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“Manifesto per il silenzio”, di Stuart Mill

Agosto 31
23:00 2008

Il ed in “silenzio è la condizione ambientale definita dall’assenza di perturbazioni sonore”. Oppure è “l’astensione o cessazione dal parlare”. “Il silenzio è d’oro” recitava un adagio di proverbiale saggezza. E va preservato nella sua e nostra sopravvivenza, aggiungiamo a mo’ di prescrizione medica salvavita. Ciò che ci conforta è che anche il critico inglese Stuart Mill la pensi alla stessa maniera. Tanto da aver scritto un vero e proprio manifesto in difesa della silenziosità et similari. Editato da alcuni mesi per la Serie Bianca della Feltrinelli, il suo volume ha già ottenuto attestazioni di stima… mute… ma non per questo meno apprezzate. Basta con le confusioni, l’inquinamento acustico, il sacco brutale d’innocenti padiglioni auricolari, decibel e strilloni. Si dia avvio ad una vera e propria riscossa del silenzio sui rumori e di una certa dose di equilibrio tra i “suoni” e la “quiete”. “Per molti di noi – scrive Mill – il rumore è una tortura mentale, un’esposizione prolungata ai suoi effetti fa sì che il pensiero e i comportamenti razionali diventino sempre più difficili da mantenere”. Troppe parole, pardon chiacchiere blaterate, non portano che ad una tattica fuga che nemmeno Ludwing Wittgenstein potrebbe arginare con il suo famoso incipit: “Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere”. SSSTTTT…. Pace, calma, quiete…. Quelle stesse che accompagnano da millenni riflessioni monastiche, visioni divine, contemplazioni delle più ctonie divinità, vita e morte legate a quell’attimo filosofico di nulla prima dell’inizio e della fine, battaglie e combattimenti da sempre danzanti nella silente immobilità pre e post dell’ultima sfida. Marc de Smedt nel suo “Elogio del silenzio”, nel 1992, registrava che “il silenzio è lacerato dal rumore” e che (fortunatamente) “ci sono spazi di silenzio e un mistero del silenzio che devono essere conquistati” perché “È l’ora del silenzio,/ di diventare la torre/che l’avvenire brama” (René Char). Dal canto suo Mill affonda il coltello nella piaga mortale di un uso scorretto di ciò che è frastuono e martellamento, parlando di città sempre più invivibili, grattacieli cantanti, aeroporti assordanti, cantieri di lavoro urlanti e, da ultimo ma non meno aberrante, delle tecniche militari che politicamente usano il rumore per provocare morte. La difesa del silenzio è, dunque, necessaria. “Senza il silenzio, un vero e proprio diritto regolarmente calpestato, non sembra possibile dedicarsi alle funzioni più creative che caratterizzano la specie umana”. Silenzio è poesia, arte ed architettura, letteratura, estetica, post-moderno, de-costruzione ed ineffabile, musica (“parola di verità” nietzschiana), filosofia, libri e biblioteche, lingua e parola, bellezza e perfezione, pensiero ed informazione, amore ed odio. “È davvero giunto il momento di alzare la voce – risolve a chiusura l’autore – in difesa del silenzio e contro la politica e cultura del rumore, ed è per questo che concludo il mio manifesto con un tono così spudoratamente battagliero”.

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