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Metamorfosi dal passato

Febbraio 22
15:53 2012

Neve! Tanta ne è caduta giù a fiocchi, lenta, veloce, leggera, a strascichi…

Nel cielo grigio perla tanti se ne sono formati di cristalli ghiacciati, dalle forme più strane, fiori invernali che hanno lasciato un manto bianco spesso e gelato.

Tutti rintanati nelle case al calore del fuoco scoppiettante, tutti vicino al focolare illuminato, mentre fuori il silenzio più cupo confermava la discesa dei mille astri cristallizzati dal gelo.

Il giorno dopo il sole, tanto sole nell’aria fredda e secca, asciutta e tagliente: un sabato. Decide Michela di fare una passeggiata con la famiglia, o meglio con le sue famiglie: quella nella quale è e resta figlia, l’altra nella quale è moglie e madre. Stabiliscono di uscire a piedi e in salita si avventurano dalla parte bassa del paese verso il cocuzzolo. Fa freddo, ma il movimento lo blocca e presto tutti si scaldano e si godono un caldo tepore che li spinge a togliersi la sciarpa e i guanti, sbottonare il piumino. I piedi, ben caldi negli stivali imbottiti calpestano quella candida coltre che crepita debolmente sotto il peso dei loro passi: salgono e ammirano, scattando foto e immortalando immagini di neve immacolata che riveste una strada, generalmente polverosa, rendendola splendente ai raggi del sole. Chi conduce, veloce allunga il passo e ben presto, superato quel luogo dove si riposa per l’eternità, il gruppo arriva alla prima piazza del paese, quella che in dialetto prende il nome di una pianta: il carpino. Ed ecco la meraviglia e la sorpresa: tutta la gente è fuori, all’aperto, a giocare, a parlare, a scambiarsi sorrisi e saluti. Non sembra a Michela e ai suoi il solito paese dove frettolosamente si corre e si scappa: è stato colpito da una magia, quella bianca e benevola della neve!

Tanti i viandanti, tutti necessariamente appiedati, lietamente fanno convivio: si informano della salute l’uno dell’altro, sono carichi di buste della spesa che non pesano affatto in un momento così gioviale; ma quello che più colpisce è la leggerezza e la friabilità che sembra aver toccato tutti: nessuno si lamenta del freddo, della neve, del ghiaccio, del disagio. Tutti colgono e assaporano solo, in questo momento, soltanto la compagnia, la vicinanza del prossimo! Si scambiano con affabile cortesia opinioni, commenti, battute, suggerimenti, ricordi, esperienze…

Michela e i suoi continuano a camminare sempre più meravigliati e gioiosi in questo quadro paesano che pare richiamare momenti del passato, l’allegria di una fiera e di una festa sacra e suoni, voci, risate, esclamazioni, grida di ammirazione e di richiamo sembrano una musica vocale che spezza il silenzio della neve.

Gli occhi dei gitanti si soffermano ammirati ad osservare alcuni scorci che non conoscevano e ne scoprono la sbalorditiva bellezza.

Il tutto si conclude davanti ad una calda, gustosa polenta e lo sguardo di chi termina il racconto sembra ormai fissare e immortalare per sempre un dipinto calato dal passato, che riproduce quel piccolo borgo in un innevato pomeriggio invernale.

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