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Nella vita è importante il percorso, il vissuto e l’esperienza

Nella vita è importante il percorso, il vissuto e l’esperienza
Luglio 07
16:05 2015

Negli eventi della vita è importante osservare non solo quello che accade oggettivamente ma tutto il percorso, il vissuto, il contorno ed importantissimo l’esperienza soggettiva.
Per esempio in una competizione sportiva se non si raggiunge il proprio obiettivo o se non si ottiene la miglior performance a cui si aspira è importante anche il percorso fatto, l’esperienza vissuta di allenamento, di impegno, di condivisione di movimenti con altre persone che possono essere preparatori, allenatori, altri atleti.

Insomma non si butta niente e l’esperienza personale è quella che conta più di ogni altro giudizio degli altri. Pertanto bisogna essere forti, resilienti nel continuare a fare le cose a cui piacciono, di cui si è motivati, che si trae giovamento un passo alla volta, gradualmente, senza fretta e superando i momenti che possiamo definire brutti con umorismo, con critica costruttiva.
Per esempio, cosa c’è dietro la presentazione del libro? Non solo l’incontro con i partecipanti, con il moderatore ed eventuali relatori, ma anche la diffusione dell’evento, delle locandine, della notizia.
Importante sono i feedback che si ricevono sull’interessamento o meno del libro, sulla possibilità più o meno facile di reperire il libro in librerie o sul web.
Ma la cosa che più mi nutre sono i messaggi di vicinanza, di incoraggiamento ed anche interessarsi su come è andata. E’ una sorta di contatti positivi da registrare e tenere con se come una sorta di gioielli da custodire nella propria cassaforte interna.
In occasione di una presentazione del mio primo libro “Psicologia dello sport e non solo”, la dott.ssa Simona Iacoella, psicoterapeuta e docente dell’Istituto Gestalt Firenze, intervenuta quale relatrice, ha evidenziato alcune parole del libro quali l’incontro, la presenza, il contatto, l’esperienza, parole che l’accomunano nel suo lavoro psicoterapico soprattutto con adolescenti con condotte a rischio. Ha espresso la sua approvazione per le diverse domande rivolte ai lettori pre esempio a pag. 60: “Visualizza i tuoi gesti, le tue difficoltà, i momenti im¬portanti, critici, e prova a vedere com’è, che effetto ti fa, puoi sentirti soddisfatto? Puoi correre ai ripari in qual¬che modo? Puoi correggere il tiro? Fatti un film del tuo prossimo futuro, come sarà la tua vita in preparazione della tua meta? Quali sono le tue risorse? Quali tue ca¬ratteristiche devi o puoi potenziare, migliorare? Prova a visualizzare di cambiare qualcosa, di correre un piccolo rischio nel fare qualcosa di diverso, vedi che effetto ti fa, quali sono le tue sensazioni e poi prova nella realtà.” (1)
L’esperimento è la pietra miliare dell’apprendimento esperienzale: è ciò che trasforma il parlare nel fare, la reminiscenza e la teorizzazione nell’essere qui con tutta la propria immaginazione, energia ed emozione. Per esempio, mettendo in atto una vecchia situazione incompiuta, il paziente riesce a comprenderla nel suo contesto più ricco e a completare l’esperienza impiegando le sue risorse di oggi, la sua saggezza e la comprensione della vita.
A proposito dell’esperienza, voglio citare J. Zinker: “Lo studio del terapeuta diventa un laboratorio vivo, un microcosmo nel quale la persona esplora se stessa a un livello realistico, senza la paura del rifiuto o delle critiche. L’esperimento creativo aiuta la persona ad approdare a nuove espressioni, o almeno la spinge verso i confini, i margini entro i quali vuole crescere. Gli obiettivi a lungo termine dell’esperimento consistono nell’allargare l’orizzonte della consapevolezza del paziente e della comprensione di sé, nel farlo sentire più libero di agire efficacemente nel suo ambiente e nell’ampliare il suo repertorio di comportamenti nelle situazioni di vita.
Gli obiettivi della sperimentazione creativa all’interno del setting terapeutico sono:
– ampliare il repertorio comportamentale della persona;
– creare quelle condizioni che aiutino la persona a vedere la propria vita come una propria creazione;
– stimolare l’apprendimento esperienziale della persona e l’evoluzione di nuovi concetti di sé;
– portare a termine le situazioni incompiute e superare i blocchi nel ciclo consapevolezza-ecitazione-contatto;
– scoprire le polarizzazioni di cui non si ha consapevolezza;
– stimolare l’integrazione di forze conflittuali nella personalità.
La costruzione di un esperimento è una danza complessa, un viaggio collaborativo.
Per accogliere l’esperienza di un’altra persona, bisogna sviluppare armonia all’inizio di ogni singola seduta: un processo di riscaldamento per ristabilire il contatto ogni volta” (2).
Per illustrare l’importanza dell’esperienza riporto un racconto tratto da L’ARTE DI VIVERE di WILLIAM HART, La tecnica di meditazione Vipassana come insegnata da S.N.Goenka (3) : Una volta un giovane professore stava compiendo un viaggio per mare. Era un uomo assai colto, pieno di titoli, ma aveva poca esperienza della vita. Tra l’equipaggio della nave su cui stava viaggiando c’era un vecchio marinaio analfabeta. Ogni sera il marinaio faceva visita al professore nella sua cabina per ascoltarlo dissertare su diversi argomenti. Era molto impressionato dalle conoscenze del giovane.
Una sera, mentre il marinaio stava lasciando la cabina dopo alcune ore di conversazione, il professore gli chiese: “Dimmi, hai mai studiato la geologia?”
“Che cos’è?”
“La scienza della terra.”
“No, non sono mai stato a scuola. “
“Allora hai proprio sprecato un quarto della tua vita.”
Il vecchio marinaio se ne andò rattristato. “Se una persona così istruita dice questo, certamente deve essere vero.” pensava. “Ho sprecato un quarto della mia vita!”
La sera seguente, mentre il marinaio stava per lasciare la cabina, il professore gli chiese: “Dimmi hai mai studiato l’oceanografia?”
“Che cos’é?”
“La scienza del mare.”
“No, non ho mai studiato niente.”
” Allora hai sprecato metà della tua vita.”
Il vecchio se ne andò, ancora più triste: “Ho sprecato metà della mia vita, così dice quest’uomo tanto istruito.”
La sera seguente, ancora una volta il professore chiese al marinaio: “Dimmi, hai mai studiato la meteorologia?
” Che cos’é? Non ne ho mai sentito parlare “
“Ma come! É la scienza del vento, della pioggia, del tempo.”
“No. Non sono mai stato a scuola. Non ho mai studiato.”
” Non hai mai studiato la scienza della terra in cui vivi, non hai mai studiato la scienza del mare su cui ti guadagni da vivere, non hai mai studiato la scienza del tempo che incontri ogni giorno? Vecchio, hai sprecato tre quarti della tua vita.”
Il marinaio era molto infelice: “Quest’uomo istruito dice che ho sprecato tre quarti della mia vita! Dev’essere senz’altro vero.”
Il giorno seguente, fu il turno del vecchio marinaio. Corse alla cabina del giovane e urlò: “Professore, avete studiato nuotologia?”.
” Nuotologia? Che vuoi dire?”
“Sapete nuotare, professore?”
“No, non so nuotare.”
” Professore, avete sprecato tutta la vostra vita! La nave ha urtato contro una roccia e sta affondando. Quelli che sanno nuotare possono raggiungere la spiaggia vicina, ma quelli che non sanno nuotare annegheranno. Mi dispiace, professore, ma avete sicuramente perso tutta la vostra vita.”
Potete studiare tutte le “ologie” del mondo, ma se non imparate la nuotologia, tutti i vostri studi sono inutili. Potete leggere e scrivere libri sul nuoto, potete dibattere sui suoi sottili aspetti teorici, ma come vi può aiutare tutto questo se vi rifiutate di entrare in acqua di persona? Dovete
imparare a nuotare.
E’ importante fare le cose ascoltandosi ed osservandosi con attenzione ad iniziare dal respiro, dalle sensazioni corporee, una sorta di automonitoraggio per valutare momento per momento se quello che si sta facendo è in linea con il proprio desiderio, il proprio bisogno. E’ un contattare le proprie sensazioni in cerca del meglio per sé e considerando gli obiettivi che si vogliono perseguire con piacere, passione, motivazione, impegno.

Bibliografia

nella-vita-1(1) Simone M.: Psicologia dello sport e non solo, Aracne, Roma, 2011.
(2) J. Zinker, Processi creativi in psicoterapia della Gestalt, FrancoAngeli, Milano, 2001, pp. 119-124.
(3) Hart W., LA MEDITAZIONE VIPASSANA come insegnata da S.N. Goenka Un’arte di vivere, Edizioni ARTESTAMPA, 2011, Modena, pp. 21-22.

Matteo Simone

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