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Nobler than it is

Gennaio 10
23:00 2011

Nulla dovrebbe essere preso troppo sul serio, il che non significa non essere seri. La mania di pensare che la verità (per chi crede nella Verità) e le cose profonde, quindi degne di rispetto perché incoronate dall’alloro della nobiltà, siano da ricercare nelle cose complicate ha portato a credere che molte cose siano più nobili di quanto, invece, mostri la realtà, quella esperibile, non quella fumosa metafisicheggiante, né quella del mito delle religioni. «Invece le cose sensate sono concettualmente semplici, anche se possono apparire complicate. Il fatto è che si cerca di far apparire la matematica ‘nobler than it is‘, più nobile di quanto sia. Il che, sia detto senza modestia, non è necessario». Così diceva Bruno de Finetti a Paolo Guzzanti in un’intervista apparsa su La Repubblica del 25 febbraio 1983 (No, non diamo i numeri). Questo stesso atteggiamento antiretorico e schiettamente realistico che Bruno de Finetti aveva nei riguardi della conoscenza, non è forse valido anche nell’etica? Guai a credere che anche la cosa che può sembrarci più seria lo sia veramente come e quanto noi crediamo: finisce sempre col darci poi una solenne fregatura! Bisognerebbe abituarsi fin da piccoli a prendere le cose con una certa ironia, a non cedere alla tentazione di credere più del necessario nelle cose eterne, profonde, pure, perché in realtà nulla è eterno (tutte le nostre esperienze ci dicono il contrario), nulla è così profondo come immaginiamo, nulla è totalmente puro. Ironia non significa superficialità, al contrario è uno scavare nelle contraddizioni delle cose e dell’uomo, un atteggiamento eroico di chi, invece, è portato a penetrare le cose in profondità, ma sa che è bene non spingersi troppo, sa che è più conveniente fermarsi, per non perdersi nel nulla. L’ironia, facendo violenza all’istinto, è una conquista della cultura. L’ironia è controllo mentale e culturale di tutte le contrapposizioni che hanno sempre tormentato ma anche vivificato l’esistenza dell’uomo: dolcezza e aggressività, indifferenza e passione, ragione e sentimento, scienza e fede, bene e male, amore e odio, genio e idiozia. Ci vantiamo di essere razionali, perché così crediamo di apparire superiori, ma in realtà crediamo nel dio Caso che scandisce ogni momento della nostra vita, anche se poi ciò che ci propone deve fare i conti con le scelte della dea Necessità. Viviamo di contrasti, di chiari e scuri, di alti e bassi, di odio e amore, ma sono le alternanze di questi contrari che danno un’anima alla nostra vita. Una vita che ne fosse priva sarebbe come un piano perfettamente orizzontale sul quale si trovasse una sfera: ogni punto sarebbe di equilibrio e isoenergetico, qua o là per essa sarebbe la stessa cosa, sarebbe in equilibrio indifferente, si troverebbe in uno stato di morte energetica. La nostra vita ci espone invece agli eventi come una sfera su una superficie con rilievi e depressioni che sono sempre casuali e perciò imprevedibili. L’ironia è l’abilità di sapersi destreggiare fra le valli e i picchi della nostra vita tenendo sempre ben presente che nulla è «nobler than it is». Ci incontriamo, ci innamoriamo, facciamo amicizia, entriamo l’uno nella vita dell’altro e ne usciamo senza sapere come e perché. Amiamo, odiamo, soffriamo, uccidiamo, facciamo la guerra, ma ogni volta la speranza di una vita migliore e più felice lenisce le ferite del passato e ci espone con entusiasmo giovanile ai rischi dell’ignoto. Ci tuffiamo, con lo stesso coraggio di un tuffatore acrobata, nelle sezioni a noi ignote dello spazio-tempo che ancora dobbiamo esperire, ignari dei pericoli e delle gioie che troveremo. Nella nostra vita passano persone care, come ombre di fantasmi attraverso i nostri corpi, ma lasciano nelle nostre orecchie il suono della loro voce, nei nostri occhi la luce dei loro volti, nel nostro cuore il loro sorriso, nella nostra mente parole perse nell’aria, e alla fine troveremo tutte quelle persone ben sistemate dentro una scatola di legno… La vita è un palcoscenico dove ‘per caso’ ci troviamo e ci scopriamo attori impreparati a recitar commedie, drammi o tragedie. Incontriamo persone che non vorremmo mai perdere e che, invece, finita la loro recita, ci volgono le spalle ed escono per sempre dalla scena della nostra vita. Una vita disillusa, allora? No, soltanto una vita piena d’ironia, filtrata attraverso la poesia, che è la vera espressione dell’esistenza dell’uomo. Viva la poesia, dolce medicina delle nostre disillusioni che cura con altre illusioni. Viva la poesia sfogo di chi non ha più illusioni e crea con la magia dell’atto poetico un mondo a sua misura, forgiato su nuove raffinate dolcissime illusioni.

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