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La fatica del dialogo!

Febbraio 05
23:00 2008

Eppure l’Italia era sull’orlo di una crisi modello Argentina ed ora si presenta con i fondamentali economici in ordine. Eppure i nostri ragazzi non sono più in Iraq e nessuno si sogna di dire che il nostro Presidente del Consiglio sia il maggiordomo di Bush. Eppure…eppure il governo è caduto perché un signorotto della Campania era apparentemente preoccupato per la sua signora, ma pochi sanno che il signorotto della Campania era giustamente preoccupato, dal suo punto di vista, per una legge elettorale che si sarebbe approvata in Commissione da lì a poche ore e che avrebbe tarpato le ali ai signorotti fortemente radicati in un solo lembo di terra.
Mi preoccupo non perché sia caduto Prodi, al quale rimproveriamo di non aver fatto abbastanza, soprattutto di non aver dato gambe a quel programma elettorale alla realizzazione del quale si era lavorato per due anni. Mi rendo conto che con la Montalcini a tenere in piedi il Governo era quasi impossibile non cedere ai ricatti di chiunque si mettesse di traverso ed era impossibile attuare quelle politiche che richiedevano atti di coraggio e lungimiranza politica.
No, la preoccupazione viene dal profondo. Emerge, in questi giorni, in queste ore, un nuovo stile di pensiero, il pensiero dell’uomo forte, di quello che non scende a compromessi, il pensiero del non-dialogo con gli amici e del dialogo con l’avversario. Tutto questo è incarnato da un uomo apparentemente debole: Walter Veltroni. Sostanzialmente si dice: basta alleanze spurie, addio vecchi compagni, noi del PD siamo senza macchia e senza paura, andremo soli allo scontro. Ora, se uno ha la vocazione suicida non possiamo farci molto, ma se uno, un partito, evita il confronto costruttivo con la parte politica che senza personalismi ma per un riferimento coerente alle proprie aspirazioni costitutive rappresenta la coscienza critica del proprio schieramento, ebbene, riteniamo che questo qualcuno sbagli e sbagli di grosso.
Ma poi proviamo ad immaginare lo scenario? La CDL vince, il PD, un po’ per la paura della vittoria delle destre, un po’ perché la gente “non ne può più dei piccoli partiti” prende il 35% dei consensi. Grande successo di Walter. La destra, Berlusconi, ha davanti a se cinque anni di dominio incontrastato. E, secondo il grande Walter, cosa dovrebbe fare Berlusconi? Dovrebbe dire a Storace, Bossi, Gramazio, Mussolini, Casini…continuate a servire il caffè mentre io e Walter prepariamo le riforme, così voi poi sparite insieme agli altri…
Berlusconi è un uomo serio ed ha già dimostrato che non lascia i propri compagni (ops!) per strada. Intanto soffia la protesta, riprende vita il movimento (cavalcato e scaricato dal centro-sinistra), Grillo urla in piazza, i Verdi si ricordano di essere alternativi al sistema e ti piazzano un paio di referendum, Pannella si scaglia contro la Chiesa, qualcuno tira fuori le foto di Rutelli da giovane, Moretti vince l’oscar con un film su Veltroni. Intanto Storace, che è ministro, presenzia ai raduni dei nostalgici fascisti che per non perdere il vizio hanno ripreso a produrre olio di ricino… insomma, la strada per il buon Walter non è in discesa, in compenso rischia di spianare quella per il suo amico Berlusconi e per il peggiore dei governi possibili.
D’altra parte bisogna essere severi anche a sinistra. Prendiamo uno come me e come tanti. Mi sento profondamente di sinistra, di estrema sinistra, ma non sono mai stato un comunista nel senso tecnico del termine. C’è un universo, quello dei giovani, del volontariato, dei centri sociali, dei cristiani seri e democratici, che vuole una politica diversa, che anzi pensa che il centro del mondo non sia il Palazzo ma che la lotta politica si sia spostata nelle strade, negli uffici, nelle fabbriche (ariops!), nelle università, nelle parrocchie. Il Comunismo è morto e sepolto, restano alcuni irrinunciabili strumenti di analisi di derivazione marxiana, resta l’anelito fondamentale per la costruzione di un mondo migliore che passi attraverso la trasformazione radicale del sistema di produzione, di distribuzione e di consumo ma che non perda di vista l’uomo e le sue aspirazioni ultime. Si formerà, credo, un movimento che da una parte scalzerà sicuramente i leader non in sintonia: i vari Bertinotti, Diliberto, Pecoraro…dall’altra costituirà una straordinaria massa d’urto, la vera opposizione sociale e culturale del paese che, soprattutto se sarà capace di sintonizzarsi con alcune spinte spurie ma genuine come quelle di Di Pietro e Grillo, potrà incidere radicalmente sulla politica del Palazzo segnandone la fine.
Ma per far questo non dobbiamo perdere la speranza, non dobbiamo perdere la voglia di dialogare, di convincere e di convincerci, non dobbiamo perdere l’intransigenza morale e l’ingenuità infantile. Dobbiamo continuare a credere nella possibilità di un mondo migliore, lottando contro i pensieri “facili”, combattendo le scorciatoie autoritarie e fasciste, continuando a credere che chi la pensa in maniera diversa possa costituire un risorsa contro il pensiero unico ed uniforme e non un peso del quale disfarsi.
Almeno credo….

Cordiali saluti, hasta la victoria!

Renato Vernini
(renverni@tin.it)

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