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“Libero Pensiero e Liberi Pensatori” di Damiano Mazzotti

“Libero Pensiero e Liberi Pensatori” di Damiano Mazzotti
Giugno 28
23:00 2009

d-mazzotti-copertinaRiportiamo un estratto della sudatissima opera di Damiano Mazzotti, edita dalla Ibiskos Editrice Risolo, riguardante il giornalismo partecipativo e le ultime attualità del mondo della cultura nazionale e internazionale.
Il titolo del libro è Libero Pensiero e Liberi Pensatori. L’Italia e il Mondo: Giornalismo, Libri, Web e Psicocomunicazioni. Nel libro vengono trattati temi riguardanti il giornalismo, i libri, la scienza, il web, l’economia, ecc.

Se gioventù sapesse… Se vecchiaia potesse… PROVERBIO FRANCESE

Il segreto della conoscenza è che il mondo è fatto di parole e solo chi conosce i vari significati delle parole può provare a comprendere e a padroneggiare il mondo. AMIAN AZZOTT (cittadino italiano a metà strada tra Piero Angela e uno Sciamano Internettiano)

“La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire”. GEORGE ORWELL

“Chi è disposto a rinunciare a una libertà essenziale per acquisire una piccola sicurezza temporanea, non merita né l’una né l’altra”. BENJAMIN FRANKLIN

“La più grande tentazione dell’uomo è accontentarsi di troppo poco”. THOMAS MERTON (uomo religioso)

PREFAZIONE

“Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto essere molesto.” HORACIO VERBITSKY (Giornalista investigativo e scrittore argentino nato nel 1942)

“Non ci può essere libertà per una comunità che manchi di strumenti per scoprire le menzogne.” WALTER LIPPMANN (Giornalista e scrittore statunitense, 1889-1974)

“Chi legge sa molto, chi osserva sa molto di più.” ALEXANDRE DUMAS (figlio)

“La parola sa ferire meglio che guarire.” GOETHE

Il linguaggio si può definire come un essere vivente che evolve velocemente nell’ambiente sociale in rapida trasformazione come quello umano in cui vive. Questa evoluzione linguistica rappresenta anche un vero è proprio elemento di progresso civile e politico poiché nel suo sviluppo cerca di tenere insieme i differenti stili di comportamento verbale e le abitudini cognitive delle innumerevoli e, a volte molto diverse psicologie. Ad esempio c’è la grande suddivisione delle menti analitiche e di quelle prevalentemente sintetiche, ci sono quelle assolutiste e quelle relativiste. Il sistema linguistico crea inoltre una simbologia comune dove sono inserite tutte le rappresentazioni dei vari ambienti culturali e sottoculturali, e delle differenti classi sociali.
Quindi il comportamento verbale, nel suo sviluppo legato al caso, alla necessità e alla formazione, è molto probabilmente orientato ad una maggiore libertà e verità: con tutti i limiti però connessi al mantenimento della buona convivenza umana (l’eterna utilità delle bugie positive per difendere se stessi e per non ferire l’amor proprio delle altre persone).
Perciò le parole e i pensieri che troverete in questo libro verranno liberamente espressi nella lingua moderna, snella e pratica che si può riscontrare oggi nel WEB. Non è il linguaggio settoriale e accademico dei professori universitari o dei professionisti dei vari mestieri, ma è la lingua che rappresenta la persona comune con una buona cultura di base, che è cosciente del ruolo attivo che ogni cittadino deve avere nella società civile europea. E ci sono anche i linguaggi che manifestano la trasformazione dei Mass Media nei Media Partecipati (The Economist).
Nel libro vengono quindi raccolti quasi tutti i miei articoli che sono usciti sui diversi siti internet di giornalismo partecipativo: cioè quelle organizzazioni online dove il cittadino sviluppa e diffonde direttamente la notizia. In particolare si fa riferimento al sito italo-europeo AgoraVox Italia e al sito italiano ReportOnLine.it (il periodo va dal primo settembre 2008 a metà marzo 2009).
Comunque, come affermato da Giovanni Valentini in un saggio sulla comunicazione di qualche anno fa, “la graduatoria (delle notizie) non la stabilisce più il giornalista, bensì il lettore, non più chi produce e fornisce le notizie, bensì chi le richiede e le riceve”. Il lettore diventa quindi un soggetto attivo che entra a far parte integrante di un sistema completamente aperto e senza le tradizionali gerarchie che riproducono le strutture di potere economico, politico e culturale della società. Bisogna ricordare che oggi tutte le aziende editoriali pagano i caporedattori e un direttore per impedire la diffusione delle notizie più indesiderate e pericolose per i più potenti (politici e grandi imprenditori). Non a caso l’ordine dei giornalisti era stato istituito a suo tempo da Benito Mussolini per controllare e imbavagliare la stampa. E ha mantenuto tutto il suo valore nel tempo.
Nei siti partecipativi invece la maggior parte dei reporter fornisce un contributo libero e volontario. Tra le altre cose, molte delle notizie che escono su questi siti sono poi adottate e diffuse gratuitamente da diversi network di informazione tra cui Google News, Wikio, Liquida, ecc. Inoltre ricordo che il giornalismo partecipativo è nato in Corea del Sud nel 2000, con l’apertura del quotidiano on-line “Ohmy-News” e grazie a questo nuovo tipo di informazione l’avvocato dei diritti dell’uomo Roh Moo-hyun riuscì a diventare Presidente battendo i vecchi governanti corrotti e autoritari (la fonte è l’European Journalism Observatory: www.ejo.ch).
Per quanto riguarda AgoraVox esiste una piccola e tradizionale redazione centrale di giornalisti professionisti e una grande redazione virtuale decentrata di reporter moderatori che vota gli articoli non ancora pubblicati (off-line), così da poter permettere la pubblicazione di quelli più interessanti (i moderatori sono quei cittadini-giornalisti più qualificati che hanno pubblicato almeno cinque articoli). C’è inoltre la possibilità per qualsiasi lettore di votare un articolo per dargli maggiore visibilità e di commentare poi direttamente la notizia sul sito inserendo la sua opinione personale, a cui chiunque altro cittadino potrà successivamente rispondere a sua volta (compreso il cittadino-giornalista autore della notizia), in un botta e risposta dialogante. E bisogna tenere conto che molti singoli cittadini sono portatori di un bagaglio di esperienze e di conoscenze che possono superare tranquillamente quello di molti cosiddetti professionisti.
Quindi il libro è stato pensato per le giovani generazioni che sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli per elaborare un pensiero e una forma di conoscenza sempre più libera, sempre meno fondamentalista, e sempre più rispettosa dei punti di vista alternativi e dei diritti delle minoranze. Ai giovani più internazionalisti e più interessati a perfezionare l’uso di una lingua straniera, consiglio di visitare periodicamente anche l’edizione francese o inglese di AgoraVox: www.agoravox.fr e www.agoravox.com.
La pubblicazione raccoglie anche tantissime citazioni e reinterpretazioni di autori famosi, diventando così un “piccolo manuale pratico” per chi vuole stimolare la scrittura creativa e un’amichevole promemoria per valutare diversi consigli su altri libri interessanti da leggere per approfondire un particolare tema (cosa molto utile a chi è impegnato a scrivere tesi, tesine e ricerche, oppure articoli vari). Il libro può così diventare un’eccitante palestra mentale dove ci si diverte a tener allenati gli invisibili muscoli dei cervelli passivi e quelli più visibili delle “Teste Creative”. Ci sono perciò molte indicazioni di siti web e molte recensioni di saggi su cui si può riflettere a fondo per avviare un ulteriore approfondimento delle conoscenze personali e professionali.

SCHEDA AUTORE

Siate disponibili con quelli che vi mettono a disagio, perché sono loro i veri messaggeri del futuro. ROB LEBOW (Manager e Leader del Futuro sulla Rete: www.lebowco.com)

Certe onorificenze non basta rifiutarle. Bisogna non meritarle. LEO LONGANESI (1905-1957, giornalista romagnolo fondatore di molte riviste e di una casa editrice)

DAMIANO MAZZOTTI Sito Web dell’autore: www.italiacittadini.net
Sono nato a Faenza (RA), il 23 marzo 1970. Mi sono laureato in Psicologia a Padova a metà giugno del 1995, con specializzazione Clinica e di Comunità con una tesi bibliografica e sperimentale in Psicologia Sociale sull’invidia (titolo: Un’emozione nelle relazioni: l’invidia). Successivamente ho svolto diversi corsi di specializzazione, di formazione e di aggiornamento: Consulente in Sessuologia, Corso di Psicologia Relazionale e Sistemica, Addetto stampa e alle P.R., PNL (Programmazione NeuroLinguisitica) e Comunicazione Non Verbale, Tecniche di Comunicazione corretta ed efficace attraverso lo studio dell’Analisi Transazionale, Atteggiamento Positivo e Time Management, Gestione per Obiettivi, Il processo di Management, Tecniche di Comunicazione e di Vendita, Strategie per l’eccellenza nella Performance, La Gestione dello Stress, Gestione dei Conflitti e Tecniche di Negoziazione, ecc. Attualmente mi sto formando da creativo da autodidatta. In pratica sto diventando il ricreatore di me stesso e spero di diventare il creatore di un po’ di Futuro. Inoltre mi sto autospecializzando come Ricercatore di Informazioni, come Promotore Culturale e come Allenatore della Mente. Vivo a Faenza. Mi piace leggere e faccio pure lo scrittore: “Uomini e Amori Gioie e Dolori” è la mia penultima fatica.
Mi definisco un romantico eclettico e pragmatico: m’illudo che il mondo possa cambiare e so che ci vorrà molto tempo. Ciò nonostante, non sto con le mani in mano e cerco di eliminare la sporcizia che mi circonda: se tutti pulissero la spazio di fronte alla propria casa il mondo sarebbe un posto molto più pulito.

P.S. Il libro è stato pensato per ottimizzare l’investimento di tempo, di energie e di denaro nella scelta dei libri (anche da regalare). “Tutti noi desideriamo scegliere in modo da ottenere il maggior guadagno con la minima spesa” e “la vita è, alla lettera, una raccolta di miliardi di istanti di scelta, dove viene selezionato un solo risultato e si rinuncia agli altri” (Read Montague). Inoltre l’opera è molto utile ai giovani e hai meno giovani, per orientarsi meglio nei percorsi di crescita personale e di miglioramento della vita lavorativa.

GERUSALEMME E IL FUTURO DELLA SPIRITUALITÀ

La città di Gerusalemme invece di essere un ostacolo alla pacificazione del Medio Oriente potrebbe diventare il simbolo di un nuovo modo dell’umanità di intendere la fede e la spiritualità diventando la capitale internazionale delle religioni.
La travagliata storia di Gerusalemme deve far riflettere sul fatto che nessuna religione si deve sentire padrona di una città o di un territorio. La religione è un fatto personale e si dovrebbe “appropriare” solo dei singoli individui o altrimenti possono ancora nascere le varie “guerre sante” o “proclamate sotto la protezione di Dio”: in genere usate per mandare i cittadini di una nazione alla conquista di terre straniere per la gloria o gli interessi di chi li governa.
Ma è la particolare storia millenaria di questa città, che di fatto blocca il processo di pace in Medio Oriente, poiché i palestinesi possono rinunciare a molta terra, ma non alla loro vecchia capitale, e gli israeliani, nonostante la moderna e attiva Tel Aviv, rinuncerebbero difficilmente ad avere un controllo totale della loro storica “capitale spirituale” a scapito dei palestinesi.
E spezzarla in due, oltre ad essere difficilmente attuabile, probabilmente la stravolgerebbe inutilmente.
Una soluzione potrebbe essere quella di farla diventare una ” Città Stato”, a statuto internazionale, magari controllata al 33% da rappresentanti delle Nazioni Unite, in modo da farla diventale Capitale Internazionale delle Religioni, visti i grandi significati simbolici rappresentati per tutte e 3 le principali religioni monoteistiche: Ebraismo, Cristianesimo, Islamismo. Quindi un’altro 33% spetterebbe a rappresentanti Israeliani, l’altro 33% a rappresentanti Palestinesi, e un 1% simbolico verrebbe lasciato scoperto, cioè in un certo senso assegnato a Dio. Magari l’1% non è molto, ma del resto “Lui” non vive quaggiù con Noi. E fa molto bene a starsene al sicuro Lassù…
L’attività di studio su testi sacri e la presentazione di progetti per il dialogo interreligioso dovrebbe poi col tempo coinvolgere più attivamente i rappresentanti delle religioni di tutto il mondo (Buddismo, Induismo, ecc.).
Diventando una Città Stato, simile a Città del Vaticano in Italia, potrebbe poi avere una rapida rinascita economica puntando sul redditizio Turismo Religioso Internazionale.
Il faro che le Nazioni Unite dovrebbero seguire è l’Ecumenismo Gandhiano: ” tutte le fedi del mondo costituiscono una rivelazione della verità, ma tutte sono imperfette perché espresse da uomini imperfetti, e per questo occorre tributare alle religioni degli altri lo stesso rispetto che si porta alla propria.”
E la prova di autentica fede non dovrebbe essere il rispetto di una regola religiosa affermata da un particolare uomo religioso in un determinato momento storico della religione di un Paese, ma il rispetto incondizionato per gli altri e la loro libertà, che è un principio religioso valido in ogni luogo e in ogni tempo.

LA MACCHINA DELLE BUGIE: TV, STAMPA E SAVIANO

Il regista e giornalista Loris Mazzetti (uno dei tanti sospesi dalla politica della Rai) è stato un collaboratore di Enzo Biagi e nel suo libro “La macchina delle bugie” (www.bur.eu, novembre 2008) ha raccontato l’Italia di ieri e di oggi: quella inventata, manipolata e negata dai poteri politicizzati dei media.
Loris Mazzetti racconta le sue esperienze dentro la macchina delle bugie e testimonia contro la Telecrazia e il Teleregime: una macchina così perfetta che il cittadino, se non utilizza più fonti per informarsi, non se ne accorge. La tv serve a creare consenso, a formare l’opinione pubblica. Se una notizia non viene raccontata dalla televisione non esiste, se viene deformata o usata per secondi fini, è “bruciata” (Mazzetti, p. 24).
Ad esempio “una delle abituali tecniche di distrazione di massa è il cosiddetto “montaggio a panino” del pastone politico, per il quale tanto è stato criticato a suo tempo il Tg1 di Clemente Mimun. Il servizio viene montato così: prima la parola al governo, poi all’opposizione, conclusioni affidate alla maggioranza. Risultato finale: due a uno, con la minoranza in mezzo, strategicamente schiacciata… si ricorda sempre di più il concetto che viene espresso alla fine” (Mazzetti, p. 55). “Le logiche di partito vincono su tutto e in politica il pluralismo non esiste più, ed è stato sostituito dalla necessità di “arraffare” il più possibile per impadronirsi del potere mediatico e mantenerlo attraverso l’inserimento di propri uomini all’interno della televisione pubblica. Ciò è indispensabile per garantire il flusso comunicativo con gli elettori, più importante delle proposte elettorali” (Mazzetti, p. 47).
Quindi per conservare il potere bisogna eliminare i programmi degli indesiderabili: dopo quello che disse Berlusconi in Bulgaria, Biagi si offese più dell’editto bulgaro (il suo allontanamento dalla Rai insieme a Santoro e Luttazzi). Disse a Mazzetti: “Non voglio discutere le idee di Berlusconi, contesto l’uomo perché è bugiardo” (p. 30). E prendiamo le parole pronunciate da un politico a caso a riguardo dei “fatti bulgari”: “Sbagliai a non difenderlo? Può darsi, ma so che nei cinque anni in cui ho fatto il presidente della Camera ho servito l’Italia e non me ne sono servito e, anche nei confronti del governo, ho sempre difeso il Parlamento” (Pier Ferdinando Casini che si autoaffonda da solo).
Ma come ha detto Tina Anselmi, che è stata presidente della Commissione parlamentare sulla P2, “la verità possono cercarla solo quelli che hanno la capacità di sopportarla” e “quando un Paese non vive della trasparenza delle istituzioni è un Paese che rischia la condanna di non essere democratico e di avere il cittadino senza potere”. E “Fin quando un solo cittadino si sentirà inutile quel paese non avrà democrazia” (J. F. Kennedy).
Però l’indipendenza di Biagi non poteva essere messa in discussione. Enzo ci diceva sempre: “Possiamo avere degli amici, ma il nostro programma non è amico di nessuno” (Mazzetti, p. 42). Durante un’intervista a Gianni Agnelli, Biagi disse: “Mi sento deluso dal governo dell’Ulivo. “Per essere delusi bisogna essersi illusi” rispose l’Avvocato. Comunque, per quanto riguarda Enzo Biagi e “l’editto bulgaro”, a forza di essere negato si sta auto consumando, perché la maggior parte dei giornalisti Rai non si è sentita coinvolta. Una vicenda del genere in America, avrebbe portato tutti a scioperare, anche i giornali più reazionari: “Oggi è capitato a loro domani può accadere a me”. Da noi non accade nulla. Ed è qui la forza di Berlusconi (Mazzetti, p. 85).
A proposito di Berlusconi: nel libro c’è una sintesi della sua vita e della sua angosciante influenza sull’Italia (fino agli attuali rapporti e antagonismi tra Rai, Mediaset e Sky). E questa deprimente sceneggiata nazionale ha originato la peggiore sottocultura italiana di oggi: quella che rientra nel Pornosentimentalismo e nel Pettegolesimo dilagante di tipo Costanziano e Defilippiano. La Tv non è più l’acqua potabile e frizzante che ognuno di noi vorrebbe avere nelle proprie case (Biagi), è un’acqua inquinata contenente rincoglioina.
Sottovalutare la produzione culturale è un atto di autolesionismo da parte di chi vuole una maturazione politica dei cittadini. La buona “cultura di massa, infatti, viene prodotta prevalentemente da un buon varietà, da un certo tipo di film, da un puntuale approfondimento e soprattutto, cosa che non accade da anni, da una sana fiction” (Mazzetti, p. 228). Sarebbe molto utile ricordare che per avere una vera democrazia il liberalismo deve essere totale e ci deve essere una piena separazione dei poteri: separazione del potere politico dal potere economico, del potere politico ed economico dal potere religioso e da quello culturale (Michael Walzer). Berlusconi concentra ben tre poteri e quello religioso oggigiorno in Europa, non serve quasi a niente… Fortunatamente…
E adesso veniamo alla gradita sorpresa dell’intervista a Roberto Saviano che riporta una frase del generale Dalla Chiesa: “Lo Stato dia come diritto ciò che le mafie danno come favore”. “E’ una frase fondamentale, perché è la prima cosa che le mafie fanno, oggi anche ad altissimo livello… Il racket è una fornitura di servizi ineccepibile, pagarlo in molte realtà significa che i camion ti arrivano puntuali, che le banche ti aiutano” (Saviano). Che incalza: “Si. Alla fine tutti i media si accorgono delle mafie esclusivamente quando ci sono gravi attentati, molti morti, due giorni in prima pagina poi il silenzio… Le mafie hanno ucciso 10.000 persone, una cifra maggiore dei morti della striscia di Gaza… Le mafie hanno ucciso più di qualsiasi organizzazione terroristica. Da noi il terrorismo, durante gli anni di piombo, ha fatto 600 morti, quanti due anni a Napoli”. E alla domanda di Mazzetti sui suoi dubbi risponde: “Non credo affatto che chi mi difende oggi mi difenderà anche domani se dovesse succedere qualcosa alla mia reputazione. Quello che sto per dirti è quasi inconfessabile. Vivo, come molti magistrati che si occupano di criminalità organizzata, nel terrore della distruzione della mia immagine attraverso la diffamazione. Sono sicuro che è il primo obiettivo di certi poteri, anche se non direttamente legati al mondo criminale. Avere visibilità, essere credibile, diventare un punto di riferimento, significa bruciare decine di cronisti che lavorano da anni, significa mettere in ombra decine di inquirenti, non c’è solo l’interesse dei clan a fotterti, ma anche di chi, invece di sentirsi rappresentato da te, si sente messo in ombra. Questa alleanza che si può creare indirettamente, ha come obiettivo quello di distruggere l’immagine, inventandosi cose su di me, sfruttando momenti di contraddizione”. Ma per fortuna “ultimamente mi capita che durante gli incontri pubblici, i genitori mi chiedono di prendere in braccio i bambini, una scena che ho visto fare solo al Presidente, al papa, me li fanno toccare e poi mi fanno la foto col bambino. Questo è incredibile”.
Saviano ha basato la scrittura del romanzo “Gomorra” sui principi di Truman Capote: un libro deve avere la verità dell’inchiesta, la leggibilità del romanzo e l’indignazione della poesia. Era giustamente convinto che le sue storie così raccontate avrebbero potuto fare il giro del mondo.
Nell’illuminante intervista al magistrato Raffaele Cantone viene espresso questo giudizio sul film Gomorra: “Il film è efficacissimo quando parla di Secondigliano. Secondigliano, però, è solo una piccola parte di Napoli. La città non è così: c’è anche una borghesia operosa, intellettuale. Tutto questo scompare, Secondigliano diventa Napoli. E questo è sbagliato. La paura di dare sempre e soltanto l’immagine del negativo fa sì che di certi fenomeni se ne parli sempre meno… sarebbe necessario aggiungere anche tutto quello che di buono c’è a Napoli. Cosa che, invece, fa il libro di Saviano che ha un respiro molto più ampio” (p. 285). Cantone ci ricorda poi che esistono tante forme diverse di camorra e di criminalità organizzata.
Comunque tutti gli imbrogli vivono della loro segretezza. Però anche se portati alla luce del giorno prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La loro divulgazione di per sé non è sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri (Joseph Pulitzer). Purtroppo “Cosa Nostra ha la forza di una Chiesa e le sue azioni sono frutto di una ideologia e di una subcultura (Giovanni Falcone, p. 279).
Ricordo infine il contributo di Domenico d’Amati e della sua rivista on line “Legge e Giustizia”, che ha riportato le varie sentenze internazionali e nazionali che ribadiscono la massima libertà di opinione e di informazione dei cittadini e dei giornalisti: “la stampa deve poter attaccare gli uomini politici, gli uomini pubblici, anche usando termini pesanti e non è democratico reagire a questi attacchi con querele (sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti). I giornali e i giornalisti sono i cani da guardia della democrazia e delle istituzioni e devono fare il loro lavoro con la massima e possibile ampiezza (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo). “I giornali devono fare i cani da guardia anche nei confronti della magistratura e anche la magistratura può ricevere questi morsi, se li merita” (Corte di Cassazione, 21-02-2007). “La libertà di espressione e di critica, garantita dall’articolo 21 della Costituzione, costituisce uno dei cardini della Democrazia ed è uno dei più potenti fattori dello sviluppo culturale dei cittadini italiani; quando essa poi si rivolge a strutture che operano in un delicato settore pubblico, la critica costituisce uno strumento di controllo democratico indispensabile. Alla critica dura e aspra si deve rispondere con argomenti e con i comportamenti, ma non con querele per fatti e parole, che legittimamente non si condividono, ma che non hanno alcun rilievo penale” (sentenza della Corte di Cassazione italiana emessa il 15 maggio 2008).
Come riportato da Loris Mazzetti e come affermato da Gaetano Salvemini a riguardo del lavoro degli storici, “anche a noi giornalisti non è giusto domandare d’essere obiettivi e di restare al di sopra della mischia: anche a noi si può, si deve, soltanto chiedere di essere onesti” (Giampaolo Pansa, p.251).

P.S. Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, gli ostacoli, i pericoli o le pressioni, questa è la base di tutta la moralità umana. J. F. Kennedy

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