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La guerra dei manifesti

Giugno 14
14:28 2014

A Rocca Priora la lista Zorani proclama: «Riprendiamoci il futuro». Risponde La Voce: «Liberiamo il nostro futuro». Rivolta Popolare dichiara: «Il futuro è oggi». Non da meno Viva R.P.: «L’impegno che continua, il progetto che si realizza». Il Movimento 5 Stelle ci risparmia aneddoti e dice: «Votate per voi».
Nell’era in cui la comunicazione elettronica la fa da padrona, il vecchio manifesto, il bigliettino da visita, le brochure riempiono bandoni, cassonetti e macchine. Abbiamo assistito all’apposizione di manifesti selvaggi affissi senza il rispetto degli spazi assegnati. Era sufficiente attendere una mezz’ora per vedere il passaggio di una nuova affissione di un candidato opposto. A ogni ondata, decine di manifesti occupavano abusivamente numerosi spazi di affissione. E questo non valeva solo per i bandoni installati per le elezioni: sono stati occupati sistematicamente tutti gli spazi della pubblica affissione a pagamento. Unico posto degno erano i cassonetti destinati alla raccolta di rifiuti, differenziati e no.
Tutto questo sembrerebbe folclore, se non fosse una beffa. Le migliaia di euro spesi altro non sono che soldi prelevati dalle nostre tasche, camuffati da rimborsi o finanziamenti a partiti e associazioni (salvo, fino a prova contraria, il Movimento 5 Stelle). Chiaramente, nello sfarzo elettorale non potevano mancare ristoranti per la presentazione di liste e successivi pranzi elettorali. Sovvenzionati da chi? Certo, in questa fase di recessione investire magari ventimila euro può fruttarne centinaia di migliaia negli anni a seguire. Mal che vada, si riverseranno sui finanziamenti, in altre parole: soldi dei cittadini.
Altro effetto che sta diventando istituzione è la successione familiare (o feudataria) della rappresentanza politica. Se Berlusconi dichiara che ci sarà sempre “un Berlusconi” in Forza Italia (avallando una successione, non la validità di persone), perché questo non dovrebbe avvenire anche nelle amministrazioni locali? Qualcuno dovrà pur difendere e continuare l’azione politica! Nulla in contrario; salvo che in Italia la politica non è considerata una professione.
Una delle cose più surreali è l’abitudine degli amministratori attuali a dipingere gli anni passati come dispendiosi e fallimentari, mentre altri (della stessa maggioranza, ma in liste diverse) li descrivono tutti impegnati per un nuovo corso del paese. Di fatto, a Rocca Priora il sindaco si vede costretto ad affiggere sui suoi manifesti e su quelli degli altri candidati il cartello manifesto abusivo. Chissà se qualcuno prova vergogna di questo spettacolo o se, trattandosi di politicanti, tutto avviene a “loro insaputa”.
Una cosa è certa: è probabile che avremo sindaci che avranno fatto dell’illegalità la loro azione politica. Auguri per i prossimi cinque anni.

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