Non di sola acqua si muore alla Solvay di Spinetta Marengo
Formale richiesta all’Arpa della Relazione 2020 relativa ai Monitoraggi qualità aria nell’area circostante l’azienda Solvay di Spinetta Marengo.
Abbiamo chiesto all’Arpa la relazione riferita all’anno 2020 relativa ai Monitoraggi qualità aria nell’area circostante l’azienda Solvay di Spinetta Marengo. Gli episodi di inquinamento nell’anno trascorso non hanno fatto che accrescere le forti preoccupazioni sui sistemi di controllo che avevamo espresso a Magistratura ed Enti locali.; nonchè all’opinione pubblica tramite comunicato stampa (vedi sotto). Cioè stazioni di monitoraggio (Hcl, Hf) completamente inefficienti, per ammissione della stessa inerte Arpa. Altro esempio: dall’ impianto di depurazione, dove dovrebbero essere trattate le acque reflue di Solvay e Arkema, sono rilasciate senza soluzione di continuità in atmosfera sostanze tossiche che il direttore dell’Arpa di Alessandria non vuole o non sa neppure definire chimicamente, però rassicurando come sempre la popolazione che lo irrita per la sua protesta dei forti miasmi. A tacere dei conseguenti scarichi in Bormida. A tacere delle falde e degli acquedotti inquinati. A tacere del cancerogeno Bisfenolo di cui l’Arpa non sa o non vuole rilevare la presenza nel territorio. A tacere di tutta la storica condotta omissiva Arpa-Asl riguardante la catastrofe ecosanitaria dei Pfas (Pfoa, C6O4, ADV).
Il tutto è stato oggetto di quattro recenti esposti (clicca qui) alla Procura della Repubblica di Alessandria, nonché a Prefetto di Alessandria, Direzione Arpa, Commissione parlamentare ecomafie.
Allegato Comunicato stampa del Movimento di lotta per la salute Maccacaro. Ottobre 2020.
Non di sola acqua si muore alla Solvay di Spinetta Marengo.
Non rileva un bel nulla la stazione di monitoraggio di Via Genova a Spinetta Marengo, installata da Solvay e gestita da Arpa Piemonte secondo quanto previsto dall’autorizzazione AIA e dalla convenzione in essere tra Arpa e azienda. Dovrebbe, a circa 500m in linea d’aria dal polo chimico e in pieno paese, misurare simultaneamente acido cloridrico (HCl) e acido fluoridrico (HF). Ma non lo fa mai. Già nel 2018 gran parte dei dati erano invalidati per il mancato funzionamento degli analizzatori (pur rilevando 290 superamenti ai valori soglia! oltre a “fenomeni di natura ignota” all’Arpa). L’anomalia si è aggravata nel 2019, tant’è che fino a settembre le prove di funzionamento degli analizzatori in manutenzione non sono state esaustive a causa dell’assenza del materiale certificato indispensabile per eseguire i test relativamente all’acido cloridrico. Arpa Piemonte ha più volte sollecitato, senza esito, Solvay in merito all’arrivo del materiale certificato sopra citato, pertanto anche i valori misurati sino a fine anno 2019 sono stati considerati “non validi”. “Complessivamente” dettaglia la relazione Arpa “quest’anno si riscontra una perdita del 70% dei dati”. “Dunque i dati a disposizione (30%) per via del gran numero di dati invalidati a causa del malfunzionamento strumentale, sono del tutto insufficienti se confrontati con gli obiettivi di qualità previsti dalla legge che impongono una raccolta minima di dati pari al 90% per le misurazioni in siti fissi per gli inquinanti normati”. “Pertanto, a causa della scarsa ed insufficiente percentuale di dati validati non si ritiene corretto eseguire un confronto con quanto misurato negli anni precedenti”. Va da sé la scarsa attendibilità dei dati dei campionatori passivi, usati come palliativi della stazione di monitoraggio invalidata, al punto che le determinazioni analitiche sono state eseguite presso un laboratorio privato individuato addirittura dalla stessa Solvay e dalla medesima trasmesse all’Arpa.
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