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Incontro con un Lama tibetano

Aprile 10
18:09 2012

Dopo anni diventa un Budda, cioè un “Illuminato”. Tutti provano la sofferenza, dice Rinpoché. Cos’è la sofferenza? Tre sono gli stadi della sofferenza. Sofferenza della sofferenza: quella che sperimentiamo immediata, per esempio con una ferita o con la morte di una persona cara. Sofferenza del cambiamento : il senso della vita è l’impermanenza, tutto è mutazione, nella natura, le stagioni, noi stessi. Erronea è la concezione che alcune cose siano eterne; è in questa circostanza che il cambiamento provoca sofferenza. Nel momento stesso in cui godiamo di qualcosa che esiste o che possediamo, immediatamente subentra la preoccupazione affinché questo qualcosa non cambi, non finisca, non si modifichi. Tutto ciò provoca sofferenza e infelicità. Sofferenza pervasiva, della quale spesso non siamo consapevoli: si vive nel Samsara, che consiste nel ciclo di nascita e di morte; il mondo è fatto di polvere, in qualunque situazione, anche positiva, c’è sempre qualcosa che cambia, che va cambiata perché fa parte del ciclo continuo del Samsara, dove si ha una visione inadeguata della vita, visto che il mondo nel quale viviamo è un miraggio, un’ illusione. Come deve agire l’uomo nei diversi casi? Nel primo occorre confrontarsi con il dolore; evitare la sofferenza non ci aiuta, occorre confrontarsi con essa, perché ciò aiuta a conoscere la realtà. Per quanto riguarda la sofferenza del cambiamento, il secondo caso, occorre accettarla per trasformarla. Nel terzo caso il confrontarsi è il modo giusto per affrontare il problema: occorre calmare la propria mente, non reagire come di solito facciamo. È efficace accettare l’offesa ed espirare la positività: in questo caso il cuore assorbe la sofferenza e rimane intatto facendo scaturire la comprensione. Occorre quindi lasciarsi andare, non aggrapparsi al fenomeno, in quanto la vera sofferenza è nella nostra mente. Questa, secondo Rinpoché è la vera trasformazione: spesso si cerca la felicità all’esterno, ma essendoci nella realtà un continuo cambiamento, ci si ritrova nella sofferenza e la vera causa è l’ignoranza, cioè il non ricordare l’impermanenza di ogni cosa. Non aggrappandosi ai fenomeni si può uscire dalla sofferenza. In questo modo i veleni della vita possono essere trasformati in positività. E’ necessario far chiarezza delle Cause, andare oltre l’ignoranza, conoscere le cose proprio nella loro natura intrinseca: tutto ciò generando la calma mentale, calmare la mente attraverso la meditazione. Silenziare la mente equivale ad acquisire saggezza. In questo modo è possibile generare compassione, amore, e la saggezza aiuta a prendere coscienza che vogliamo uscire dalla sofferenza ed essere felici; tutti abbiamo questa aspirazione. È necessario seguire tre momenti per raggiungere la vera meditazione: ascoltare gli insegnamenti, comprenderli, seguirli. Il piacere non è duraturo, ma temporaneo. Con il Buddismo, afferma Rinpoché, si raggiunge la pace della mente che è la vera felicità. Insegnamenti che vengono da altre culture, altre evoluzioni della mente, altre esperienze, ma che generano riflessioni e fanno scaturire la necessità di approfondire questi stimoli. L’incontro con il Lama si è concluso con la raccolta di fondi per il Tibet duramente provato in questi anni da calamità naturali e dall’intolleranza repressiva della Cina, alla quale molti monaci e monache si sono immolati con il fuoco: una voce silenziosa che grida all’Umanità cercando di richiamare l’attenzione sul drammatico momento che si sta vivendo in questa regione asiatica.

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