MINUTI
Lectio brevis di Federico Sanguineti, professore ordinario di Filologia italiana all’Università di Salerno

Segue spettacolo Dante e gli Altri

Verso le celebrazioni per il VII centenario della morte di Dante Alighieri
I più famosi Canti ed episodi dell’Inferno introdotti e commentati dalla voce di grandi poeti ed autori della letteratura internazionale, nostri contemporanei o contemporanei di Dante. È questo il senso del titolo “Dante e gli altri” che si è voluto dare a questo recital, nel quale, oltre ad ascoltare i versi del Sommo Poeta, avremo occasione di soffermarci brevemente su quello che altri famosi poeti e letterati hanno detto su Dante e sulla sua Commedia, o su come l’opera o la vita del Sommo Vate siano servite di ispirazione per la scrittura di altre opere letterarie.
Senza addentrarsi assolutamente nella “selva oscura” dell’esegesi critica più dotta e radicale, sono state scelte alcune pagine di facile comprensione di autori quali Borges, Manganelli,Claudel, Coleridge, Eliott, Foscolo, Boccaccio, Franco Sacchetti, Primo Levi, che contribuiscono a illuminare i versi più conosciuti di Dante di una luce inedita, arricchendo così il nostro approccio ad essi e, in alcuni casi, permettendoci di avvicinare le pagine della più grande opera poetica dell’Occidente con un sorriso o con una leggerezza che ne faciliti l’ascolto.
Posto unico € 20

Giovedì 19 Agosto – Arena Zenone
ODISSEA
di Omero
OMERO TEATRALE: LA CONSANGUINEITÀ TRA EPICA E TRAGEDIA
Lectio brevis di Mario Cantilena, già professore ordinario di Letteratura greca all’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano.

Segue spettacolo ODISSEA
con Gianluigi Tosto

La struttura narrativa dell’Odissea è molto più varia e articolata di quella dell’Iliade e ben diversi sono i toni e le atmosfere che si incontrano seguendo Ulisse nelle sue lunghe peregrinazioni. I suoni e i clamori della guerra di Troiae dei grandi duelli fra eroi lasciano il posto alla malinconia e alla nostalgia della patria, alla delicatezza dell’incontro con Nausicaa, alla festosità dell’accoglienza dei Feaci, al pianto per il racconto di Demodoco, allo stupore, la meraviglia e il terrore degli incontri con Polifemo, Circe, il Regno dei Morti, le Sirene, Eolo, fino alla determinazione nell’affrontare i Proci e alla commozione del riconoscimento con Telemaco e Penelope.
Gli episodi e i personaggi dell’Odissea appartengono alla nostra cultura da sempre e sono delle pietre miliari nella formazione del nostro immaginario. Moderna e attuale è la figura di Ulisse, e lì dove nell’Iliade predominava l’azione brutale e istintiva, senza ripensamenti, degli eroi sul campo di battaglia, nell’Odissea prevale il pensiero, il ragionamento, il calcolo del suo protagonista che prelude comunque sempre ad un’azione efficace e ben meditata.

Posto unico € 20

Venerdì 20 Agosto – Antico Teatro di Elea Velia – Parco Archeologico
IL VIAGGIO DI PARMENIDE
da I Frammenti di Parmenide di Elea
Brevi interventi di Mauro Tulli, professore associato di Grammatica Greca dal 1998 presso l’Università di Pisa e dal 2006 professore ordinario di Letteratura Greca; Franco Ferrari, professore ordinario di Filosofia antica presso l’Università di Pavia; Emanuele Stolfi, professore ordinario di Diritto romano e diritti dell’antichità presso l’Università di Siena; Luigi Vecchio, professore di Storia greca presso il corso di laurea triennale in Beni culturali e di Epigrafia greca presso il corso di laurea magistrale in Archeologia e culture antiche dell’Università degli Studi di Salerno.

Segue lettura scenica Il viaggio di Parmenide
Traduzione di Angelo Pasquinelli
Lettura scenica Gianluigi Tosto Arpa Adriana Cioffi

VeliaTeatro Festival propone la lettura e il commento di un testo molto difficile da interpretare anche perché molto difficile da ricostruire, di un testo, ad un tempo, di fondamentale importanza nella cornice che ci vede raccolti sulla costa del Cilento colonizzata dai Greci di Focea: il poema di Parmenide, il grande intellettuale vissuto qui fra il VI e il V secolo avanti Cristo, un poema scritto con la lingua e con lo stile di Omero e di Esiodo, che racchiude, nel fascino di ben costruiti esametri, dottrine decisive per la storia del pensiero dei Greci e, tramite Platone, per la storia del pensiero europeo. La tradizione purtroppo ne conserva solo frammenti, che in ogni caso rendono possibile capirne il complessivo schema e seguirne il generale impianto argomentativo. Il racconto, citato da Sesto Empirico, di un viaggio compiuto da Parmenide apriva il poema, un viaggio sul carro guidato dalle figlie del Sole per abbandonare le tenebre del non sapere, verso la luce del sapere. Dopo la sosta presso la porta di Dike, il racconto rievoca l’accoglienza di Parmenide presso la dea custode del sapere, che ha la funzione di Musa, per l’investitura e per l’ispirazione. La dea subito distingue due campi del sapere o del non sapere, l’aletheia, la verità, e la doxa, l’opinione. Ma il poema qui ha numerose lacune, dalle quali emerge la celebre immagine della scelta fra le strade, forse in polemica con Eraclito, certo per un rifiuto del non sapere che offusca la mente dei mortali. L’aletheia, la verità, trovava il suo cuore nella riflessione che richiama Simplicio, con l’ampio panorama, di forte matrice razionalistica, sull’essere che non muta, immobile, senza nascita e senza fine, compatto, di forma sferica, in equilibrio ammirevole. Nell’ultima parte, il poema entrava in contatto con la doxa, l’opinione: pur fra numerose lacune qui splende la raffigurazione del giorno e della notte, del cielo e della luna, con intuizioni di notevole modernità. [Mauro Tulli]
Posto unico € 25

Sabato 21 Agosto – Arena Zenone
ULISSE, NESSUNO E CENTOMILA
La figura di Ulisse nella letteratura del ’900
di e con Gianluigi Tosto
Lectio brevis (da remoto) di Giulio Guidorizzi, grecista, traduttore, studioso di mitologia classica e di antropologia del mondo antico, professore ordinario di Letteratura Greca presso l’Università di Torino

Segue spettacolo Ulisse, nessuno e centomila
Lettura scenica su testi di D’Annunzio, Borges, Pascoli, Giono, Tabucchi, Kavafis e musiche di Respighi, Casella, Vangelis, Tsupa, Anakrousis. La figura di Ulisse ha attraversato le epoche, i secoli, i millenni per giungere fino a noi. Il suo viaggio è durato ben oltre i confini delle Colonne d’Ercole e ancora continua e continuerà, molto al di là delle nostre vite e dei nostri orizzonti. Ma questa figura in virtù della sua fortissima carica simbolica, si è arricchita, durante il viaggio, di molti aspetti, molte sfaccettature e interpretazioni che gli uomini vi hanno ravvisato nelle varie epoche. Già nell’antichità il personaggio di Ulisse, con la sua proverbiale astuzia, era stato visto, di volta in volta, con accezioni più positive o più negative, a seconda degli autori che ce lo avevano raccontato.
Posto unico € 20

Lunedì 23 Agosto – Arena Zenone
ELENA, LA FEMME FATALE DEL MITO GRECO
brani da Omero, Gorgia, Euripide, Ghiannis Ritsos, Albert Camus
Brevi interventi di Laura Pepe, professoressa di Diritto greco all’Università degli Studi di Milano, autrice di saggi accademici e manuali di storia per la scuola secondaria superiore e molto attiva nella divulgazione dell’antico in programmi e documentari televisivi

Segue spettacolo Elena, la femme fatale del mito greco
Lettura scenica di Christian Poggioni
Musiche Irina Solinas (Violoncello solo)

Per Elena persero la vita migliaia di uomini, che per lei combatterono la guerra di Troia, il conflitto più noto dell’antichità. Questo non stupisce, se si pensa che Elena era la donna più bella del mondo, la protetta di Afrodite, l’incarnazione vivente della seduzione. Ma Elena ebbe colpa di quella guerra? A fronte di voci che la additavano come colpevole, se ne levarono altre che la scagionarono: perché dalla bellezzanon nasce mai nulla di brutto.
Christian Poggioni, nato a San Paolo del Brasile nel 1972, viene ammesso da Giorgio Strehler alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano, dove si diploma in recitazione nel 1999. Nel 2000 si laurea con 110 e lode presso l’Università Statale di Milano e nel 2003 frequenta un master in regia presso la School of Cinematic Arts – University of Southern California di Los Angeles. Dal 1999 al 2006 recita in spettacoli diretti da registi di fama internazionale quali Giorgio Strehler, Peter Stein, Massimo Castri, Antonio Calenda, e in diverse produzioni televisive, cinematografiche e radiofoniche per Mediaset, RAI e Radio Svizzera Italiana. Nel 2007 intraprende un percorso di ricerca e produzione autonoma. Dal 2009 collabora con l’Università Cattolica di Milano. È vicepresidente dell’Associazione Kerkìs. Teatro Antico in Scena.
Posto unico € 20

Mercoledì 25 Agosto – Arena Zenone
ORESTEA_agamennone+coefore
da Eschilo
ORESTEA: UN’ANTICA ‘SERIE’?
Lectio brevis di Sotera Fornaro, professoressa di Letteratura greca all’Università della Campania “L. Vanvitelli”. I suoi interessi di ricerca vanno dalla letteratura greca d’età arcaica e classica a quella di età imperiale. Dirige la rivista e il blog ‘Visioni del tragico. La tragedia greca sulla scena del XXI secolo’ e l’OJS ‘Archivi delle emozioni’

Segue spettacolo Orestea
regia Cinzia Maccagnano
con Marta Cirello, Raffaele Gangale, Dario Garofalo, Cinzia Maccagnano, Luna Marongiu,
Cristina Putignano
maschere Luna Marongiu – costumi Monica Mancini scena Stefania Frasca
graphic motion designer Simone Memè

L’Orestea è prima di tutto un epocale disegno drammaturgico in grado di raccontare la fine dell’ineluttabile. Agamennone uccide Ifigenia. Clitennestra uccide Agamennone. Oreste uccide Clitennestra. Ma nessuno uccide Oreste. Ciò non significa che Oreste non paghi pegno, tutt’altro. La Ragione (Atena) gli offre certamente una chiave di salvezza, sostituendo il tribunale degli uomini alla teodicea; ma questo gli toglie il fiato. La stessa cosa che accade a un bambino quando nasce. L’eccesso d’aria rischia di soffocarlo. Perciò piange. E piange Oreste, su cui pesa un Passato che non c’è più, arcaico ma sicuro; e dentro cui scalpita una Realtà incerta, a cui è impreparato, la cui rappresentazione è migliore dell’originale; una Realtà su cui la Ragione ha perso il controllo. Qual è dunque il pegno da pagare per Oreste? Non essere. Né com’era, né come avrebbe dovuto. Essere in bilico. In una rabbiosa e straziante infelicità.
La pàrodo dell’Agamennone, il lungo coro degli anziani di Argo, disegna i confini dello spettacolo: gli attori indossano una maschera tragica, arcaica, mostrano un’espressione che sembra scolpita nel dolore per sempre; e quando se ne liberano, ne scoprono un’altra, più moderna, che rivela i caratteri particolari dei personaggi: Clitennestra, Agamennone, Cassandra ed Egisto. Tutto il racconto dell’Agamennone dunque si svolge come una grande rappresentazione, un rituale che riporta alla memoria i fatti da cui poi muoverà l’azione di Oreste. Nelle Coefore il registro cambia, si fa più contemporaneo, finisce la rappresentazione, spariscono le maschere, e i giovani, Oreste, Elettra e Pilade, si mostrano così come sono, deformati solo dal furore. Anche il ritmo dello spettacolo cambia, non è più cadenzato, scandito dal procedere della trama, ma precipita, seguendo l’urgenza di agire per liberarsi da un ordine Antico che non trova più riscontro nella Realtà. I giovani detronizzano, sovvertono, uccidono. Orfani di un senso della storia, mossi dalla “irragionevole rabbia”, si ritrovano smarriti in un mondo di cui non riconoscono più il senso del Passato e sperimentano l’incapacità della Ragione di farsi ancora guida sicura.
Posto unico € 20

Giovedì 26 Agosto – Arena Zenone
PENTESILEA vs ACHILLE
di Francesco Randazzo
PENTESILEA, OVVERO DEL DIVORARE CHI SI AMA
Lectio brevis di Sotera Fornaro

Segue spettacolo Pentesilea vs Achille
Drammaturgia e regia Cinzia Maccagnano
Con Cinzia Maccagnano, Luna Marongiu, Cristina Putignano

Pentesilea vs Achille è una scrittura originale che spinge a sperimentare nuovi linguaggi. La parola in forma di poesia restituisce immagini e scenari che vanno oltre la scatola teatrale, quasi a suggerire un’opera filmica. La sfida, innanzitutto, è restituire la poesia e la magia del testo, senza tradirne la necessità di essere rappresentato. Il testo riporta frammenti di mito, frammenti di dramma, frammenti di pensiero; e la frammentazione in sé è argomento che ci interessa. Il montaggio dello spettacolo, come quello di un film, è una sequenza di immagini e inquadrature adeguate alla narrazione del sé frammentato di Pentesilea / Achille. Una sorta di opera visiva e visionaria, dove l’immagine costruita dai corpi degli attori, secondo una partitura che indaga il mito e il quotidiano, viene completata da proiezioni di filmati originali, e soprattutto totalmente guidata dalla musica. Pentesilea vs Achille parla di disordine, di caos, di mito e di modernità, di smarrimento e di ricerca di un nuovo ordine in cui l’uomo contemporaneo possa ridefinire le proprie funzioni, appropriandosi della sua identità oltre la costrizione culturale. [Cinzia Maccagnano]
Posto unico € 20

Venerdì 27 Agosto – Arena Zenone
CANTO ALQUANTO
Kosmographie per voce arco e firmamento
Omaggio a Ipazia di Stelle mai sazia
Una Lezione Concerto, poetico scientifica, in Agorà
IPAZIA E SINESIO: L’ESATTEZZA DEL “LIBERO” PENSIERO NEL MONDO TARDO ANTICO
Lectio brevis di Giuseppe Pascale, professore di Civiltà Bizantina presso l’Università della Campania “L. Vanvitelli”

Segue spettacolo CANTO ALQUANTO
Voce Paola Tortora, Violino Jòzek Cardas
Collaborazione artistica Teodoro Bungaro
Scrittura Creazione e Regia Paola Tortora
Ispirato a silloge di autori tra cui Igino, Parmenide, Sinesio, Arato di Soli, A. S. Sabbadini, S. Ronkey, S. Hawking, L. M.Lederman, M. Luzi, A. Petta
Musiche Adattamenti di Józek Cardas da A. Vivaldi, Telemann, F. Mendelssohn, Ysaÿe, F. J. Haydn, R. Schumann, B. Martinu, Saint Saëns

Una lezione concerto sul tema uomo e natura, attraverso la figura di Ipazia. Un omaggio ad una donna rivoluzionaria, che prima d’esser ferocemente trucidata nel V secolo d.c. per biechi motivi di potere, dedicò se stessa alla filosofia, alla matematica, all’astronomia, e alla divulgazione del sapere. Ma trattasi anche di un’esperienza sonoro-musicale, puramente sensoriale, su parole e note di alcuni dei più eminenti scienziati, filosofi, poeti e musicisti, che hanno scritto e indagato sull’Infinito, dall’inizio dei tempi ai nostri giorni.  In quest’epoca di particolare incertezza in merito alla ricaduta degli effetti del “progresso scientifico” sull’uomo, è forse utile tornare a riflettere sull’originarietà dell’esistenza, risanar lo spirito riaccendendo in noi la meraviglia, quella scintilla di stupore verso l’ignoto, di attrazione e feroce curiosità per l’insondabile; riattivando un contatto più autentico e rispettoso verso l’immensità che ci governa, Prendere coscienza dei limiti e delle fragilità dell’uomo rispetto al “Tutto”, è l’invito di questa Ipazia contemporanea che  recita, rievocando le antiche lezioni in agorà,  un’ode alla natura delle cose, per compiere un atto consapevole per la contemplazione dell’Universo. Un “concerto cosmico”, o meglio dire, ‘s-concerto’ cosmico data la sconcertante bellezza alla quale è dedicato. Un’orchestrazione che con approccio filosofico scientifico apre un acceso sguardo sulla nostra attuale e difficile condizione umana in epoca pandemica. Un inno alla vita! Di Ipazia si parla sempre e solo della sua terribile fine, come è giusto che sia, ma qui si desidera puntare l’attenzione più su ciò che la prima scienziata della storia, ha saputo trasmettere al futuro dell’umanità. L’amore per la conoscenza!  Questi, i principali temi di una creazione che vuole fare da controcanto al terrore che minaccia l’uso improprio del sapere, declamato da una figura storica, che farà da guida ad uno straordinario viaggio macro-micro cosmico, fra scienza, mito, e poesia dell’infinito.                         
Posto unico € 20

Sabato 28 Agosto – Arena Zenone
EDIPOSTANCO
di e con Marco Grossi
EDIPO TRAGICOMICO”. Tragedia greca e commedia dell’arte a confronto
Lectio brevis (da remoto) di Martina Treu, ricercatore confermato a tempo indeterminato in Lingua e Letteratura Greca, Università IULM.

Segue spettacolo Edipostanco

Maschera e costume. “Edipostanco” nasce da un gioco con la maschera: durante il gioco questo prezioso strumento si è manifestato vivo, in grado di farsi veicolo semplice e diretto di emozioni e sentimenti primordiali. “La maschera conserva in sé quella forza superumana che è ancora in grado di stupire gli spettatori.” Spiega Marco Grossi. “Nel mio approccio ho deciso di non fermarmi alla tradizione della commedia dell’arte, ma di provare ad andare oltre… cioè prima: quando ancora essa era la personificazione di un demone che, eruttato dalla terra, correva senza posa lasciando che foglie, rami, fiori, terra, fango si attaccassero al suo corpo.” Quel demone, antenato dello zanni della commedia dell’arte, un giorno diventerà Arlecchino, quei rami e quelle foglie saranno le squadrate ed ordinate losanghe del suo costume; a quel costume preciso e codificato ho preferito quello primordiale e su questo ho basato il mio lavoro. Questa maschera primordiale, figura della terra che supera l’umano, può essere accostata al mito antico, può trasmettere le passioni e la catarsi che il mito antico regalava ai suoi spettatori: in essa la tragedia trova rifugio e si traduce in commedia.

www.veliateatro.it

Teatro Antico di Elea Velia – Parco Archeologico – Piazzale Amedeo Maiuri, Ascea – (SA)
Arena Zenone – Fondazione Alario – Viale Parmenide, frazione Marina di Ascea (SA)

Inizio spettacoli ore 21.00

Costo biglietto Ecuba Regina e Il viaggio di Parmenide € 25 – Altri spettacoli € 20 Under 12 anni € 10

La vendita dei biglietti sarà effettuata al botteghino del Teatro già da un’ora prima dell’inizio degli spettacoli. In caso di pioggia gli spettacoli si terranno presso il teatro Parmenide sempre presso la Fondazione Alario.


VELIATEATRO FESTIVAL 2021 XXIV EDIZIONE

Staff Antonio Cortazzo / Fatima De Luca / Anna Galderisi Roberto Piccini / Vittorio Puglia
Identità visiva Giuseppe Durante operadesign.it
Fotografo Michele Calocero
Video Enzo Figliolia
Sito web Bit & Sound
Service audio-luci Liberato Merola – Vallo della Lucania (sa)
Servizi transfer Angelo Mazzeo
Attrezzeria scenica E. Rancati Srl Roma
Elementi scenografici (Ecuba Regina) Florigi Sottolano

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