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La conoscenza scientifica – 6

Novembre 10
02:00 2006

La verità e la falsità sono dei punti di appoggio universali per i filosofi della scienza e per la scienza stessa: ‘prima di parlare bisogna conoscere, altrimenti è meglio tacere’.
Da citazioni di fonti varie si è visto come molto spesso anche la scienza può cadere in equivoci, in particolar modo in riferimento all’oggetto preso in esame, tanto è vero che spesso non si distingue l’ambito propriamente scientifico da quello che non lo è.
Questo accade perchè anche gli scienziati sono influenzati da preconcetti presenti nel loro ambiente; lavorano all’interno di un ambito opinionistico, basandosi solo sulla conoscenza scientifica fin d’ora assicurata, mentre la scienza stessa rimane cristallizzata nella sua sfera. Esistono due modi per fare filosofia della scienza: 1) demarcare un campo disciplinare per affrontare problemi legati alla conoscenza; 2) seguendo una normativa aprioristica che considera la scienza un dato.
Uno degli aspetti più significativi della filosofia della scienza contemporanea è nell’insistenza di voler sostituire una teoria ritenuta falsa con una nuova ritenuta vera. Ma come si fa a dire che cosa è vero o falso? Questo criterio di verità o falsità può essere applicato solo ad un evento particolare; essendo già tale è di conseguenza vero. Ciò che bisogna analizzare è dunque il predicato di un soggetto in quanto non possiamo predicare una stessa cosa di più soggetti, altrimenti il nostro discorso sarebbe privo di senso. Gli enunciati particolari possono essere valutati veri o falsi solo dopo una percezione diretta della realtà esperita. In questo caso tutti gli enunciati particolari messi insieme costituiscono una generalizzazione.
Come possiamo dire di una generalizzazione la verità o la falsità?
Vi sono due modi: 1) se i casi che costituiscono la generalizzazione sono finiti e dunque possono essere esaminati = ciò è possibile; 2) se i casi che costituisco no la generalizzazione non sono finiti = ciò è impossibile.
A meno che per esprimere un giudizio di valore della generalizzazione dividiamo il campo di significatività in due parti: 1) enunciati particolari veri; 2) enunciati particolari falsi.
Così ad ogni generalizzazione risulterà associato un particolare campo di validità.
Tutte le teorie scientifiche sono basate su generalizzazioni, cioè sono costituite da un insieme di singoli fatti osservati, che messi insieme in base a ciò che hanno in comune costituiscono un fenomeno e dunque un corpo di conoscenza. I singoli fatti si fanno così corrispondere a degli enunciati, dopo di che vengono a costituire dei postulati di teorie logico-deduttive.
Le teorie storiche, invece, definite da fatti basati sul qui ed ora, sono costituite da più corpi di conoscenza, dunque sono eterogenee e possono essere considerate generalizzazioni in base al fatto che rappresentano dei documenti.
Ad ogni documento appartiene un parametro corrispondente ad una linea del tempo che nel presente equivale al valore zero, dopo di che scegliamo ed interpretiamo i fatti e li datiamo per avviare in base al parametro una concatenazione.
La scienza vuole giungere all’obiettivo di unire insieme le teorie diacroniche e quelle sincroniche della fisica attraverso l’anello di congiunzione della filosofia della scienza: ricostruire un passato tramite un pensiero astratto che vale in quanto costituisce coerenza e unità al nostro modo attuale di pensare il mondo, facendo attenzione a non cadere, eliminando una storia e la filosofia della scienza, in una descrizione di una realtà metafisica. (continua)

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