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“La milionesima notte” di Carla Malerba, poesia lungo gli argini dell’oscurità…

“La milionesima notte” di Carla Malerba, poesia lungo gli argini dell’oscurità…
Gennaio 13
09:26 2024

La milionesima notte di Carla Malerba, FaraEditore, 2023, è una raccolta poetica delicata e preziosa che consegna la sottile inquietudine di un tempo in bilico, arreso ai titoli delle sezioni che compongono la silloge. “Attese”, “Segnali”, “Tracce” danno già il significato interpretativo del percorso introspettivo dell’autrice e delineano l’espressione ermeneutica delle parole. Carla Malerba affronta la consuetudine insistente e ossessiva della vulnerabilità umana, comprende la dolorosa invariabilità dell’inconsistenza, subita nell’assenza, canta la superficie delle emozioni, descrive la percezione della malinconia e la consapevolezza della proiezione inesorabile della fragilità, insegue la luminosa nostalgia del desiderio, contro la crudele vacuità del tutto. Diffonde l’inclinazione del suo pensiero poetico, attinge nella risorsa spazio-temporale dell’attesa l’indicazione positiva per accogliere l’evoluzione dell’anima, esplora la forza inalterabile dell’invocazione, intonata alla toccante solennità della propria sensibilità, nel vivo clamore di ogni risonanza, capace di amplificare l’oscillazione delle immagini nell’inabissamento prolungato della memoria, di rimuovere l’intervallo incerto e indolente della dissolvenza. Concentra l’illuminazione di una trasmutazione vitale, cerca con energica fermezza di oltrepassare l’indefinita e assorta provvisorietà per poter infine manifestare le indicazioni della gioia, attraversare il confine silenzioso di un epilogo e di un nuovo principio. La poesia di Carla Malerba si posa lungo gli argini dell’oscurità, nell’indugio esitante delle notti insonni, nella mancanza, nella speranza fiduciosa di poter recuperare l’agilità della vita. Nel torpore del succedersi tra il giorno e la notte la protettiva salvaguardia dei luoghi familiari subisce un restringimento, ma il segnale inequivocabile della presenza consola e incoraggia la conversazione dei pensieri, valica la fenditura degli eventi angosciosi degli ultimi anni, affianca l’epifania del vivere e del morire. La milionesima notte conta la progressione della parabola esistenziale, include la disorientante discordanza delle reazioni dell’uomo, spiega l’inafferrabile solitudine della comunità, commenta il lento affievolimento delle relazioni nel tentativo vano del loro annientamento, trasferisce la mutevole e indefinita destinazione della psiche nelle confessioni delle percezioni intime e confidenziali. Carla Malerba riscatta il proprio turbamento attraverso la pacatezza dei versi, guida la trasparenza sensibile della funzione disvelativa della sua poesia. Legge la propria realtà nelle pagine tracciate dalla tenerezza dell’inconscio, stimola l’orizzonte empatico della riflessione e lo svolgimento autentico dell’osservazione quotidiana. L’espansione dell’esclusione dei contatti umani, subita nel devastante provvedimen durante la pandemia, è per l’autrice una nota fondamentale per la sua poesia che affranca il tracciamento e l’identità di ogni territorio interiore, finalizza una lacerazione nel presente, indispensabile per riscrivere la biografia dei ricordi, per inseguire le tracce che riportano l’energia coraggiosa della vigilanza al senso dell’appartenenza. L’agguato disincantato della consapevolezza di sé è un’interazione privilegiata con la necessità di illuminare le esperienze in sintonia con l’esilio poetico e l’attitudine generosa di amare.

Il buio ci sorprende

quando la luce indora

un poco le montagne

e precipita il giorno

oltre il crinale

così di fretta

tra un aprire al mattino una finestra

e richiuderla appena si fa sera.

***

Un piccolo lume

in questa veglia

nel chiuso delle case

l’amore un filamento

di fumo parola impastata

dal sonno corrotta

dall’abitudine.

Lo sguardo

si allunga a spiare

barlumi di faville

che brillano nel buio

il tempo di un batter di ciglia.

***

Quello che resta in fondo

è la poesia.

Non ti ricorderai

di chi l’ha scritta,

ma sempre e perdurante

il senso dato,

il respiro allargato

nella sosta, nel sogno

dire ti ho incontrato,

ho provato in quel giorno

ed in quell’ora lo smarrimento

dell’anima che sola

ancora

non ha scorto la salita

Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

 

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