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La mostra RelazionARSi

Aprile 10
17:49 2012

Un ringraziamento va a tutti coloro che ci hanno aiutato ad organizzare l’evento. Sta a noi rendere queste relazioni positive, vere e non solo di facciata». Marina Funghi, segretario ed artista dell’Accademia, ha ringraziato l’avv. Renato Negroni, presidente di Fontana di Papa «che ha accolto e sostenuto il nostro progetto artistico – continua la pittrice – e ne ha reso possibile la realizzazione. Attento alle proposte socio-culturali, ha riconosciuto la validità d’intenti della nostra Associazione ed è stato ben lieto di darci il suo prezioso e indispensabile contributo. Ringraziamo inoltre, per aver patrocinato l’evento, l’Amministrazione comunale di Ariccia e l’Assessore alla Cultura Matteo Martizi; l’ArcheoClub d’Italia Aricino-Nemorense, nelle figure del presidente Alberto Silvestri e della dott.ssa Maria Cristina Vincenti, archeologa e responsabile della Taverna Martorelli; il Curatore di Palazzo Chigi il dott. Francesco Petrucci, architetto e storico dell’arte e il dott. Franco Campegiani poeta e critico d’arte che ha curato l’introduzione e le note critiche delle opere d’arte esposte in questa rassegna nel catalogo». La dott.ssa Vincenti è stata lieta di ospitare la mostra dei diciannove artisti in Ariccia, puntualizzando come dalla costituzione dell’Archeoclub si siano realizzati molti eventi con mostre e percorsi guidati. Il critico Franco Campegiani ha iniziato il suo intervento prendendo in esame il logo dell’Accademia Castrimeniense costituito da un’immagine bipolare (una figura maschile e una femminile) che ricorda la simbologia gianica. Campegiani ha spiegato come Giano sia l’equivalente sul piano misterico di ciò che su quello filosofico viene definito come armonia dei contrari: il fuori e il dentro, il diverso e l’identico, il vuoto e il pieno. «Un simbolo eccellente di tutto ciò che è in relazione. Da qui il titolo pensato per questo evento artistico – continua il critico – relazionARSi, con la zumata sull’ARS a voler sottolineare che la relazione è un’arte, qualcosa da coltivare amorevolmente; di converso anche l’arte è relazione, capacità di conversare, non in termini dialettici, ma in termini di coralità. E questo è dirompente in un mondo come quello attuale, dove tutto sembra essere apparenza e culto dell’esteriorità. Le dimensioni macroscopiche di un mondo globalizzato non agevolano il nascere dei contatti umani, che richiedono il coinvolgimento della sfera intima. Ed è questo il ruolo che può e che deve essere svolto dalla comunicazione artistica, capace di rigenerare gli animi dall’interno e profondamente. La cultura postmoderna, e con essa l’arte di questa particolare fase storica, risulta segnata da una sorta di spaesamento, di smarrimento dell’uomo di fronte all’aggressione e al rumore psicologico. Ciò è documentabile in entrambi i filoni della cultura visiva contemporanea: quello neo figurale, in cui le immagini sembrano catapultarsi da se stesse sulla scena e non hanno più nulla del formalismo antico caratterizzato dall’osservazione analitica della realtà e quello informale, dove la mano dell’artista risulta platealmente dominata e travolta dalla realtà». Campegiani ha posto nel versante figurativo (meglio definito come figurale), che sembra riacquistare l’antico valore di relazione, interrompendo l’uso solipsico del termine che ne è stato fatto nella contemporaneità, le esperienze estetiche di: Fausta Caldarella, Fiorello Doglia, Simona Gasperini, Vito Lolli, Doriana Onorati, Beatrice Palazzetti, Gianfranco Papa, Silvio Paris, Giglio Petriacci, Stefano Piali, Renato Testa e Giuseppe Valentini. Sul versante opposto, quello dell’informale, spiccano altri indirizzi estetici, «dove la materia – spiega Campegiani – topos ricorrente di chi si affida a questa corrente artistica, inizia a venire indagata come mandala, come una mappa dove risulti leggibile l’ordine segreto ed arcano del mondo, cancellandone le valenze di assurda dominatrice dell’animo umano, adottate dalla contemporaneità; e qui possiamo annoverare con poetiche dai tratti personalissimi, inconfondibili, le esperienze pittoriche e scultoree di: Debora Cetroni, Marina Funghi, Mario Franceschini, Luigi Marazzi e Paolo Viterbini». Alla mostra hanno appunto esposto le loro opere: Fausta Caldarella, Debora Cetroni, Fiorello Doglia, Mario Franceschini, Marina Funghi, Simona Gasperini, Vito Lolli, Luigi Marazzi, Angelo Nero, Doriana Onorati, Beatrice Palazzetti, Gianfranco Papa, Silvio Paris, Giglio Petriacci, Stefanio Piali, Francesco Spirito, Renato Testa, Giuseppe Valentini, Paolo Viterbini.

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